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Attentato terrorista

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    Siria, curdi: le proteste e le concessioni di assad

    I curdi rappresentano la piu’ numerosa minoranza etnica nel paese, almeno 1.5 milioni di persone. Nel tentativo di contenere la partecipazione curda alle proteste, Assad ha concesso loro (ma non a tutti) la cittadinanza.

    (25 Giugno 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

    Siria, curdi: le proteste e le concessioni di assad

    foto: www.nena-news.com

    DI MARIAM GIANNANTINA

    Damasco, 25 giugno 2011 – Nena News - Fatima non ha paura di parlare. Al telefono racconta senza problemi che un suo amico e’ stato rilasciato di prigione e deve tornare ad incontrarlo. “Cos’altro puo’ accadermi?” dice Fatima “Sono stata arrestata due volte. Le autorita’ sanno che sono un’attivista per i diritti umani ed un’attivista politica curda. Sono insegnante di arabo ma ogni anno devo cambiare lavoro perche’ vengo licenziata”.

    Donna, 32 anni, membro del Partito curdo Futuro, originaria di Qamishli, da molto tempo vive con la propria famiglia a Damasco. “A Damasco vivono 500,000 curdi. Nel nord non ci sono opportunita’, non c’e’ lavoro.”

    Vive nel quartiere 86 (sitteutamanyn), famoso in citta’ perche’ abitato da membri delle forze di sicurezza principalmente dalla minoranza alawuita. Da tre mesi, quando sono iniziate le proteste, l’aria e’ diventata ancora piu’ tesa nel quartiere. Gli alawuiti sono sulla difensiva, c’e’ un check-point all’entrata dove controllano i documenti di chi entra, sospettosi verso chi viene da fuori. Per tornare a casa deve farsi venire a prendere da un taxi “di fiducia”.

    Fatima ha partecipato il 16 Marzo ad una delle prime manifestazioni che hanno lanciato l’ondata di proteste in Siria. Con altri 150 coraggiosi attivisti, si sono radunati davanti al ministero dell’interno per chiedere la liberazione dei prigionieri politici. Dopo nemmeno 15 minuti, le forze di sicurezza sono intervenute, hanno disperso la manifestazione picchiando con i manganelli ed arrestando 32 partecipanti. Fatima e’ stata trascinata per i capelli, messa dentro una macchina, picchiata, le dita gonfie. E’ stata portata al centro investigativo di Mezzeh e poi nel centro di Kfar Souse. Insieme con altre 10 donne, tra cui l’attivista Suhair Atassi, ha iniziato lo sciopero della fame. Per due settimane e’ stata alimentata forzatamente con flebo.

    Quando e’ stata convocata davanti alla Corte Suprema di Sicurezza, cancellata insieme con lo Stato di Emergenza, tra le prime concessioni di Bashar Al Assad alle proteste, non ha detto che si trovava li’ per caso ma che era venuta a manifestare.

    Ed ha anche fatto chiaro che se le fosse successo qualcosa le autorita’ avrebbero avuto grandi problemi a Qamishli.E’ stata rilasciata dope 2 settimane, ed e’ tornata ad essere attiva. “Dicono che i curdi non stanno partecipando alle proteste di questi mesi ma non e’ vero. Ci sono state grandi manifestazioni nelle citta’ curde. E’ vero che le forze di sicurezza hanno avuto un atteggiamento piu’ cauto, evitando di fare vittime. Ma questo non significa che i curdi non si sentano parte di questo movimento di protesta. Chi scende in strada sono i giovani, non legati ai partiti politici. Subito dopo le manifestazioni si radunano in una specie di media room da cui trasmettono informazioni al resto del mondo. Molti di questi giovani non dormono a Qamishli la sera ma nei villaggi circostanti per paura di essere arrestati.”

    Ma ammette che le manifestazioni non sono massicce come nel 2004 quando i curdi hanno letteralmente fermato tutto – negozi chiusi, attivita’ interrotte - nelle loro aree per chiedere la fine delle discriminazioni, diritti ad esercitare la propria lingua e cultura (come la celebrazione del Newros l’8 marzo). Dura la repressione delle forze di sicurezza, 24 le vittime il 12 Marzo. “Ma allora gli arabi non sono stati solidali con le nostre richieste. Dal 2005 non ho mai visto un partito arabo chiedere la partecipazione dei curdi. Il 3 Marzo, prima che iniziassero le manifestazioni, abbiamo incontrato rappresentanti della Dichiarazione di Damasco per organizzare attivita’ congiunte ma non siamo riusciti a trovare un accordo”.

