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(30 Maggio 2012) Enzo Apicella

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Compatto il fronte borghese per una nuova riduzione dei salari

(3 Agosto 2011)

La crisi generale dell’economia capitalistica continua la sua marcia inesorabile che ha per destinazione finale il suo crollo catastrofico.

In ogni paese, dalla Spagna alla Grecia, dal Regno Unito all’Italia, indipendentemente dal colore del governo, i provvedimenti adottati sono analoghi: demolizione dello Stato sociale, blocco o riduzione dei salari, aumento delle tasse che colpiscono inevitabilmente sempre in primo luogo i salariati. L'obiettivo finale è sempre il salario sia esso diretto, indiretto (servizi sociali), differito (liquidazione, pensione).

Più si aggrava la crisi più diviene evidente che non esiste una politica “di destra” che si differenzia sostanzialmente da una politica “di sinistra”, ma un’unica politica borghese che, per tenere in piedi il capitalismo, ha a disposizione un solo strumento: aumentare lo sfruttamento del proletariato.

In Italia l’approvazione “a tempo di record” della finanziaria – fra le più pesanti dal dopoguerra – ha mostrato come da sinistra a destra, passando per il Capo dello Stato, un regime unico non ha esitato un’istante a colpire ulteriormente i lavoratori per tenere in piedi l’economia capitalistica.

Non può essere diversamente se si afferma che non può esistere altra società se non quella capitalistica: allora la sopravvivenza stessa dei lavoratori è legata a questa società, e per essa devono essere pronti ad ogni sacrificio. Questo è il principio politico fondamentale di ogni partito borghese: o capitalismo o morte!

Essendo la crisi economica del capitalismo insanabile e destinata ad aggravarsi, la borghesia e il suo regime richiederanno al proletariato sacrifici sempre più duri, fino minacciare la vita stessa dei lavoratori. Questo è esattamente quanto accade ormai da decenni, dall’abolizione della scala mobile (1984-1992), alla demolizione del sistema previdenziale (1995), all’introduzione e allargamento dei contratti precari (1997-2003), tant’è che ormai da anni vi è la consapevolezza generale che le nuove generazioni di proletari vivranno peggio – e di molto – rispetto alle vecchie.

La vera alternativa per la classe lavoratrice non è fra “destra” e “sinistra”, ma fra il programma politico borghese, che mira alla difesa del sistema capitalistico, e quello proletario che ha per obiettivo il suo abbattimento e superamento.

Questo programma non è da inventare ma da riscoprire: è l’originale programma comunista rivoluzionario. I suoi cardini economici sono l’abolizione del lavoro salariato, la drastica riduzione dell’orario di lavoro, l’obbligo al lavoro, il regolamento della produzione non più sui parametri economici del capitale – che con l’abolizione del salario va estinguendosi – ma su quelli dei bisogni umani. I cardini politici sono la rivoluzione della classe lavoratrice e la sua dittatura sulla borghesia privata del potere.

L’attuazione del programma rivoluzionario, liberando la produzione dalle leggi del capitalismo, restituendo al lavoro il carattere di naturale elemento di realizzazione di ogni uomo, condurrà alla scomparsa delle classi sociali.

Andrà così ad estinguersi anche l’ultima macchina statale, quella della classe lavoratrice, in quanto verrà meno la ragione della sua esistenza, la repressione del tentativo della borghesia di riportare indietro la ruota della storia.

Il ritorno della parte più avanzata della classe proletaria all’originale programma rivoluzionario comunista è possibile solo nelle file di quel partito – il Partito Comunista Internazionale – che ne ha difeso l’integrità in quasi un secolo di controrivoluzione e contro tutte le forme dell’opportunismo: ieri contro il falso socialismo di marca prima staliniana, poi maoista, cubana, ecc., oggi contro i sempre più deteriori epigoni di quelle ideologie, ridotti a “moralizzare” la politica borghese, negando ogni prospettiva sociale e politica autonoma della classe lavoratrice, che vogliono inchiodata per sempre in economia al lavoro salariato e in politica alla democrazia, la più efficace mascheratura della dittatura del Capitale.

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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