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(11 Agosto 2011)
Wikipedia, enciclopedia in rete che viene considerata da tutti come il punto primo per avere delle informazioni “sicure”, per fare delle ricerche quando si deve parlare o scrivere di un argomento qualsiasi, Wikipedia che chiede contributi economici per fare sempre meglio il suo lavoro, Wikipedia che si vorrebbe far dichiarare addirittura dall’Unesco “patrimonio dell’umanità” (!): Wikipedia, mi si consenta, è una gran bufala.
Ovviamente parlo per esperienza personale, ma dato che l’argomento che meglio conosco sono io, ritengo di essere la persona più adatta per dire che, quantomeno per ciò che su di me sta scritto in Wikipedia, la medesima è una gran bufala (auspico peraltro che gli altri argomenti vengano trattati con più cognizione di causa di quanto non si sia fatto con me).
E che non sia solo una bufala ma sia in malafede è dimostrato dal fatto che più di una volta ho inviato correzioni e precisazioni, oltre a smentite, delle cose che su di me si scrivono e Wikipedia, imperterrita, ha continuato a propagare le sue bufale sulla sottoscritta e sul suo lavoro di ricerca.
Va detto che dopo avere comunicato ai gestori del sito che intendevo adire le vie legali se continuavano a scrivere falsità sul mio conto, oggi in Wikipedia appare parte della mia “biografia autorizzata”, cioè quella che io stessa ho messo in rete e che dovrebbe descrivere me stessa e la mia attività al di là del gossip che gira sul mio conto.
Però esiste tuttora, rintracciabile in rete con il mio nome e cognome, una “discussione” sulle foibe:
( http://wikipedia.virgilio.it/wikipedia/wiki/Discussione:Massacri_delle_foibe )
della quale dico, prima di tutto, che mi pare allucinante che alcune persone, anonime, si permettano di scrivere pagine su pagine su un argomento che non conoscono (per loro stessa ammissione) trinciando sentenze su quello che hanno scritto altri, sputando giudizi e critiche che vanno anche a volte oltre il concetto giuridico di “continenza”, senza neppure comunicare alle persone che vengono vivisezionate in tal modo in pubblico se intendono intervenire per far valere le proprie ragioni (considerando che, quantomeno nel caso che mi riguarda, molte delle affermazioni che mi vengono attribuite NON SONO cose che ho detto io).
Cito innanzitutto un tale “presbite” (ottima la scelta del nickname, dato che da quanto scrive evidentemente deve avere dei problemi di vista se non ha capito quanto ho scritto, ma se è presbite si metta gli occhiali prima di interpretare distorcendo gli scritti altrui, altrimenti si potrebbe pensare che sia in mala fede) che ha profuso a piene mani note biografiche sulla mia persona che andrò a smentire pezzo a pezzo (scusate la lunghezza, ma non è piacevole vedere come persone sconosciute e per di più anonime si permettano di scrivere colossali bufale su di te in rete, visibili a tutto il mondo).
Inizio da questa “leggenda metropolitana”:
“la Cernigoi se n'è andata sbattendo la porta da Rifondazione Comunista, dopo aver espressamente accusato i vertici del partito di partecipare ad una campagna internazionale di rivalutazione del fascismo e del nazionalismo, contro le forze partigiane comuniste”.
Falsità pura. Non sono uscita sbattendo la porta, semplicemente non ho rinnovato la tessera dal 2001 (molto prima che Rifondazione iniziasse a parlare di foibe), pur continuando a collaborare con il partito, prova ne sia che sono stata più volte candidata nelle loro liste, sia pure come indipendente, ed ho partecipato ad un convegno a Verona l’11/5/2002 organizzato da Rifondazione sulle foibe. Non ho mai accusato il partito di quanto sostiene il presbite, si veda il mio intervento agli atti del convegno di Venezia sulle foibe del 13/12/2003.
Prosegue il sedicente ipovedente:
“La Cernigoi partecipa attivamente alle attività di CNJ, un'associazione a difesa della memoria storica della Jugoslavia di Tito, che fra l'altro ha appoggiato a tutta forza Milosevic, anche quando Milosevic era già a L'Aja con varie e terrificanti imputazioni sul capo. Perché questo? Perché Milosevic si presentava esteriormente non tanto come paladino della "serbitudine", quanto come ultimo difensore della Jugoslavia socialista”.
