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Val di Susa: nuovi blitz dei No Tav, PD e PDL incitano alla repressione

(26 Luglio 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Val di Susa: nuovi blitz dei No Tav, PD e PDL incitano alla repressione

foto: www.radiocittaperta.it

Man mano che le iniziative del movimento contro l’alta velocità si intensificano e diventano più incisive, cresce il nervosismo di chi, nel mondo politico, sponsorizza la ‘grande opera’.

Questa mattina i militanti No Tav hanno lasciato il campeggio-presidio di Chiomonte per scendere a Susa e continuare l’operazione di coinvolgimento diretto della popolazione, grazie alla quale un fronte di opposizione comune resiste da ormai 22 anni in questa valle.

Così, mentre lo Stato italiano “festeggia” i suoi 150 anni con inni, parate, feste di soldati e tricolori che tornano a sventolare per far sembrare belli e sacri i massacri compiuti, in piazza d'Armi a Susa i No Tav hanno ammainato la bandiera italiana che normalmente guarnisce il monumento dei Caduti del Mare, per affiancarvi quella che porta il loro simbolo. Il blitz simbolico è avvenuto nel giorno di mercato, quando a Susa erano riuniti in piazza migliaia di persone tra commercianti e acquirenti.

Ancora nella mattinata di oggi, un centinaio di manifestanti si sono presentati davanti all'Italcoge, un deposito di materiali e mezzi di due ditte che hanno ottenuto l’appalto per la recinzione dei cantieri imposta poche settimane fa con una militarizzazione della valle e con un uso spropositato della forza che non ha precedenti. Anche qui i manifestanti hanno issato su un pennone una loro bandiera.

L'azienda accusa i militanti di aver bloccato l'uscita dei mezzi, mentre il movimento spiega: «Abbiamo parlato con gli operai per informarli sulla protesta». E non solo: «Abbiamo distribuito volantini», nei quali si attacca la Italcoge per le «devastazioni al territorio valsusino».

L’ennesima mobilitazione di questa mattina ha scatenato la reazione dei due maggiori partiti del paese, sempre più nervosi per i ritardi nell’avvio del tunnel che potrebbe causare un ulteriore ritiro dei finanziamenti europei dopo quello già deciso da Bruxelles nei giorni scorsi. "La necessità di individuare strumenti giudiziari ad hoc, per porre fine alle quotidiane azioni violente e delinquenziali ad opera degli estremisti in Val Susa, è diventata un’urgenza” ha affermato ad esempio il deputato del Pdl Agostino Ghiglia. Dello stesso avviso Emanuele Fiano, presidente del forum Sicurezza del Partito Democratico, e Stefano Esposito, deputato Pd. "La notizia appena diffusa che questa mattina un centinaio di No Tav abbiano fatto irruzione all'interno dell'Italcoge, azienda appaltatrice dei lavori della Tav, impedendo ai lavoratori di uscire per andare nel cantiere di Chiomonte, è l'ennesimo, gravissimo episodio di violenza contro la realizzazione di un'opera necessaria e regolarmente autorizzata nelle sedi democratiche preposte", dichiarano gli esponenti democratici che si erano distinti poco più di un mese fa per aver chiesto a Maroni l’intervento dell’esercito contro i manifestanti alla vigilia dell’assalto alla valle del 27 giugno.

«Quella dove sorge il cantiere è una zona bellissima di vigne e vino. La cantina sociale dei produttori della zona non può funzionare perché i clienti non hanno l’accesso. L’agriturismo nemmeno. Un sito archeologico è stato distrutto, queste possibilità di lavoro sono cancellate per sempre. Lo stesso museo è diventato una caserma» racconta Nicoletta Dosio, storica militante No Tav, ai microfoni di Radio Città Aperta. I media continuano nell’operazione di diffusione di false informazioni: “i lavori non sono mai cominciati, non ci sono riusciti: sono asserragliati nel fortino. Il resto è in mano nostra. Continuano a ricucire le reti che noi quotidianamente tagliamo. I media di regime sono pagati. Per continuare a portare avanti bugie che ci uccideranno tutti».

