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La Nato in Libia

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(31 Agosto 2011) Enzo Apicella
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Amnesty: «In Libia crimini di guerra anche da parte dei ribelli»

(19 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Amnesty: «In Libia crimini di guerra anche da parte dei ribelli»

foto: www.radiocittaperta.it

«I diplomatici di Bengazi continuano a pensare che le forze fedeli a Gheddafi siano formate da mostri, mentre considerano i ribelli del Cnt delle persone magnifiche, ma le cose non stanno esattamente così».
Il report di Donatella Rovera, “inviata” di Amnesty International in Cirenaica per tre mesi, ci racconta un conflitto molto diverso da quello descritto da gran parte dei media occidentali. Un conflitto in cui la propaganda incrociata avvolge i fatti in una cortina di falsità in cui delitti e repressioni sono prerogativa naturale di entrambi gli schieramenti. E’ proprio su questi fatti che si infrange la vacua retorica dell’Onu e la rappresentazione manichea con cui viene quotidianamente raccontata la guerra libica. D’altra parte per giustificare la missione della Nato bisognava convincere l’opinione pubblica internazionale che nel Mediterraneo sta andando in scena l’ennesimo capitolo dell’eterna lotta tra il bene il male.
Va da sé che le avanzate del deserto delle truppe lealiste, l’assedio di Misurata, la battaglia di Ajdabiya hanno dato luogo a autentici massacri di civili: «le forze di Tripoli hanno sparato più volte e in modo indiscriminato sui civili inermi, hanno bombardato diverse città dell’est, estorcendo confessioni con la forza e realizzando esecuzioni sommarie», spiega Rovera, la quale denuncia anche l’impiego di bombe a frammentazione e di mine antiuomo, armi bandite da tutte le convenzioni internazionali.
Ma il numero delle vittime non corrisponde ai catastrofici bilanci annunciati nelle prime settimane: «A Bengazi si è parlato inizialmente di duemila morti in realtà ne abbiamo recensiti tra 100 e 110, la stessa proporzione si può applicare anche ad altre città». Persino le terribili accuse rilanciate ieri dalla segretaria di Stato Hillary Clinton, che parla di «stupri usati da Gheddafi come arma di guerra» non trovano riscontro nel report di Amnesty. «Se ne è parlato molto, ma finora non abbiamo raccolto alcuna prova o testimonianza diretta di questi stupri». Peccato che i giornali on line di mezzo mondo riportavano a titoli cubitali e con dovizia di particolari le parole di Clinton, ignorando o quasi il rapporto dell’organizzazione umanitaria.
Specularmente, in pochi hanno illuminato le numerose zone d’ombra in cui agiscono le milizie del Cnt. In special modo la condizione di terrore in cui vivono le decine di migliaia di migranti subsahariani, assimilati sempre più spesso ai mercenari filo-lealisti. «Gli immigrati centroafricani stanno subendo attacchi atroci e inammissibili e le autorità politiche del Cnt hanno la grave responsabilità di aver creato nella popolazione la psicosi mercenari. Molti di essi sono stati linciati senza alcun motivo, altri sono stati impiccati nelle piazze pubbliche, altri ancora ritrovati cadaveri ai bordi delle strade con le mani legate e una pallottola nel cranio», continua Donatella Rovera descrivendo i dettagli di questa assurda caccia alle streghe che si sta abbattendo sui lavoratori subsahariani. Oltre alle purghe contro i migranti ci sono diversi crimini di guerra commessi contro i soldati di Gheddafi catturati in battaglia, prigionieri che in teoria avrebbero dovuto essere arrestati, ma che in più di un’occasione hanno subito esecuzioni sommarie: «Abbiamo recensito decine di casi del genere anche se il Cnt condanna formalmente queste pratiche a causa della cattiva pubblicità ora deve assumersi le proprie responsabilità ed intervenire». L’ultimo passaggio del report è un appello alle potenze occidentali: «Americani ed europei hanno deciso di sostenere i ribelli del Cnt e di entrare in guerra, è giunto il momento di esercitare la loro influenza per far cessare questi crimini».

Daniele Zaccaria - Liberazione

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