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100.000 israeliani in piazza, no al carovita

Migliaia di persone hanno manifestato sabato sera nelle principali città israeliane sotto lo slogan “No alla disuguaglianza sociale” per protestare contro l'aumento del costo della vita e i salari bassi. Nuove manifestazioni sono previste per i prossimi giorni.

(1 Agosto 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nena-news.com

100.000 israeliani in piazza, no al carovita

manifestazione a Gerusalemme - foto: www.nena-news.com

DI MARTA FORTUNATO

Gerusalemme, 1 agosto 2011, Nena News (nella foto, manifestazione a Gerusalemme) - “Questa è una manifestazione della classe media israeliana che è sempre più povera. Gli stipendi non aumentano e molte famiglie fanno fatica ad arrivare a fine mese”. Queste le parole di Sofia, un'israeliana di Gerusalemme, che sabato 30 luglio ha deciso di scendere in piazza per protestare contro il carovita e contro le politiche economiche di Benjamin Netanyahu. Come lei, più di 100.000 persone, in 10 città israeliane. Numeri da capogiro: 30.000 nella sola Tel Aviv, 10.0000 a Gerusalemme, più di 8.000 ad Haifa.

“Guadagno 3700 shekel al mese (740 euro) e l'affitto è di 4000 shekel (800 euro)” ha raccontato Ester a Nena News – sono qui perché è necessario essere uniti e fare pressioni sul governo. E questa manifestazione mostra che se uniamo le forze otterremo dei risultati. Non avevo mai visto così tanta gente per le strade”. Migliaia di persone hanno manifestato a Gerusalemme davanti alla residenza del primo ministro Benjamin Netanyahu sventolando bandiere israeliane e chiedendo di porre fine alle disuguaglianze economiche e sociali.

“Da 15 anni sono costretta a vivere in una tenda” ha dichiarato Rosy, “nessuno mi ha aiutata e ora sono qui per sostenere questo movimento anche se sono molto negativa. Il governo non troverà una soluzione e i problemi economici rimarranno”. Anche Ester, indignata, ha raccontato di aver chiesto degli aiuti economici per lei e le sue due figlie piccole, di cui una invalida al 100%. “Mi hanno detto di tornare quando avrò almeno tre figli”.

Ma cosa spinge queste persone a scendere in piazza? “Ci focalizziamo solo sulla situazione economica e sociale, non parliamo mai di politica” ha continuato Ester - “ognuno ha una propria visione e in questo contesto discutere di argomenti politici creerebbe solo confusione e dividerebbe questo grande movimento che sta nascendo”.

Quindi, in definitiva, nessuna critica e nessuna opposizione all'aggressiva politica di occupazione e colonizzazione della Cisgiordania. Ci si concentra solamente sulla società israeliana.

Tuttavia, il problema di fondo, anche se apertamente non se ne parla, rimane politico: Netanyahu incentiva la costruzione di nuovi insediamenti e promuove agevolazioni economiche per tutti coloro che decidono di spostarsi in Cisgiordania. I prezzi delle case sono molto bassi e i coloni godono di molti privilegi ed incentivi economici. E nessuno parla delle umiliazioni che quotidianamente subiscono i palestinesi da parte dell'esercito israeliano, né della continua espansione degli insediamenti israeliani costruiti illegalmente su terre palestinesi.

“A parte per loro (i palestinesi, ndr), penso che l'impatto delle colonie siano molto negative per noi israeliani” ha spiegato Sofia - tutte le tasse che paghiamo vengono utilizzate per proteggere i coloni in Cisgiordania. Conosco molte persone che si sono trasferite lì per motivi economici, ma io non lo farei mai, sarebbe troppo scomodo per me”. Nessun motivo ideologico, quindi, solo motivi pratici, una richiesta di maggior dignità, giustizia ed uguaglianza sociale. Sempre e solo per gli israeliani.

100.000 israeliani in piazza, no al carovita

Tende all'Independence Park (Gerusalemme Ovest) - foto: www.nena-news.com

Rivendicazioni che tuttavia non possono non far venire in mente le rivolte nel mondo arabo e quelle che attualmente stanno interessando la Spagna. Tanti israeliani però non vogliono ammetterlo. “Israele è già una democrazia, non ci possono essere paragoni” ha dichiarato T. a Nena News – non so cosa stia succedendo in Spagna, ma so che per Israele questo è un movimento nuovo, che è nato e si è sviluppato in questo contesto”. Ma c'è anche chi queste somiglianze le nota. “Se il governo non ci darà delle risposte, questo luogo diventerà la nuova piazza Tahrir” ha urlato al megafono un giovane studente israeliano davanti alla folla di manifestanti.

“Gli ebrei negano che ci possa essere un legame tra i movimenti nel mondo arabo e quelli che si stanno propagando in Israele in questo giorni solo perchè per loro è qualcosa di inconcepibile ma nella realtà è proprio quanto sta avvenendo” ha concluso Ester.

Nel frattempo anche gli arabi israeliani sono stati contagiati da queste proteste: in questi giorni alcuni palestinesi che abitano nella città vecchia di Gerusalemme stanno pensando di aderire alle iniziative degli indignati e di cominciare a vivere nelle tende accampate vicino all'Independence Park e in Ben Yehouda Street. “Se per noi la situazione è difficile, per gli arabi di Gerusalemme i problemi sono cinque volte più grandi” ha affermato Julia, una ragazza israeliana che da più di una settimana vive in una tenda come segno di protesta.

Rimane il fatto che queste manifestazioni sono guidate da israeliani concentrati solo sui loro interessi, che fanno parte di quella sinistra sionista che nega ogni diritto al popolo palestinese e che silenziosamente appoggia la politica di Netanyahu. Nena News

Nena News

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