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La brutalita’ della polizia non manda a casa il popolo greco. Piazza Syntagma gremita e arrabbiata

(1 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

La brutalita’ della polizia non manda a casa il popolo greco. Piazza Syntagma gremita e arrabbiata

foto: www.radiocittaperta.it

Atene 1 luglio --- “Batsi, gourounia, dolofonoi!” grida la folla che si accalca sulle transenne investendo i poliziotti di guardia al Parlamento di insulti. “Sbirri porci assassini”, letteralmente. Sono le 19 di giovedi e Piazza Syntagma e’ di nuovo stracolma di gente. Gente che discute, che urla, che lancia slogan, che ricostruisce il campo distrutto dalla furia dei celerini che ieri, mentre i loro colleghi inondavano Syntagma di gas, spazzavano via a calci tavoli, tende e striscioni dal centro della piazza divenuta dalla fine di maggio il quartier generale della protesta contro Papandreou e la troika.
Ci sono gia' migliaia di persone a gridare la propria rabbia davanti al Parlamento per quello che e’ successo ieri. Non era affatto scontato, anzi. La brutalita’ delle forze dell’ordine e’ stata inaudita, esagerata, ingiustificata. Neanche i giornali e le tv vicine ai socialisti al governo hanno potuto fare a meno di denunciarlo, i video postati sui siti di movimento e in alcuni casi ritrasmessi dalle tv non lasciano spazio a interpretazioni minimaliste. “Neanche in Bahrein o in Giordania avevo visto usare tanto gas e tanta violenza contro I manifestanti inermi” dice alla tv di stato una giornalista di ritorno da Piazza Syntagma. Il conduttore del talk show e’ imbarazzato, prova a ridimensionare l’affermazione dell’inviata in Medio Oriente. “Ma li’ – dice – ci sono dei regimi!”. La giornalista non risponde. Per lei lo fanno altre immagini: teste aperte dai manganelli che colano sangue, la folla che grida “Pane, istruzione, liberta’. La Giunta non e’ caduta nel 1973. Questa piazza sara’ la sua fine!”. Uno slogan in auge nel 1973, ai tempi della rivolta contro la dittatura fascista e dell’occupazione del Politecnico, riadattato per l’occasione. Uno slogan gridato con passione, con determinazione, anche – soprattutto – mentre mercoledi’ pomeriggio cinquemila poliziotti hanno scatenato la loro violenza conto alcune centinaia di migliaia di manifestanti inermi. Passata qualche ora dai fatti del 29, il giudizio su quello che e’ successo si fa ancora piu’ pesante e netto. E’ stata una punizione collettiva, una bastonatura di massa, un tentative goffo e brutale di mandare tutti a casa e di spazzare via la protesta a suon di gas e di botte. Ma non e’ riuscito. I racconti, le immagini e le testimonianze sulla brutalita’ delle forze dell’ordine accendono gli animi: le moto dei reparti Delta lanciate a tutta velocita’ contro I manifestanti che scappavano anche sui marciapiedi, la gente che mangiava souvlaki a Monastiraki o nella Plaka – a notevole distanza da Syntagma – presa a botte, un uso di gas cosi’ massiccio che ha avvolto tutto il centro di Atene in una nube di fumo acre che non si e’ diradato fino a tarda notte. I giornali raccontano che anche un giudice, intento a godersi il suo pranzo in un ristorantino del centro, sia stato colpito dalle manganellate di un celerino. Alle proteste dell’innocente togato il celerino avrebbe risposto con altre percosse. Si sa, la democrazia non risparmia nessuno. Neanche chi si era rifugiato nelle stazioni della metropolitana di Syntagma, anche queste inondate di gas israeliano. 500 feriti, decine di ricoverati negli ospedali, decine di fermati e arrestati e’ il bilancio di una giornata che ha visto nel centro di Atene una battaglia campale. La gente ha tentato di resistere in piazza per tutto il tempo che ha potuto, ha opposto resistenza ai poliziotti, in alcuni casi li ha respinti lanciando oggetti o opponendo I propri corpi alle cariche. Il ministro degli Interni ha dovuto aprire una inchiesta – di quelle inchieste che naturalmente non trovano risposte o responsabili – dopo che in tv si sono visti manifestanti violenti passare dalla parte dei poliziotti per poi ritornare a spaccare vetrine. Un altro video riprende un gruppetto di fascisti che parlotta con I responsabili della Polizia offrendo il proprio aiuto per sgomberare la piazza. Mentre i deputati litigano e votano I piani di UE, FMI e BCE, l’odiatissimo ministro Pangalos chiede ai suoi colleghi di governo: “Siamo coscienti che rischiamo decine di morti e persino un colpo di stato per difendere le banche straniere?”. Le voci di un possible colpo di stato non sono una novita’. Servono in parte a spaventare chi vuole scendere in piazza, ma sono anche un segnale inviato da alcuni poteri forti ad altri poteri forti… Che ieri in piazza ci potesse scappare il morto e’ opinione comune. Che non sia successo e’ un bene.

