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Medaglie al valore sionista

Medaglie al valore sionista

(1 Giugno 2010) Enzo Apicella
Anche dopo l'ennesimo massacro per le autorità israeliane Tsahal è sempre "l'esercito più morale del mondo"

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Verso Gaza nonostante tutto

(5 Luglio 2011)

flotilla

La flottiglia vuole arrivare a Gaza nonostante tutto: ostacoli diplomatici, sabotaggi, divieti, minacce. I primi si sono materializzati in quella Turchia che fino alla vigilia della partenza, rinviata ormai da settimane, s’era mostrata la più tenace sostenitrice dell’iniziativa. Vittima un anno fa con Mavi Marmara del copioso spargimento di sangue di propri attivisti la nazione aveva interrotto i rapporti con Israele che sono recentemente ripresi con un atto di “buona volontà” del governo Erdogan. Sul leader turco è intervenuto lo stesso Obama poi Netanyahu, congratulandosi per la riconferma a premier, ha tessuto la vischiosa tela che lascia nei porti non solo Mavi ma tutti i battelli con la mezzaluna. Da ventidue, prospettate a maggio, le imbarcazioni pro palestinesi pronte ad attraversare il Mediterraneo restano una decina. Hanno dovuto fare i conti coi sabotaggi. Nei giorni scorsi la nave greco-svedese “Juliano” ha subìto seri danneggiamenti all’elica e all’albero motore, quindi s’è scoperta la manomissione dell’imbarcazione irlandese “Saoirse” ormeggiata sulle coste anatoliche. Il coordinatore dell’Irish Ship to Gaza Fintan Lane ha accusato senza mezzi termini Israele giudicandolo “l’unico Paese interessato a effettuare quest’azione avventata che cerca di provocare un incidente quando lo scafo è in mare, col conseguente pericolo di naufragio e morte di passeggeri. Un atto potenzialmente omicida per il quale il governo irlandese deve richiedere che venga scoperto chi ordina simili azioni di terrorismo internazionale”. I divieti alla missione vengono invece dal governo greco che ha ridotto al dietro-front il battello statunitense “Audacity of hope” arrestandone il capitano e ha finora impedito alla “Stefano Chiarini” di togliere l’àncora dalla banchina di Corfù. Chi ha preso il largo dal porto corso di Ile Rousse è la francese “Dignity/Karama” in rotta verso Creta nelle cui acque internazionali la Freedom Flotilla2 si dà appuntamento attorno al 7 luglio per puntare sulla Striscia.

Prima dell’ampiamente minacciata azione dissuasiva della Marina israeliana potrebbe nuovamente essere un reparto navale ellenico a intralciare la missione umanitaria. Lo zelo con cui l’Esecutivo di Papandreu – intascato un salvataggio economico che taluni analisti finanziari considerano solo un più lento cammino verso l’inevitabile default – ha immediatamente disposto le strutture repressive nazionali contro la flottiglia pacifista mostra la chiara subordinazione politica cui è sottoposta la leadership di Atene. La malleveria bancaria d’Europa piegherà ai molti voleri di Bruxelles e soprattutto di Washington gli inquilini del Palazzo di piazza Syntagma. Del resto il portavoce del Dipartimento di Stato Statunitense, in una dichiarazione che ricalca quanto aveva affermato il ministro degli esteri d’Israele Lieberman, ha esplicitamente definito l’attuale viaggio di Freedom Flotilla un “atto di provocazione”. E l’esternazione potrebbe essere letta come un via libera a nuovi interventi polizieschi dei marines di Tel Aviv. Intanto sulla terra ferma monta la protesta degli attivisti pro Flotilla. I militanti greci si sono riuniti nella piazza ateniese prospiciente il Parlamento mentre nel giorno dell’Indipendenza gli statunitensi imbarcati hanno iniziato uno sciopero della fame. Ieri in undici città italiane i militanti di Stay Human hanno portato la propria voce sotto ambasciate e consolati greci o semplicemente nelle strade per trovare una più ampia solidarietà fra i cittadini. Perché il braccio di ferro con chi vuole che la missione della flottiglia fallisca si gioca attorno alla mobilitazione anche mediatica e all’eco che l’iniziativa riesce a produrre. Se più d’un reporter in partenza evidenzia le minacce ricevute per la sola volontà di documentare ciò che accade lungo il tragitto sempre Lieberman, intervenendo sui sabotaggi imputati al Mossad, sostiene che “Gli attivisti incolpano Israele per gli evidenti fallimenti“. Al ministro razzista piacerebbe così.

4 luglio 2011

Enrico Campofreda

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