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NO TAV

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(28 Febbraio 2012) Enzo Apicella

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    No Tav. L’assedio e la ruspa

    (16 Luglio 2011)

    Sabato 15 luglio, Baita Clarea. Una bella giornata ci saluta sin dal mattino. La banda di “Torino&Cintura sarà dura” arriva alla spicciolata: ci sono anche un paio di operai Fiat in sciopero. Siamo armati di tutto punto: fischietti, pentole e coperchi, un amplificatore portatile, tre megafoni.

    In mattinata facciamo un po’ di giri. La Baita è ancora un’oasi, ma poco oltre è il caos. Due file di gabbie con filo spinato rinchiudono blindati e ruspe: gli unici operai che si vedono stanno lavorando a rinforzare le difese, i poliziotti se ne stanno raccolti all’ombra dell’autostrada. L’area archeologica è circondata da jersey di cemento armato e ferro, i pali indicatori sono divelti, l’area pic nic devastata, in terra troviamo ancora i bossoli dei gas asfissianti, il prato alle spalle dell’ex Museo si è trasformato in un deposito. Ovunque jersey e sbarramenti. Sul piazzale sventola il tricolore delle truppe di occupazione. Garrisce su una gabbia cinta di filo spinato, metafora reale della violenza dello Stato. Dall’autostrada arriva un camion carico di altri jersey, che vedremo poi sotto l’autostrada pronti a venire piazzati.

    Alla baita ci scambiamo formaggio e frittate di pasta, costolette e panini. Poi si parte. Saliamo alle recinzioni e ci fermiamo un po’ a suonare e battere le pentole. La gabbia si riempie subito di digos che vanno su e giù.

    Poi decidiamo di salire: non c’è sentiero, la salita, già erta, è resa difficile dal filo spinato. Ma alla fine c’è la ricompensa: arriviamo sulla via dell’Avanà proprio davanti al cancello piazzato a chiudere la parte finale della strada. Lì scateniamo gli strumenti, mentre a turno infliggiamo agli occupanti la lettura delle 150 ragioni No Tav. Poi arriva una ruspa. Di fronte alle nostre bandiere si ferma e pianta il cingolo nell’asfalto, rompendolo. Vanno avanti i Digos per scortarla, poi ci spintonano a lato con energia. Per far entrare il mezzo escono dal fortino anche i finanzieri. Alla fine passa tra fischi e megafonate: dietro alla grata che lo nasconde al mondo l’autista è una sorta di automa.

    Nel tardo pomeriggio scendiamo: i più decidono di tornare alla baita, dove scopriranno che poliziotti e forestali hanno fermato e perquisito tre No Tav. Ad uno vorrebbero persino impedire di arrivare alla Baita. In cinque decidiamo di scendere dalla strada dell’Avanà sino alla centrale: i digos ci seguono, i carabinieri all’ingresso sgranano gli occhi alla vista della nostra bandiera. Al cancello i cattolici stanno recitando le loro preghiere. Veniamo accolti con felice stupore.

    L’assedio continua. Torneremo.

    Qui potete vedere alcune delle foto che abbiamo scattato ieri: http://www.flickr.com/photos/58952321@N07/sets/72157627082860105/show/

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