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(26 Marzo 2011) Enzo Apicella
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Incidenti nucleari in Normandia e Nebraska. Rapporti rivelano: centrali USA e francesi non sicure

(23 Giugno 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Incidenti nucleari in Normandia e Nebraska. Rapporti rivelano: centrali USA e francesi non sicure

foto: www.radiocittaperta.it

Sconfitta la lobby nuclearista nei referendum popolari del 12 e 13 giugno, l’attenzione dei media sui pericoli delle centrali è improvvisamente calata, nonostante la gravissima situazione di Fukushima e le allarmanti notizie che nelle ultime ore arrivano da Stati Uniti e Francia.

Eppure negli States l’ultimo incidente nucleare è così grave da aver convinto il governo ad istituire sui cieli sopra la centrale interessata una vera e propria No-fly zone. Nell’indifferenza generale di media e opinione pubblica, da due settimane la centrale nucleare di Fort Calhoun, attiva in Nebraska dal 1973, è addirittura sommersa dalle acque del fiume Missouri, uscito dagli argini lo scorso maggio a causa delle piogge torrenziali. L’incidente è stato classificato a livello 4, lo stesso livello della centrale giapponese di Fukushima nei primi giorni del disastro. Sulla scala INES, cioè nella ‘classifica’ internazionale degli eventi nucleari e radiologici, il livello 4 significa danni significativi al nocciolo del reattore e/o alle barriere protettive della centrale nucleare, significa che le radiazioni all’interno del reattore sono di livello letale per uomini e animali, mentre per l’ambiente esterno l’impatto è ancora considerato “minore”, con esposizione della popolazione a radiazioni che ancora rientrano nei limiti di legge ma che alla lunga provocano comunque seri danni alla salute.

L’8 giugno, quando gli addetti alla sicurezza dell’impianto avevano confermato il danneggiamento del sistema di raffreddamento del reattore, le autorità dello Stato avevano chiesto alla Federal Aviation Administration la messa in opera di una No fly zone nello spazio aereo al di sopra della centrale. Divieto di sorvolo necessario per “motivi di sicurezza”. Ma non è stata invece ordinata l’evacuazione dei cittadini residenti intorno alla centrale, che oltre che subire la contaminazione per via aerea sono anche esposti a quella causata dalle acque del fiume che impregnano i terreni. La portavoce della FAA aveva dichiarato che “Vi è il pericolo di collisione fra velivoli che transitano sopra l’impianto e questo complicherebbe le operazioni di ripristino al suolo. Dobbiamo garantire la sicurezza di chi lavora nella centrale.” Ma qualcuno ha considerato la misura in realtà diretta a impedire a qualche scienziato curioso e ai giornalisti di sorvolare la zona e saperne di più rispetto ai tranquillizzanti comunicati emessi dalle autorità. Il 16 giugno – una settimana dopo la segnalazione dell’incidente – Victor Drick, portavoce della Commissione di regolamentazione nucleare, aveva dichiarato che “i tecnici della centrale di Fort Calhoun dispongono dei mezzi adeguati per proteggere l’impianto e ripristinare il funzionamento del sistema di raffreddamento del combustibile.” Una dichiarazione che però contraddiceva un rapporto del 2010 che segnalava la mancanza a Fort Calhoun di strutture adeguate nel caso di un’inondazione, soprattutto considerando che nel sito la maggior parte dei macchinari nevralgici si trova nel sottosuolo. Il rapporto diceva il vero, come ha confermato la gravissima situazione di questi giorni. Da due settimane i piani sotterranei sono allagati e l’acqua sale ormai verso i livelli superiori della struttura. L’inondazione ha causato un incendio che ha distrutto il sistema di raffreddamento delle barre di combustibile nucleare. Attualmente i tecnici stanno ancora cercando di rimetterlo in funzione, mentre contano sulla “protezione” delle montagne di sacchi di sabbia innalzate lungo i muri per evitare nuove infiltrazioni. Gli esperti del governo rassicurano che la situazione è sotto controllo e che i sacchi di sabbia saranno sufficienti a contenere il lieve innalzamento delle acque. “Lieve” in quanto prevedono che il fiume abbia ormai raggiunto il livello massimo e presto inizierà a ritirarsi. Speriamo… Al di là dell’ennesimo grave incidente in una centrale statunitense, un rapporto conferma quanto il nucleare sia pericoloso di per sé, anche in condizioni di buon funzionamento delle strutture che traggono energia dall’atomo. Secondo un’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi dalla Associated Press, 3 centrali nucleari statunitensi su 4 perdono trizio radioattivo per colpa di tubature obsolete. Più in dettaglio, 48 siti nucleari attivi negli USA sui 65 esaminati hanno registrato perdite di materiale radioattivo, che in alcuni casi avrebbero raggiunto concentrazioni fino a 375 volte superiori alla soglia di rischio (è il caso dell’impianto di Quad Cities). Il trizio è un isotopo radioattivo dell’idrogeno che causa gravissimi problemi alla salute e all’ambiente (in particolare leucemia e tumori al sistema nervoso) se ingerito o inalato, anche se per fortuna dopo circa due settimane di ‘vita’ l’isotopo viene degradato all’interno del corpo umano e quindi cessa di rappresentare un pericolo. Nell’ambiente però il tempo di dimezzamento dei radioistopi di trizio è pari a ben 12 anni, e questo vuol dire che si accumula nei terreni e soprattutto nelle falde acquifere. Ovviamente il Nuclear Energy Institute di Washington ha respinto e smentito gran parte dei dati evidenziati dall’inchiesta affermando che non esiste alcun serio rischio per la salute pubblica.

In attesa che l’opinione pubblica statunitense si svegli, sono i francesi ora a tremare. Almeno quelli che si sono accorti del pericolo. Se la scorsa settimana, in concomitanza con il referendum italiano contro il ritorno al nucleare, aveva fatto scalpore la notizia secondo cui gran parte delle centrali francesi erano a rischio sicurezza (altro che terza generazione!) ora si scopre che in Normandia una centrale sta emettendo altissime dosi di radioattività. Fughe di gas radioattivo a ripetizione, allarmi di evacuazione e possibile contaminazione di alcuni lavoratori: tutto questo starebbe succedendo da un mese alla centrale nucleare di Paluel, in Alta Normandia, di proprietà della francese Edf. Secondo alcune testimonianze e documenti raccolti dal sito FrenchLeaks e da Mediapart la situazione di pericolo sarebbe esplosa nel week end della Pentecoste, quando il reattore numero 3 sarebbe addirittura stato bloccato per via delle fughe di gas. Come sempre accade in questi casi gli allarmi sono stati smentiti o minimizzati dai responsabili della centrale: “il gas radioattivo fuoriuscito dal reattore non è dannoso per la salute”, asseriscono. Lo dicevano anche i responsabili di Fukushima, finché non hanno dovuto smettere di negare l’evidenza…

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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