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    Il vergognoso finanziamento del FMI

    (26 Giugno 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

    La Liberia, paese africano tra i più poveri del mondo, ha una popolazione di poco superiore ai 4 milioni di abitanti, un PIL, per l’anno 2010, di poco inferiore a un miliardo di dollari ed un PIl pro capite di 226 dollari USA all’anno (dati di fonte FMI). Il PIL pro capite è dunque di molto inferiore ad un dollaro al giorno.

    Il Fondo Monetario, stando ai sui fini statutari, tra gli altri ha il compito di ridurre gli squilibri esistenti fra i vari stati e quindi verrebbe da pensare che un paese povero come la Liberia sia uno di quei paesi che riceve aiuti dal FMI, appunto al fine di ridurre la propria immensa povertà. E’ così? Neppure per sogno! Di quei miseri 226 dollari che ogni liberiano ha annualmente a disposizione, ben 47,69 dollari vanno al FMI; il 21,10% del PIl pro capite va al FMI, sotto forma di quota di partecipazione al fondo (dati di nostra elaborazione su dati di fonte FMI).

    Questa la vergognosa attuazione del FMI. Ovviamente la Liberia è un caso estremo, ma tutti i paesi poveri sono fortemente penalizzati ed indebitati da un agire che considerare vergognoso è poco. Andiamo per ordine e vediamo come si finanzia il Fondo.

    Al finanziamento del Fondo Monetario Internazionale (FMI) partecipano 187 paesi, che in totale apportano, per l’anno in corso, circa 377.710 milioni di dollari. In che misura avviene l’apporto dei vari paesi? Considerati i fini statutari, cioè cercare di ridurre gli squilibri esistenti fra i vari stati, verrebbe da pensare che il fondo sia finanziato soprattutto dai paesi ricchi al fine di aiutare i più poveri. E’ così?

    Se analizziamo gli apporti al fondo in valore assoluto, effettivamente troviamo che I paesi ricchi sono quelli che apportano maggiori quantità di soldi: USA 67 miliardi di dollari circa, Giappone 24, Germania 23, Francia 17, Regno Unito 17, Cina 15, Italia 12, ecc. (vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).

    Se invece portiamo l’analisi in profondità, analizzando l’apporto di ogni paese in base al proprio PIL, scopriamo che i paesi che più apportano sono quelli poveri. Infatti, confrontando, per ogni paese, la percentuale dei finanziamenti apportati al FMI con la percentuale del proprio PIL nazionale rispetto al PIL mondiale troviamo che i paesi poveri apportano molto di più rispetto ai paesi ricchi.

    In questa speciale classifica degli squilibri nel finanziamento al FMI, troviamo in testa proprio la Liberia, il cui PIL nazionale rappresenta lo 0,0015% del PIL mondiale ed invece apporta al FMI una quota di finanziamento pari allo 0,054%; la quota apportata al FMI è del 3.416% in più rispetto a ciò che rappresenta il proprio PIL in relazione al PIL mondiale. Alla Liberia seguono tutti paesi poveri: Tuvalu, Sierra Leone, Burundi, Zimbabwe, ecc. (vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).

    Se scendiamo ancora più in dettaglio, analizzando la quota pro capite in dollari apportata al FMI dai cittadini dei vari paesi, in valore assoluto i lussemburghesi sono quelli che più di tutti apportano al FMI: 1.319 dollari annui a testa, seguiti dai cittadini del Brunei con 821 dollari, quindi gli svizzeri con 706 dollari a testa; gli statunitensi apportano 206 dollari, gli italiani 207, i venezuelani 145 dollari a testa, i cittadini della Liberia 47,69 dollari a testa; in coda troviamo i cittadini dell’Etiopia con 2,51 dollari a testa (vedasi tabella con l’elenco di tutti i paesi).

