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La Tunisia scossa dalla rabbia popolare. La Polizia spara: ucciso un ragazzino di 14 anni

(18 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

La Tunisia scossa dalla rabbia popolare. La Polizia spara: ucciso un ragazzino di 14 anni

foto: www.radiocittaperta.it

18-07-2011/14:24 --- A pochi mesi dalla cacciata dell’odiato Ben Alì riesplode in tutta la Tunisia la rabbia di una popolazione giovane e senza lavoro che chiede democrazia e garanzie sociali. Il cosiddetto governo provvisorio reagisce con durezza alle manifestazioni e durante la notte ci è scappato il morto.
Un ragazzino di soli 14 anni é stato ucciso nella località di Sidi Bouzid quando la polizia ha aperto il fuoco contro un corteo di protesta. Violenti scontri tra manifestanti e polizia si sono verificati per tutta la notte e anche questa mattina nella città dove il 17 dicembre dell’anno scorso il giovane ambulante Mohamed Bouazizi si é dato fuoco per protestare contro la disoccupazione e gli abusi della polizia, dando vita alla cosiddetta “rivoluzione dei gelsomini” che ha portato, il 14 gennaio, alla caduta del regime trentennale del presidente Ben Ali.
Il ragazzo si chiamava Thabet Belkacem e, secondo fonti ospedaliere, é deceduto nell'ospedale di Sidi Bouzid. Il corpo é stato poi condotto nel reparto di medicina legale dell'ospedale di Sfax, dove sarà eseguita l'autopsia. Stando a quanto riferito dalla agenzia di stampa tunisina Tap, la polizia ha aperto il fuoco contro i manifestanti dopo che contro gli alcuni c'era stato un lancio di bottiglie incendiarie. Gli scontri sono andati avanti per quasi tutta la notte e 9 dei dimostranti sono stati arrestati. Uno dei due feriti, a causa della gravità delle sue condizioni, é stato trasferito dall'ospedale di Sidi Bouzid a quello di Sfax.

Una morte che potrebbe accendere ulteriormente gli animi in un paese che ribolle di rabbia e insoddisfazione. Altri scontri tra manifestanti e militari si sono registrati nelle ultime ore a Regueb, poco più a sud di Sidi Bouzid. Uno dei sindacalisti che ha organizzato al protesta ha spiegato alla stampa che “la gente è in collera. a sei mesi dalla rivoluzione non ha potuto apprezzare alcun cambiamento e per questo scende in piazza contro il governo di Béji Caïd Essebsi”.
Per il secondo giorno consecutivo ieri la polizia era intervenuta in forze per disperdere a Tunisi una manifestazione che aveva intenzione di dirigendosi verso la Kasbah per arrivare fin sotto la sede dell’esecutivo. Ma agenti e militari - in divisa e in borghese - hanno disperso i manifestanti facendo ampio uso dei manganelli. Decine di manifestanti sono stati fermati e caricati su camion della polizia per essere, poi, trasferiti in diversi commissariati ed arrestati. La manifestazione era stata convocata per protestare contro l'operato del governo provvisorio e della Commissione per la realizzazione degli obiettivi della ''rivoluzione''. Durante la manifestazione di venerdì i fermati erano stati addirittura 300, alcuni dei quali arrestati. La manifestazione, duramente repressa, chiedeva tra le altre cose verità e giustizia per i martiri della rivoluzione, la fine di un vero e proprio governo ombra parallelo a quello ufficiale (la cui esistenza è stata confermata dall’ex-ministro degli interni), l’indipendenza della magistratura dal governo e l’interdizione reale degli ex appartenenti dell’RCD – il partito di Ben Alì - dalla vita politica del paese. Ma la repressione selvaggia contro il sit in di giovani, avvocati e attivisti ha scatenato una vera e propria rivolta in tutto il paese.
Attacchi simultanei contro cinque commissariati di polizia in altrettante località della Tunisia - per la maggior parte sobborghi operai - si sono invece verificati nella notte tra sabato e domenica. Protagonisti degli assalti sono stati centinaia di giovani aderenti ai partiti di sinistra e dei movimenti sociali e dei disoccupati, che contestano al governo il tradimento dei valori e degli obiettivi della cosiddetta ‘rivoluzione dei gelsomini’. Gli scontri più gravi sono avvenuti a Menzel Bourguiba, 65 km a nord della capitale Tunisi, dove 6 poliziotti sono rimasti feriti e il posto di polizia è stato dato alle fiamme.
Le autorità del governo provvisorio – formato dalle forze dell’ex regime di Ben Alì e da alcuni dei partiti della cosiddetta opposizione dell’epoca – si giustificano affermando che il ragazzo è stato ucciso da un proiettile sparato in aria e che è rimbalzato a terra (!) e denunciano l’operato di “forze estremiste che vogliono destabilizzare l’ordine e sabotare il processo elettorale”.

Marco Santopadre, Radio Città Aperta

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