Nicoletta Dosio denuncia inoltre un avvelenamento del territorio che andrà avanti per anni operato dalle autorità in maniera cosciente, sistematica, e illegale.

«Siamo ormai abituati da quattro giorni a ricevere gas e idranti da parte delle forze dell’ordine” aggiunge Ermelinda, un’altra esponente del movimento valsusino.

«Ieri (domenica 25 luglio) era una giornata tranquillissima, che ha visto all’interno del campeggio-presidio la partecipazione di migliaia di persone. Alle 17.00 era prevista l’iniziativa degli alpini NO TAV, che disobbedendo all’ordinanza dell’ANA, l’Associazione Nazionale degli Alpini, che li aveva diffidati dal recarsi al presidio-campeggio davanti al loro fortino, invece sono venuti in 300, hanno fatto un bellissimo intervento in cui hanno spiegato le ragioni della loro presenza e la contrarietà a quelli che sono per loro considerati dei mercenari: questi alpini che vengono da fuori, dove vanno ad esportare la cosiddetta democrazia, e che oggi sono impegnati in 150 a dare manforte a polizia e carabinieri. Hanno percorso il sentiero che abbiamo liberato la settimana scorsa, per raggiungere gli alpini che erano dall’altra parte e non si facevano vedere da questa parte del loro fortino, e a cantare i loro cori.

C’è stata una partecipazione popolare molto forte, c’erano migliaia di persone venute a vedere questa “alpini VS alpini”. Alle 18 di domenica la contestazione si è trasformata in assemblea quando sono arrivati Haidi e Giuliano Giuliani, di ritorno dalle iniziative del finesettimana a Genova.

Haidi Giuliani ha ricordato che Carlo aveva capito l’importanza della lotta di questa valle già nel 1998, quando morirono in carcere Sole e Baleno, che – ricorda sempre Ermelinda da Radio Città Aperta - erano una ragazza e un ragazz accusati di essere i responsabili di alcuni attentati, già all’epoca, contro l’Alta Velocità. Carlo venne a quelle manifestazioni, e sua mamma ha voluto ricordare quindi anche questa continuità dicendo: “Sicuramente Carlo sarebbe stato qui”»

Tutto questo mentre un elicottero dei Carabinieri perlustrava la zona, in un contesto di guerra in una valle dove sono arrivati 150 Alpini di ritorno dall’Afghanistan e al seguito di mezzi blindati a supporto dei 2000 poliziotti e carabinieri già schierati.

«Le pressioni davanti al cancello, dove si svolge la consueta battitura che ormai da giorni le inferriate poste intorno al fortino, hanno fatto crollare questo cancello. A quel punto è iniziato il lancio di lacrimogeni e, voglio ribadire, i lacrimogeni li sparano in modo che arrivino al campeggio, incuranti che lì, nella giornata di ieri in maniera particolare, c’erano un sacco di famiglie con bambini, persone anziane, che si riparavano anche dal sole della giornata, che non erano presenti vicino ai cancelli. Quindi di nuovo ieri sera verso le otto e mezza il campeggio è stato investito dai candelotti. Questa cosa comincia a diventare un problema anche dal punto di vista di quello che possiamo reggere, ogni giorno a respirare quello che sappiamo anche essere molto nocivo».

Lo ha spiegato il professor Massimo Zucchetti, fisico nucleare del Politecnico di Torino, nella lezione universitaria tenuta fuori sede a Chiomonte nei giorni scorsi: i lacrimogeni utilizzati in Val Susa sono armi chimiche proibite in guerra in base alle convenzioni internazionali, ma in dotazione agli agenti antisommossa italiani dal 1991. Dieci anni fa lo storico debutto dell’arma chimica a base di ‘CS’ al G8 di Genova, oggi utilizzata in quantità industriali contro i No-Tav. «Dopo – continua Ermelinda - hanno smesso di sparare, e la popolazione è comunque rimasta sul posto, proprio per voler dire che non è con questi mezzi che fermeranno la nostra battaglia. Anzi, da quello che abbiamo potuto notare noi, ogni volta che loro aumentano della violenza, aumenta il livello della partecipazione”.

Claudia Cucco, Marco Santopadre – Radio Città Aperta

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