    Ma quanto incidono i 1.319 dollari concessi al FMI dai lussemburghesi sul proprio PIL pro capite? Il finanziamento del FMI ai lussemburghesi incide solamente per 1,21% del PIL pro capite; ad ogni statunitense, il finanziamento del FMI incide solamente per lo 0,46% del proprio PIL pro capite. Ed ai liberiani? Quando i liberiani passano al FMI 47,69 dollari cadauno significa che stanno cedendo il 21,10% del proprio PIL pro capite, ammontante a 226 dollari annui! E così tutti gli altri cittadini dei paesi poveri. Ossia più si è poveri, più si finanzia il FMI (vedasi la lista dei paesi che finanziano il FMI sulla base del PIL procapite).

    E questo sarebbe l’organismo che dovrebbe ripianare gli squilibri? E’ chiaro che tale meccanismo non consentirà mai di appianare gli squilibri fra gli stati ed è evidente che questo non è il fine vero di tale organismo. Il fine vero del FMI sembra quello di controllare i popoli, impedendogli di ribellarsi, impedendogli di cercare vie alternative alla dominazione del dollaro e dello strapotere dei paesi ricchi, con l'obiettivo di poterli depredare delle ricchezze naturali di cui sono generalmente ricchi gli stati più poveri.

    Mentre gli stati ricchi hanno dilapidato le ricchezze naturali esistenti nei propri territori in poco meno di cento anni di società altamente industrializzata, i paesi sottosviluppati, appunto perché non sviluppati, hanno ancora intatte le proprie risorse e quindi i paesi ricchi, dopo aver dilapidando le proprie ricchezze naturali, hanno messo gli occhi su queste e pertanto hanno bisogno di controllarli, tenerli sottomessi ed impedire il loro sviluppo, cosa che si raggiunge facilmente con le politiche adottate dal FMI. Sembra questo il vero fine del FMI.

    Ovviamente su questo organismo si sono riversate tante critiche, perfino quelle dell’allora vicepresidente del Banco Mondiale, Joseph Stiglitz, non certo un santo! Insomma Il Fondo Monetario Internazionale è un mostro, come ha titolato Angela Pozzi nel suo blog.

    In virtù delle numerose critiche piovute, il FMI in una riunione dello scorso novembre ha deciso di apportare delle modifiche al suo modo di funzionare e finanziarsi. Modifiche in peggio o in meglio? Per i paesi poveri la risposta è scontata: in peggio!

    In questa riunione, presieduta dall’allora segretario generale Dominique Strauss-Khan, il FMI ha deciso non solo un riallineamento delle quote fra i vari paesi membri (cosa che apparentemente dovrebbe favorire quelli più poveri), ma anche un raddoppio della quota, portando la disponibilità totale a disposizione dai circa 377 miliardi di dollari ad oltre 750 miliardi. In sostanza anche se fosse ridotta la quota di finanziamento dei paesi poveri, ovviamente di poco, considerato che la quota totale è destinata a raddoppiare, automaticamente i paesi poveri si vedrebbero aumentare e fortemente la propria quota da sborsare.

    Immaginiamo che il raddoppio sia stato operato in vista della crescente necessità di “aiuti” da parte di un sempre più alto numero di paesi in crisi. Quindi ciò è da interpretarsi come un ulteriore segnale che si va verso un acuirsi della crisi economica dei paesi occidentali.

    Insomma, si è parlato di una importante riallineamento delle quote ed una distribuzione più equa. Staremo a vedere.

    Fino ad ora la quota che ogni paese doveva versare scaturiva da un complesso calcolo che considerava il PIL (50%), il grado di apertura ai mercati (30%), la variabilità economica (15%) e le riserve internazionali (5%). La quota versata era anche la base per il calcolo del finanziamento ottenibile: un paese membro poteva ottenere annualmente fino al 200% di quanto versato ed un massimo cumulato del 600% di quanto versato. Insomma, fino ad oggi, se un paese povero vuole ricevere aiuti dal FMI deve sborsare parecchi soldi, arrivando al caso limite della Liberia che versa annualmente il 21% del proprio PIL.

    19 giugno 2011

    Attilio Folliero

    Fonte

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