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Biotestamento. Il ddl Calabrò imporrà nuove sofferenze ai cittadini

(16 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Biotestamento. Il ddl Calabrò imporrà nuove sofferenze ai cittadini

foto: www.cattolicesimo-reale.it

Riporto qui il comunicato del Coordinamento Laico Nazionale, diffuso dai portavoce Maurizio Cecconi e Cinzia Gori, dopo l’approvazione in Senato del ddl Calabrò, frutto del furore ideologico vaticano, condiviso o servilmente assecondato dalla maggioranza.

Le associazioni aderenti al Coordinamento Laico Nazionale sono portatrici di diverse opzioni filosofiche, esistenziali e confessionali, eppure unite dai seguenti principi: difendere e rispettare l’autodeterminazione terapeutica, diritto soggettivo e perfetto; difendere la laicità delle Istituzioni, con la consapevolezza che è questa la premessa ineludibile per il rispetto di tutte le molteplici diversità presenti nella società italiana, sempre più plurale.

Fermo restando che tutti hanno diritto alle cure e all’assistenza, l’articolo 32 della Costituzione riconosce ad ogni singola persona il diritto di non curarsi, anche se tale condotta può esporla al rischio della morte.

La volontà espressa dalla persona, doverosamente informata, è il presupposto della stessa liceità del trattamento sanitario, che per sua natura ricomprende anche l’alimentazione e l’idratazione forzata, in quanto presuppone l’intervento di sanitari e della somministrazione di farmaci. Se alcune cautele sono ovviamente necessarie, esse attengono unicamente alla verifica della reale volontà della persona (testamento biologico) e alle garanzie che essa sia attuata. Il consenso espresso dall’individuo è infatti l’unico presupposto per la liceità dell’attività del medico, al quale non è riconosciuto un generico diritto di curare a prescindere dalla volontà dell’ammalato.

Se il diritto all’autodeterminazione terapeutica viene riconosciuto in maniera indiscutibile a chi è in grado di intendere e di volere, negarlo a chi ha perso queste capacità significa disconoscere il suo essere “una persona”. Significa negare la condizione di individuo a coloro che hanno perso le capacità intellettive e volitive. Significa spogliarli dei loro diritti, calpestare la loro dignità e disconoscere la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

Il solo pensiero che la violenza di un trattamento sanitario possa essere imposto ad una persona anche in presenza d’una esplicita volontà contraria dovrebbe giustamente spaventarci da un lato e, dall’altro, stimolarci alla ribellione civile. E senza dubbio questa violenza va definita come inutile e crudele.

Per questi motivi con fermezza diciamo no al ddl Calabrò, con la consapevolezza che la vita del diritto e il diritto a una vita e a un fine-vita autodeterminato s’intrecciano indissolubilmente.

cattolicesimoreale.it

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