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Algeria

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(9 Gennaio 2011) Enzo Apicella
Rivolta contro il caro-vita in Algeria

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    Qui, come laggiù, ci sono ancora molte Bastiglie da prendere...

    dalla Francia

    (28 Luglio 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

    Quest’anno, il 14 luglio ci ha gratificato non solo della sempiterna parata militare, ma, come se non bastasse, di discorsi di uno sciovinismo crasso per difenderla.

    Eva Joly, a giusto titolo, ha denunciato il costo della parata e ha sottolineato che solo le dittature organizzano simili dimostrazioni. L’UMP ribatte che la candidata di Europe Écologie alle elezioni presidenziali non è autenticamente «francese»... quando lei vive qui da 50 anni. E il primo ministro Fillon pretende che i «nostri» soldati ci difendono, mentre almeno dal 1945 rischiano la loro vita soltanto per gli interessi della borghesia francese nelle sue ex colonie. La parata militare, ci dicono, sarebbe un’eredità della rivoluzione del 1789, in altre parole un modo di promuovere i diritti dell’uomo. Come quando Sarkozy aveva invitato nel 2008 i dittatori siriano Bachar El Assad ed egiziano Hosni Mubarak ad assistere alla rassegna delle truppe ... e del materiale bellico «made in France» ?

    Le Bastiglie arabe continuano a tremare

    Non si può dire che ciò abbia loro portato fortuna. In Siria, la rivolta non si affievolisce. Il regime ha un bel assassinare decine di manifestanti e arrestare centinaia di oppositori ogni settimana, non ne viene a capo. . Così, quando l’esercito ha posizionato carri armati di fronte a Homs, la popolazione ha manifestato contro il loro ingresso nella città. E venerdì 15 luglio, l’opposizione stimava un milione il numero totale dei manifestanti, la cifra più elevata dall’inizio della rivolta.

    Mubarak, dal canto suo, sarebbe in coma. Il regime militare che dirigeva finora gli è sopravvissuto. Ma da più di una settimana, piazza Tahrir è nuovamente occupata da un sit-in di molte migliaia di persone. Il potere ha ceduto su una parte delle sue rivendicazioni, promettendo di limitare i processi dei civili da parte dei tribunali militari, di allontanare certi ministri e di epurare una parte dell’apparato poliziesco sempre in carica.

    I Tunisini vi hanno visto un incoraggiamento a fare altrettanto? Il fatto è che centinaia di persone sono riuscite a superare gli spessi cordoni di polizia e a manifestare di fronte ai ministeri venerdì scorso. Lo stesso giorno, in Yemen, molte decine di migliaia di oppositori del presidente Saleh manifestavano essi pure. Costui, curato in Arabia Saudita dopo essere stato colpito da un razzo un mese e mezzo fa, aveva cercato di riprendere in mano la situazione diffondendo un messaggio video : un fallimento.

    Commemorare la Rivoluzione Francese... con le nostre lotte !

    Questi cortei che percorrono le città del mondo arabo – così come quelli degli statali inglesi o dei Greci, furiosi di vedersi imporre il pagamento del debito prodotto dalla finanza e dagli speculatori di ogni genere – sono il miglior omaggio che si possa rendere ai rivoluzionari del 1789-1793. Ricordano che i popoli tollerano la tirannia e le ineguaglianze sociali soltanto se costretti e forzati, e che a un dato momento possono sollevarsi. Ecco come la rivoluzione si pone all’ordine del giorno.

    Niente a che vedere con la timida proposta di Eva Joly di sostituire i carri armati e i paracadutisti con una «parata cittadina» in cui i poveri, giovani o vecchi, celebrerebbero con i ricchi «la fortuna di stare insieme»... prima di tornare al lavoro per pagare i debiti dei banchieri.

    Per ora, i dittatori arabi si aggrappano alle loro sedie, e il rullo compressore della finanza internazionale continua a schiacciare l’Europa sotto il peso del debito. Qui, come laggiù, le nostre mobilitazioni e la prospettiva rivoluzionaria possono farli cadere.

    Editoriale del bollettino di fabbrica "l’Etincelle" pubblicato dalla frazione di minoranza di Lutte Ouvrière - 18 luglio 2011
    http://www.convergencesrevolutionnaires.org
    traduzione di Michele Basso

    Convergences Révolutionnaires

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