Preciso: sono socia e collaboro con il Coordinamento Nazionale per la Jugoslavia (CNJ), e non mi vergogno a dire che sono “jugonostalgica” nel senso che reputo positiva e valida l’esperienza della Jugoslavia socialista (esperienza fallita per tanti e tali motivi che non sono ricostruibili in poche righe ed io, a differenza di chi scrive nei blog per sputtanare la gente, sono restia a sputare sentenze solo per far vedere che mi esprimo), soprattutto se raffrontata alla situazione attuale degli staterelli in cui la Jugoslavia si è dissolta. Quanto a Milosevic, è vero che il CNJ collaborava alla sua difesa dato che le “varie e terrificanti imputazioni” erano in gran parte calunnie, ed è vero che abbiamo espresso dubbi sulle modalità del suicidio di Milosevic, al quale erano state tolte alcune medicine indispensabili. Il presbite si metta gli occhiali e legga (e riporti) tutto ciò che riferisce ad un argomento di cui intende parlare. Mezza verità è mezza bugia, si dice.
Andiamo avanti, perché qui si va nella diffamazione bella e buona.
“ La Cernigoi è quella che afferma che la caccia al Ciellenista (membro del Comitato di Liberazione Nazionale) di Trieste da parte degli jugoslavi era cosa buona e giusta, così come sono giustificabili le varie fucilazioni di questi antifascisti. Qual era il loro peccato mortale, aggiungo io? Quello di non aver aderito immediatamente all'autoproclamazione di annessione della Venezia Giulia alla Jugoslavia, fatta ancora nel 1943 dalle forze partigiane di Tito”.
Lasciando da parte l’aggiunta del presbite (che se pensa in tal modo non vedo perché debba pretendere di coinvolgere anche la sottoscritta nei suoi pensieri) sfido chiunque a trovare mie affermazioni del tono di quelle sopra descritte.
Il concetto, che io ho affrontato storicamente e che ho espresso non solo nei miei scritti ma in dibattiti pubblici (come quello seguito alla presentazione del libro di Raoul Pupo “Trieste 1945” svoltosi il 21/4/2010) è che l’esercito jugoslavo, essendo uno degli eserciti alleati contro l’Asse (l’Italia era solo “cobelligerante”, ricordiamo), aveva tutto il diritto, sancito dalle regole dell’armistizio firmato dall’Italia, di chiedere “collaborazione” (nel senso che dovevano porsi a loro disposizione) alle forze armate presenti sul territorio dove arrivavano. A Trieste il Corpo Volontari della Libertà (CVL), dipendente dal CLN (che già era uscito dal CLN Alta Italia perché si rifiutava di collaborare con la resistenza jugoslava: e qui va ribadito un concetto che spesso viene presentato capovolto: quando si dice che a Trieste il Partito comunista non faceva parte del CLN, bisognerebbe specificare che era stato per primo il CLN triestino a porsi fuori dal CLNAI che aveva dato come direttiva quella di allearsi con gli Jugoslavi, e per questo il PC triestino, che lavorava assieme al Fronte di Liberazione – Osvobodilna Fronta non faceva parte del CLN), forse per un malinteso senso di patriottismo, o forse per altri motivi, non volle consegnare le armi all’esercito jugoslavo, così come le guardie di finanza (incorporate all’ultimo momento nel CVL) in alcuni casi non si misero a disposizione degli jugoslavi o addirittura spararono loro contro, probabilmente perché ordini sbagliati erano stati loro impartiti dall’alto (e qui potremmo aprire tutta una lunga dissertazione sul “piano Graziani” che teorizzava le provocazioni contro gli Alleati in modo da creare disordini ed incidenti). Va considerato che si era alla fine di un conflitto mondiale dove sostanzialmente i combattenti erano divisi in due gruppi: quelli che combattevano con l’Asse e quelli che combattevano con gli Alleati. Se all’arrivo di un esercito alleato alcuni armati non si ponevano a loro disposizione, venivano logicamente considerati come “nemici”, con le conseguenze del caso, e ciò vale sia per chi non si consegnava agli angloamericani che per chi non si consegnava agli jugoslavi. Ciò significa valutare i fatti storici e non “ragionare come nel 1945” quando si “eliminava tutti coloro con cui non ci si trovava d’accordo”, accusa che Pupo ha mosso alla sottoscritta nel corso del convegno, e che trovo piuttosto pesante ed offensiva, oltre che fuori luogo nell’ambito di un dibattito storico. L’interpretazione del presbite può andare di pari passo con quella del professor Pupo, ma si tratta di valutazioni politiche e non storiche, ribadisco. Ed a questo proposito rimarco che nel link di Wikipedia, pure rimaneggiato in base alle mie informazioni, , è rimasta questa frase:
“Sulla medesima falsariga, ritiene giustificata la persecuzione jugoslava dei membri del Comitato di Liberazione Nazionale di Trieste che, secondo la Cernigoi, avrebbero agito in chiave anti-comunista e anti-jugoslava”.
