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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Crisi economica e sociale in Grecia.

Fuori dai giochi parlamentari - Per la ricostruzione degli organismi indipendenti sindacali della classe

(3 Agosto 2011)

Il 15 giugno i lavoratori greci sono scesi in piazza per il terzo sciopero generale di quest’anno. Ad Atene durante la manifestazione l’ira contro i partiti di governo e di opposizione, contro i politici privilegiati e corrotti, si è manifestata nell’attacco al Parlamento, provocando la reazione della polizia.

Lo sciopero era per opporsi ai nuovi provvedimenti che il governo del Pasok si appresta a prendere, stretto per il collo dalla Banca Centrale Europea. L’ennesimo piano di austerità prevede tagli ulteriori a salari e pensioni e massicci licenziamenti nel pubblico impiego. Anche in Grecia i lavoratori sono costretti ad ulteriori, drammatici sacrifici, per assicurare ai “tagliatori di cedole” e alle banche di continuare ad accumulare profitti e allo Stato borghese di continuare a funzionare e a tenere in efficienza il suo apparato di repressione e di controllo della classe lavoratrice, compresi sindacati e partiti cosiddetti di sinistra, tutti nella lista dei fornitori di servizi per il Capitale.

Come soluzione alla crisi del governo, costretto ad accettare le imposizioni delle banche europee, i partiti della sinistra parlamentare, dal KKE a Syriza e Synaspismos, chiedono elezioni anticipate: questo solo per distogliere il proletariato dalla lotta ed imprigionarlo nei giochi parlamentari e nell’inganno delle elezioni.

I lavoratori greci non possono aspettarsi nulla dalle elezioni né dal teatrino parlamentare, ma solo dalla loro vera organizzazione di lotta di classe.

Nessun governo borghese difenderà i loro interessi, neppure se ne faranno parte il KKE o gli altri partiti della cosiddetta “sinistra” parlamentare. Anzi, nei momenti di crisi politica grave sono proprio questi partiti a diventare i primi difensori del regime borghese, come ha storicamente dimostrato, una volta per tutte, il ruolo svolto dalla Socialdemocrazia in Germania nei primi venti anni del Novecento, quando furono proprio i socialdemocratici a portare il proletariato alla guerra mondiale e a spezzare poi il movimento comunista rivoluzionario.

Quello del 15 è stato l’undicesimo sciopero generale dall’inizio del 2010. Ma il regime borghese è ormai attrezzato a resistere a questo tipo limitato di mobilitazioni, da una parte con il contenimento poliziesco della piazza, dall’altro “dialogando” con sindacati e partiti d’opposizione per arrivare a nuovi accordi, salvo poi rimetterli regolarmente in discussione e peggiorarli nelle settimane successive.

I sindacati greci, sia l’Adedy sia lo Gsee sia il Pame, non sono sindacati di classe decisi a difendere fino in fondo gli interessi generali del proletariato ma sono legati a doppio filo ai partiti borghesi e opportunisti, e svolgono un’azione di freno e contenimento invece che di stimolo alla lotta per la difesa delle condizioni di vita e di lavoro del proletariato, in primo luogo di quello più debole e sfruttato.

È necessaria una organizzazione sindacale che lavori senza riserve per assicurare l’unità della classe lavoratrice, per superare le contrapposizioni tra lavoratori privati e lavoratori pubblici, tra quelli garantiti e quelli precari, tra anziani e giovani, tra lavoratori attivi e disoccupati, tra manodopera autoctona e immigrata. Se la classe lavoratrice ricostituirà la sua unità sul piano della sua difesa economica potrà vincere la sua battaglia, altrimenti dovrà soccombere!

In Grecia la generosa lotta del proletariato porterà i proletari più combattivi a comprendere che non si tratta di vincere un partito o un governo ma che il nemico è il regime del Capitale nel suo complesso; per questo dovranno mettere al primo posto l’impegno per formare delle organizzazioni di classe in grado di assicurare la difesa quotidiana degli interessi dei lavoratori.

Le gravi misure che il governo greco sta imponendo ai suoi proletari sono le stesse che stanno prendendo tutti gli Stati a capitalismo avanzato. Oggi La borghesia mondiale impone al proletariato di versare lacrime e sangue per cercare di reagire al male che, come un cancro, rode il suo organismo dall’interno: la crisi mondiale di sovrapproduzione. Domani essa imporrà ai proletari di andare a scannarsi sui fronti di guerra per dare una nuova, orribile giovinezza a questo decrepito sistema economico, come è già avvenuto nel 1914 e poi nel 1939.

Non ci sono alternative all’interno del capitalismo; non ne può esistere uno più giusto, meno corrotto, più rispettoso degli uomini: la ricerca di sempre maggiori profitti non sopporta regole e potrebbe arrivare, in una corsa cieca, a distruggere l’umanità stessa.

Il rifiuto del regime del Capitale non può che essere totale e rivoluzionario. Occorre ritornare al programma genuino del comunismo rivoluzionario di sinistra, per l’emancipazione del proletariato dal lavoro salariato, al Partito Comunista Internazionale!

PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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