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(Ora e sempre Resistenza)

Il comandante Gracco ci ha lasciato

(14 Marzo 2004)

Mentre stiamo andando in stampa Margherita ci telefona che Angiolo non ce l’ha fatta. Difficile pensarlo dopo che l’abbiamo sempre considerato una roccia, nonostante i suoi anni e la grave malattia che lo ha colpito 8 mesi fa.

È venuto a mancare un combattente comunista, Partigiano nella Lotta di Liberazione, comandante della Brigata Sinigaglia, Medaglia d’Argento al valor militare per la liberazione di Firenze, antifascista e antimperialista coerente. Avvocato del proletariato e soprattutto dei braccianti del Sud.

Gracci lo conosciamo da sempre: ha fondato il movimento marxista-leninista e “nuova unità” 40 anni fa (l’anniversario è proprio questo mese), si era staccato negli anni ’70, ma lo avevamo ritrovato più tardi nella battaglia contro le guerre imperialiste, l’avanzare della fascistizzazione, il potere della mafia e contro il governo Berlusconi. Contro la presenza delle basi Usa e Nato sul nostro territorio sulle quali aveva steso un documento presentato a Cuba nel novembre 1997 (nuova unità 1/97). Ma non era solo contro. Particolarmente attento alle nuove generazioni si adoperava per trovare obiettivi su cui mobilitare le masse.

Il suo forte carattere portava spesso discussioni all’interno della redazione di “nuova unità” di cui faceva parte da dieci anni convinto della necessità di uno strumento per l’unità dei comunisti; lo abbiamo avuto a fianco nella costruzione dei Comitati antimperialisti e antifascisti; a fianco in varie esperienze di percorsi unitari.

Posizioni e scelte revisioniste dell’Anpi (che lo aveva punito per aver preso la parola il 25 giugno 2000 nel 56° della Battaglia di Pian dell’Albero) e del PRC (che criticava anche per l’assenza di operai e lavoratori nelle strutture dirigenti) non lo deludevano. Grazie alla sua coerenza non ha mai esitato a scontrarsi all’interno di organizzazioni che lo vedevano come un militante “scomodo”. Come è successo in occasione del XIII Congresso Anpi (marzo 2001) quando ha denunciato le contraddizioni sulla linea politica sorte tra i compagni del PRC e, dopo, con il suo rapporto inviato a Bertinotti, Curzi e Giordano e rimasto inevaso, come le numerose lettere (nuova unità n.7 e n.9/2001).
Solo la malattia poteva fermarlo.

Lo ricordiamo sempre in prima fila nelle manifestazioni come quelle contro il vertice NATO del 2000, o a Camp Darby nel 2002, a Malga Zonta, a Pietrasanta, con la resistenza palestinese il 25 Aprile ecc. sempre con la stessa passione, ma lo ricorderemo come preferirebbe:, portando avanti la lotta per riconquistare all’Italia la piena indipendenza e sovranità e tenendo viva la “memoria storica della Resistenza” su cui Gracco insisteva: “(…) la nostra generazione, in fase di inesorabile estinzione, non può assumersi l’imperdonabile colpa di lasciare, ambigui o insoluti, alle proprie spalle, come eredità negativa che comprometterebbe, mortificandolo, il prezioso patrimonio della Resistenza…”.

Ciao Gracco!

10 marzo 2004

la redazione di nuova unità

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