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Il Giro di Padania, ovvero la secessione in bicicletta

(19 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.cattolicesimo-reale.it

Il Giro di Padania, ovvero la secessione in bicicletta

foto: www.cattolicesimo-reale.it

(articolo già pubblicato in “cronache laiche”, il 19 luglio 2011, a firma Walter Peruzzi e Gianluca Paciucci)

Dal 6 al 10 settembre prossimi Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia saranno attraversati dal Giro di Padania. Non si tratta di un evento organizzato a uso e consumo dei leghisti, come il concorso di Miss Padania o il torneo calcistico delle nazioni non riconosciute gestito dal Trota, ma di una gara per professionisti inserita nel calendario ufficiale dell’UCI (Unione ciclistica internazionale).

Come nasce il Giro di Padania

Auspicato nello scorso settembre da Bossi, il “Giro” è stato voluto soprattutto da Michelino Davico, cicloamatore, sottosegretario all’Interno e (vedi combinazione) senatore della Lega Nord, che lo ha presentato nel marzo scorso a Milano.

Per stornare il sospetto che la corsa nasca da ragioni “politiche”, come contraltare al Giro d’Italia , proprio nel 150° dell’unità, Davico ha dichiarato (excusatio non petita) che sta pensando anche di organizzare un giro delle Due Sicilie. Ma la toppa è peggiore del buco.

A parte, infatti, l’opportunità o la bizzarria di inserire in un calendario ciclistico del Terzo millennio gare dal nome rievocativo, come le sfilate in costume medioevale di qualche località turistica, sta di fatto che le Due Sicilie, la Serenissima, la Repubblica di Genova o la Terra di lavoro sono realmente esistite, sulle carte geografiche e nella realtà. La Padania invece no, non più di un qualsiasi Paese di Cuccagna.

La istituzione di questo Giro è quindi solo una grave provocazione politica, rispondente alle finalità eversive della Lega Nord per l’indipendenza della Padania (come recitano ancora oggi il suo nome e il suo statuto). Risponde anche alle esigenze propagandistiche che hanno portato negli ultimi mesi la Lega, per cercare di recuperare consensi, a premere sull’acceleratore del separatismo.

E’ tempo di dire basta

Ricordiamo al riguardo, oltre alla quotidiana serie di provocazioni, volgarità e insulti dei caporioni leghisti, la grottesca campagna per il trasferimento di alcuni ministeri nel sottoscala del Palazzo reale di Monza; l’intollerabile rottura della solidarietà nazionale di fronte al drammatico problema dei rifiuti di Napoli; i ripetuti tentativi di regionalizzare le graduatorie degli insegnanti, a danno di quelli del Sud; la risposta di Maroni alla folla di Pontida che urlava “secessione”: «Noi abbiamo un grande sogno, la Padania libera e indipendente!».

Detto da un ministro che ha giurato sulla Costituzione, secondo cui l’Italia è “una e indivisibile” (art. 5), costituisce anche uno spergiuro e un reato di tradimento ancora più inquietante se si tratta del ministro di polizia preposto alla difesa del paese contro eversioni e secessioni. Si aggiunga che l’invito aperto alla secessione, come rimedio alle crisi economica, è stato fatto il 17 luglio anche da Bossi, pure lui ministro e quindi spergiuro. E sempre nel desolante inqualificabile silenzio delle forze politiche.

Ora è davvero tempo di pretendere che questo silenzio finisca. Che le forze politiche democratiche e il capo dello stato non solo condannino una iniziativa ingiustificata e irresponsabile come quella presa (non si sa perché né sotto quali pression) dall’UCI, ma agiscano per impedire lo svolgimento del Giro di Padania, almeno con questo nome, offensivo e ridicolo.

cattolicesimoreale.it

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