    I curdi rappresentano la piu’ numerosa minoranza etnica del paese, almeno 1.5 milioni di persone, circa il 7% della popolazione. Sono concentrati nel nord del paese, nella regione di Haseka, ai confini con la Turchia, zona arida, duramente colpita dagli ultimi anni di siccita’. Etnia non araba all’interno della Repubblica araba di Siria, a lungo discriminati, circa 300.000 curdi secondo un rapporto di HRW non godevano della cittadinanza siriana (il censimento del 1962 nella regione di Hasake ha definito stranieri i curdi arrivati in Siria dalla Turchia). Bashar Al Assad nel tentativo di contenere la partecipazione curda al movimento di protesta, ha concesso ai curdi (non tutti) la cittadinanza.

    “Ma questa mossa non servira’ a tenere buoni i curdi. La cittadinanza e’ un diritto, non una concessione. Noi chiediamo democrazia e liberta’ per tutti i siriani e di non essere cittadini di seconda classe”

    “In Siria e’ difficilissimo fare attivita’ politica, organizzare qualsiasi iniziativa. Il concetto di societa’ civile, con associazioni, sindacati, partiti, non esiste. Per i curdi e’ diverso, siamo stati abituati ad autorganizzarci da molto tempo, abbiamo 12 partiti curdi che anche se ufficialmente illegali sono tollerati. * “Il mio partito e’ indipendente, e’ stato fondato nel 2005 per occuparsi dei curdi in Siria e non accetta la linea da Barzani o Talabani.”

    Durante le manifestazioni a Qamishli, soprattutto il Venerdi’ di Azadi (8° settimana) liberta’ di curdo, in migliaia hanno partecipato.“Siamo andati a bussare casa per casa, invitando le famiglie a partecipare. Nelle aree curde alle manifestazioni partecipano donne e bambini” a differenza delle citta’ arabe dove le manifestazioni si tengono all’uscita delle moschee, unico luogo di assembramento consentito, ed i partecipanti sono in stragrande maggioranza uomini.

    “Finora ci sono state poche vittime a nord. La repressione del regime e’ concentrata nel sud e nell’area intorno ad Homs, non possono utilizzare l’esercito per coprire tutto il paese, da Qamishli a Deraa.”

    I 12 partiti curdi hanno costituito un coordinamento ed hanno elaborato un documento unitario sulla situazione politica contingente. "Anche se faccio politica da tempo, odio i compromessi. C’e’ stata una lunga discussione se utilizzare il termine waqf o tajammu in arabo - fermare le violenze. I partiti sono lontani dallo spirito della strada in questi mesi. Per questo il mio partito ha deciso di abbandonare il coordinamento e di impegnarsi totalmente nella mobilitazione delle strada. Questa e’ la cosa da fare oggi. Questa non e’ la rivoluzione di face book, come dice qualcuno, e’ la rivoluzione della strada”.

    I partiti curdi avevano deciso ufficialmente di non partecipare alla conferenza di Antalia. “Non abbiamo ricevuto alcun invito ufficiale e non sono chiari partecipanti ed agenda” dice Fatima “una vera conferenza nazionale, che rappresenti tutte le componenti dell’opposizione siriana, si dovrebbe organizzare in un paese europeo”. Non in Turchia dove vengono negati diritti ai circa 20 milioni di curdi, si legge nella dichiarazione ufficiale dei partiti curdi.

    Ma alla fine vari esponenti curdi hanno partecipato a quello che e’ stato finora il primo incontro che ha messo insieme il variegato fronte dell’opposizione siriana, dai fratelli musulmani (ufficialmente non presenti ma con propri rappresentanti) ai gruppi in esilio, dagli stagionati attivisti dei diritti umani ai giovani cyber attivisti, ed hanno fatto sentire la propria presenza, secondo l’aggiornato blog syria comment. 2 curdi sono stati eletti nel comitato di 31 persone incaricato supportare la proteste nel paese.

    Il regime siriano e’ molto preoccupato dalla possibilita’ che le protesta infiammi l’area curda. Il ministro degli esteri Mualem ha visitato l’Iraq la scorsa settimana, si vocifera che avrebbe dovuto incontrare il leader curdo Talabani per chiederne il supporto ma non ci sia riuscito.

    Nel fronte dell’opposizione c’e’ chi insinua che il regime stia cercando di formare un fronte contro la fratellanza musulmana, concedendo ai partiti curdi (che non simpatizzano con gli islamisti) la legalizzazione. “Temo che nel caso di un indebolimento dello stato centrale siriano i curdi possano seriamente coltivare aspirazioni separatiste” dice Ahmad, attivista. Nena News

    *12 partiti curdi in Siria L’Alleanza curda democratica, Il partito curdo democratico progressista, il Fronte democratico curdo composto dal Partito Nazionale Democratico Curdo, da Partito di sinistra curdo (ed i partiti indipendenti Azadi (liberta’), il Partito Democratico curdo, il Partito democratico Unita’ (Yakiti) ed il partito curdo Futuro, alleati tra di loro.

    Nena News

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