Una piazza che pero’ si e’ di nuovo riempita e che sembra aver fatto tesoro degli eventi dei due giorni precedenti. Bisogna difendersi dagli attacchi della Polizia, e bisogna capire come continuare la lotta ora che i tagli e le privatizzazioni sono state votate. Di questo parla la piazza gremita, su questo si concentrano gli interventi durante l’assemblea di massa che dalle nove dura fino a dopo mezzanotte. “Questo mese per aver scioperato ho perso 220 euro” mi ricorda Yiannis, che lavora in una banca come amministrativo. Un operaio appena licenziato da una fabbrica tessile che il governo ha deciso di chiudere e’ piu’ arrabbiato ma anche piu’ disorientato: “Abbiamo fatto cosi’ tanti scioperi generali che neanche mi ricordo il numero esatto, abbiamo occupato piazza e strade, abbiamo marciato di giorno e di notte, abbiamo bloccato autostrade e porti e occupato prefetture e sedi di Comuni. Cosa possiamo fare di nuovo e di diverso che possa convincere questo governo a non perseverare in questo massacro del suo popolo?”. Mentre spazzavano via I manifestanti da Syntagma, da Monastiraki, da Evangelismos I poliziotti facevano il segno della vittoria con le dita, altri urlavano “Vi facciamo vedere noi di cosa e’ capace la Polizia!”. Quasi fosse una questione di natura personale tra loro e I cittadini che li subissano di accuse e insulti. “Non possiamo permettere che poche migliaia di poliziotti abbiano la meglio su centinaia di migliaia di lavoratori, di studenti, di cittadini. Bisogna organizzare l’autodifesa, e quando ce n’e’ bisogno essere anche pronti a usare bastoni e sassi” grida dal microfono un delegato della Wind alla folla che applaude e segue con attenzione. Gli interventi sono brevi, uno o due minuti massimo. E chi deve parlare, tra le centinaia che si iscrivono, lo decide un’estrazione a sorte. Un modo per non far egemonizzare l’assemblea di Piazza Syntagma dai capetti dei vari gruppi dell’estrema sinistra. Chi prova ad allungarsi viene subissato di fischi e di ‘buuuuu’ e deve passare il microfono. “Che fare?” e’ la domanda. Uno striscione appeso in piazza indica una possible risposta. “Sciogliamo il Parlamento, Assemblea Costituente subito!”. Se anche I socialisti fossero costretti dalle proteste a mollare, il loro posto verrebbe preso da quelli di Nuova Democrazia, e nulla cambierebbe per I greci. “E poi bisogna uscire dall’Unione Europea, per riprenderci la sovranita’” ribatte un altro. Un tema controverso quello dell’addio a Bruxelles, ma la parola d’ordine ‘fuori dall’UE’ prende sempre piu’ piede. Dal microfono qualcuno propone una giornata europea di manifestazioni e proteste: “Dove sono gli altri popoli europei, perche’ non scendono in Piazza? Che pensano, che quello che l’Unione Europea e le banche stanno facendo a noi non tocchera’ prima o poi anche a loro?”. Neanche a farlo apposta dopo la signora delegata ad intervenire dall’assemblea del suo quartiere tocca ai rappresentanti di alcune forze politiche di altri paesi in lotta. Prima il saluto di un rappresentante della sinistra islandese. Il suo aplomb non gli impedisce di gidare alla piazza gremita un “siamo con voi” che suscita entusiasmo. Anche il messaggio di un giovane operaio argentino licenziato dalla Kraft dopo un mese di sciopero e’ accolto dagli applausi. Ma quello che infiamma di piu’ la folla e’ Alaa Shokralla, rappresentante del movimento egiziano e dell'Alleanza Socialista Popolare. Le sue sembrano frasi di circostanza ma non lo sono affatto. “La nostra lotta e’ la vostra lotta! Dobbiamo lottare per la democrazia reale e per la giustizia sociale. Siamo riusciti a cacciare il dittatore ma il regime continua sotto altre forme e quindi anche la nostra lotta deve continuare!” In piazza tutti sanno che nelle proteste contro il nuovo regime che si e’ insediato al Cairo ci sono stati almeno 1200 feriti e che Piazza Tahrir e’ di nuovo occupata da un presidio permanente. I rappresentanti stranieri – ce ne sono anche da Madrid, Barcellona e Lisbona – sono ad Atene perche’ invitati a partecipare al ‘Festival Resistance’ messo in piedi dal Koe, l’Organizzazione Comunista di Grecia, l’ala piu’ radicale della coalizione di sinistra Syriza.

La discussione riprende, e poi alle 23.30 si vota per alzata di mano sulle varie proposte di mobilitazione avanzate durante il dibattito. “A mezzanotte si deve chiudere, cosi’ la gente se ne puo’ tornare a casa avendo potuto partecipare fino alla fine e sapendo cosa si e’ deciso” puntualizza Yiota. Mentre davanti al parlamento sfila un corteo di moto strombazzanti ‘anti Papandreou’ un po’ di gente comincia ad abbandonare la piazza. E’ mezzanotte e mezza e tra poche ore, alle nove, inizia il processo contro 15 degli arrestati durante lo sciopero generale del 15 giugno ed una manifestazione per la loro liberazione fuori dal tribunale. Sono prigionieri politici a tutti gli effetti, se li avessero arrestati durante una manifestazione in Iran o in Cina per i media e I governi occidentali sarebbero ‘dissidenti’, quanta ipocrisia! All’una decido di tornarmene a casa, a Exarchia. Nelle vie del quartiere riot al centro della capitale c’e’ puzza di gas lacrimogeni. Li hanno sparati dentro un bar un gruppo di poliziotti che erano stati insultati dai giovani del quartiere. Qualche sedia rotta e l’aria irrespirabile, niente di grave. Ma il rischio che qualcun altro faccia la fine del giovanissimo Alexis e’ forte. La tensione nelle strade di Atene si taglia con il coltello…

Marco Santopadre, Radio Citta’ Aperta

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