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Emergenza ceneri...

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(17 Aprile 2010) Enzo Apicella
La nuvola di ceneri del vulcano Eyjafjallajokull arriva sull'Italia. A Roma manifestazione in solidarietà a Emergency

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Le vostre guerre, la nostra lotta.

Volantino diffuso alla manifestazione del 20 marzo

(22 Marzo 2004)

Ricordate il 15 febbraio del 2003? Allora milioni di persone, in ogni dove, espressero la propria opposizione alla volontà di aggredire l'Iraq. Vi furono tentativi di relativizzare l'evento, ma fallirono: non s'era mai vista un'energia simile accomunare popoli così diversi.

La guerra, però, s'è fatta lo stesso e l'Iraq, ancora segnato dai bombardamenti, si vede ridotto a protettorato, con tanto di Costituzione copiata da quella USA.
Perché, a fronte di una tale situazione, la mobilitazione non prosegue con la stessa forza di un anno fa? Forse perché, nel frattempo, si sono consumati fatti che hanno generato disorientamento.

Gran parte della sinistra mondiale, dopo aver criticato Bush, è approdata al realismo di chi, in certo senso, riconosce il fatto compiuto.
Per non dire di quanto è accaduto in Italia a seguito della morte dei carabinieri a Nassiriya: si è sviluppata una autentica campagna patriottarda, basata sulla omissione della partecipazione delle forze del paese ad una occupazione militare ed alle azioni repressive contro chiunque, in Iraq, alzi la testa.

Come se non bastasse, poi, si assiste ad un uso strumentale della carneficina che ha colpito, giorni fa, la popolazione spagnola.
In tal senso da noi il 18 si è promossa una manifestazione unitaria dei difensori dei valori di questa civiltà e criticata quella del 20, cui si imputa di non considerare il modello politico dei "paesi progrediti" come un bene supremo da difendere ad ogni costo.

Ora, il movimento ha già risposto a questi discorsi.
Lo slogan "i morti sono nostri, le guerre sono vostre" coglie nel segno, così come l'osservazione che la mattanza di Madrid è interna alla stessa feroce logica dei "bombardamenti chirurgici".
Tuttavia, l'Union Sacrée che ci attacca, merita una risposta complessiva, basata sull'analisi di ciò che è oggi l'occidente portatore degli ideali di "democrazia" e "libertà".
A ben vedere esso, se è unito contro la possibile liberazione di chi subisce il suo giogo politico e lo sfruttamento delle sue multinazionali, risulta diviso su altri piani.

In sostanza, sulla risoluzione delle crisi internazionali, due opzioni si confrontano.
La prima è quella che, con indicibile violenza, viene portata avanti dagli USA e di cui, oltre agli effetti, sono ben individuabili le cause.
Controllare l'Iraq non vuol dire solo usarne le risorse petrolifere, ma anche avere un avamposto in Medio Oriente, così da impedire che altre potenze vi conquistino un ruolo di primo piano.

La seconda ipotesi di gestione del pianeta è, invece, sostenuta dall'ONU e si basa su quel multipolarismo che dovrebbe avere tra i suoi cardini l'Europa.
Tale opzione esclude forse la guerra? No, coloro che vi si riferiscono, riconoscono come legittime tutte le missioni militari precedenti a quella irachena del 2003.
Ancora: il multipolarismo che dovrebbe frenare il colosso USA, si lega all'indipendenza dall'occidente dei popoli ad esso soggetti? Assolutamente no.
Si pensi all'intervento, legittimato dall'ONU, che la Francia ha effettuato nella Costa d'Avorio, dilaniata da una crisi interna: esso ha portato ad un rafforzamento del vincolo di subalternità di quel paese verso Parigi.
Dunque stiamo parlando di un'altra opzione imperialista, animata dal desiderio di non lasciare ai soli States la gestione del pianeta.

Ora, tra le due ipotesi qui descritte vi saranno, in futuro, momenti di scontro, come di mediazione e di ricomposizione.
Ma, al di là dell'andamento delle loro "questioni interne", deve risultare chiaro che le due facce della "union sacrée" che si pretende contro il terrorismo, vanno contrastate entrambe.
Il movimento non può più lasciarsi irretire da prospettive fuorvianti come il multipolarismo, altrimenti ricadrà di continuo nella disillusione, vanificando le sue potenzialità.
Quelle, appunto, che si sono manifestate il 15 febbraio 2003 nelle piazze di Roma, New York, Delhi, Lima...

Altro che patriottismi e culto delle bandiere! Abbiamo visto una spinta planetaria dal basso, contro le guerre e gli interessi che le muovono, di chiunque siano.
Una spinta internazionalista che rimanda all'idea della comunità umana, della fine di ogni barriera.
E' ancora possibile raccoglierla, rilanciarla? Forse sì, magari proprio a partire da oggi, da un 20 marzo che finalmente rivendichi il rifiuto di tutti gli imperialismi.

Corrispondenze Metropolitane - Collettivo di controinformazione ed inchiesta

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