Affermazione che rimanda al mio scritto “Luci ed ombre del CLN triestino”, che se letto fa comprendere che non si tratta di interpretazioni personali ma di riscontri storici sull’operato del suddetto CLN. Che io ritenga “giustificata” qualsivoglia persecuzione è invece una interpretazione del tutto fuorviante del mio scritto, per la quale mi riservo di adire le vie legali, in quanto diffamatoria.
Proseguiamo con l’intervento del presbite
“Impiegata pubblica, la Cernigoi è una ricercatrice storica dilettante (come moltissimi altri: questo non è sicuramente un problema: serve solo per capire da dove viene fuori) che ha scritto un libro sulle foibe a Trieste”
Il fatto che sia un’impiegata dell’Agenzia delle Entrate non è sicuramente cosa di cui mi vergogni o che nascondo, ma dato che la mia immagine pubblica non si basa sul fatto di dove lavori ma sulle cose che scrivo, e che dal fatto che il mio lavoro “ufficiale” (cioè quello che mi dà da vivere) sia nel pubblico impiego e non come giornalista, è servito negli anni ai miei detrattori per sminuire il valore di ciò che scrivo, come se Kafka (mi si consenta il paragone ardito) potesse essere meno Kafka per il fatto che viveva con un lavoro da impiegato. Ma è evidentemente funzionale per alcuni scrivere che dato che sono un’impiegata pubblica ciò inficia la mia credibilità come giornalista e ricercatrice, e se non si considera che sono iscritta all’Albo dei giornalisti dal 1981, quindi da ben prima di andare a lavorare per il Ministero delle Finanze (di nuovo la mezza verità) e che il valore di ciò che scrivo è dato da quello che scrivo e non da dove lavori, le precisazioni di persone come il presbite, ma anche del dottor Giorgio Rustia che per primo ha messo in evidenza il mio posto di lavoro per dimostrare la mia inattendibilità, possono influenzare chi non ha letto i miei studi ma per sapere di me va in Wikipedia. Del resto gli stessi dibattenti di Wikipedia si autodefiniscono “dilettanti”: il che però non pare ispirare loro l’idea di tacere riguardo le cose che non conoscono.
Tratto ora brevemente il discorso del presbite delle polemiche sorte sul mio libro (ma le polemiche non le ho create io…)
“Per cui - incredibilmente - addirittura Claudia Cernigoi venne chiamata da alcune giunte di sinistra a parlare in occasione del Giorno del Ricordo, scatenando baraonde a non finire”.
Come se la colpa delle “baraonde” fosse della vittima delle contestazioni e non di chi la contesta… ma qui va detto che il discorso è del tutto sballato, perché dove sono andata a parlare non s’è mai svolta alcuna “baraonda” (e sfido il presbite a dimostrare il contrario) mentre è vero che all’Università di Roma alcuni neofascisti provocarono degli scontri per contestare il fatto che doveva svolgersi una presentazione del mio libro (senza la mia presenza, tra l’altro).
Va qui riportato un passo del link riguardante i “massacri delle foibe” in Wikipedia
http://wikipedia.virgilio.it/wikipedia/wiki/Discussione:Massacri_delle_foibe
riguardante le presunte “testimonianze” dei “sopravvissuti”.
Leggiamo:
“Furono poche le persone che riuscirono a salvarsi risalendo dalle foibe comunque tra questi Graziano Udovisi, Giovanni Radeticchio e Vittorio Corsi hanno raccontato la loro tragica esperienza a storici e/o emittenti televisive”.
Questo passo, che prosegue con la “testimonianza” di Udovisi, è copiato pari pari da un articolo di Paolo Granzotto, la cui biografia (http://www.zam.it/biografia_Paolo_Granzotto ) lo definisce “polemista”.
Dunque, al polemista Paolo Granzotto Wikipedia riconosce competenza storica tale da riportare papale papale un suo articolo (non un saggio, si badi bene), mentre Pol Vice, che ha, con fior di documenti, sbugiardato la storia di Udovisi viene così descritto:
“Pol Vice, un saggista di ispirazione marxista, ha pubblicato un saggio critico all\'interno del quale sottopone il testo di Udovisi ad una serrata critica, giungendo ad affermare che siamo in presenza di un falso testimone”.
Ed in nota leggiamo: “Pol Vice, Scampati o no. I racconti di chi "uscì vivo" dalla foiba, Edizioni Kappa Vu, Udine 2005. Il libro è stato scritto in collaborazione con Claudia Cernigoi, accusata dallo storico Raoul Pupo di far parte del gruppo di autori "riduzionisti o negazionisti" delle foibe”.
Insomma si sputtana il Pol Vice, non solo perché di “ispirazione marxista”, ma anche perché avrebbe scritto il suo libro con una “riduzionista o negazionista delle foibe” (fatto oltretutto inesatto, perché Pol Vice si limita a ringraziarmi per l’aiuto che gli ho fornito, ma il libro è tutto farina del suo sacco), così accusata da uno “storico” come Raoul Pupo del quale nessuno dice che è stato l’ultimo segretario della DC triestina prima che essa si sciogliesse, eppure, chissà perché, essere stati esponenti di spicco democristiani non comporta la stessa schedatura di “storici di parte” come l’avere idee di sinistra.
Tornando alla sottoscritta, accenno ancora alle frecciatine gratuite, dove di un sito in cui appaiono centinaia di articoli si va a cercare un unico articolo (scritto molti anni fa in cui ipotizzo che la Sars (qualcuno si ricorda ancora della Sars?) possa essere derivata da una mutazione genetica causata dalla manipolazione della soia (sulla quale esiste fior di documentazione), per dire che è un’ipotesi del tutto assurda, senza peraltro spiegarne il motivo (io non sono biologa, ma ho riportato alcuni dati che possono far riflettere, cosa che non hanno fatto invece i “dilettanti” che mi criticano).
Del resto le spiegazioni non sono il forte del dibattito in Wikipedia, dato che un non meglio identificato “Inglig” ha scritto che “Cernigoi ha un peso nel mondo accademico pari a zero virgola” e “nessuno se l’è filata la Cernigoi, per cui nessuno l’ha nemmeno ritenuta degna d’una smentita argomentata”.
Ad Inglig non viene forse in mente che le smentite argomentate non sono arrivate perché non era possibile trovare gli argomenti per smentirmi, dato che il “mondo accademico” in realtà ha preso in considerazione i miei scritti (non solo quelli sulle foibe, come dirò poi) ed infatti Pupo e Spazzali si sono limitati ad inserirmi nelle “tesi militanti” del loro testo del 2003, ma non hanno in alcun modo portato documentazione per smentire le mie ricerche?
Il lato che potrebbe essere divertente, non fosse che è insultante per il mio lavoro, è che io sono l’unica ricercatrice che ha presentato fior di documentazione nuova ed inedita a comprova di quanto ha scritto (ed infatti io ho scritto in base alla documentazione che ho trovato e non alla mia “militanza”, che si esplica in modo diverso) ed in effetti sono l’unica ad essere tacciata come “militante”. E poi, piccola polemica personale: se nessuno mi fila, se conto zero virgola eccetera eccetera, come mai sono state riempite tante e tali pagine con informazioni sulla mia vita privata, chi ha fatto queste ricerche su di me, perché si è andato così a lungo avanti a litigare sul mio valore di ricercatrice (senza prendere contatto con me, ribadisco, nonostante io abbia una mail indicata nel mio sito), perché ancora oggi il mio profilo su Wikipedia è stato proposto per la cancellazione (censuriamo la persona sgradita?). Considerando che in Wikipedia vi è di tutto e di più, ed anche persone che hanno pubblicato molto meno di me, il fatto mi pare particolarmente interessante. Finché ciò che stava nel profilo poteva servire a sminuirmi, poteva stare. Adesso che hanno messo almeno una parte di verità andrebbe cancellato. Wow! Orwell avrebbe avuto di che scrivere in merito.
Voglio infine rilevare come gran parte del mio lavoro, delle mie ricerche storiche, non verta solo sulle foibe, come appare invece dal mio profilo su Wikipedia. Io non ho la monomania delle foibe (comportamento piuttosto ascrivibile ad altri, questi sì, pseudo studiosi dell’argomento), faccio ricerche ed ho scritto su molti altri temi, dalla storia della Resistenza e del collaborazionismo al confine orientale, alla strategia della tensione e del neofascismo, come si può agevolmente vedere visitando il mio sito.
Infine, a proposito del fatto che “nessuno mi filirebbe”, mi si consenta di far notare che il mio studio, pubblicato nel 2003 dal titolo “1972. Ricordi della strategia della tensione” è stato più volte citato da storici che si occupano dell’argomento ed è oggi reperibile in moltissimi siti. Non in Wikipedia, però…
agosto 2011
Claudia Cernigoi - La Nuova Alabarda
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