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Asili nido e riforma Moratti

(28 Marzo 2004)

Forse non tutti sanno che il Ministro della P.I. Moratti, con la sua riforma, produrrà danni anche agli asili nido.

La riforma prevede l’anticipo della frequenza dei bambini alla scuola dell’infanzia (possono iscriversi quest’anno i bambini che compiono tre anni ad aprile 2005). A settembre 2004 potranno frequentare la scuola dell’infanzia bambini di 29 mesi.

Il sistema scolastico italiano è un modello studiato in tutto il mondo per quanto concerne la fascia dell’obbligo (6-14 nni) e il fiore all’occhiello è la scuola dell’infanzia.
Alcune agenzie di statistica europee hanno definito i bambini italiani i più felici dell’Unione: in futuro non sarà più così.

Tutti gli studiosi dell’infanzia sono concordi nel dire che i primi anni di vita sono basilari per la formazione della personalità futura; non ci devono essere forzature e le tappe dello sviluppo devono essere rispettate.

E’ quindi necessario che una corretta politica per l’infanzia sia attenta e assolutamente rispettosa della crescita, che non si lasci influenzare da mode, immettendo nei cicli scolastici dei precocismi che appagano solo la vanità di alcuni adulti e limitano invece il diritto al gioco e alla libera espressione proprie del bambino.

A Padova, le giunte che hanno amministrato la città negli ultimi decenni (dall’istituzione degli asili nido) non hanno adeguatamente risposto alla crescente domanda degli utenti e da anni esiste il fenomeno di lunghissime liste d’attesa. La svolta determinante l’ha prodotta la giunta Destro con il finanziamento diretto a strutture private o a cooperative che gestiscono parte del servizio pubblico (servizi di pulizie in asili nido e scuole dell’infanzia, gestione educativa di centri gioco, ludoteche ecc.)

Ora la Riforma Moratti prospetta un mutamento radicale per le scuole dell’infanzia (come si farà a prevedere classi di 25 bambini in cui l’età si abbassa fino a due anni e mezzo) e per i nidi comunali addirittura la scomparsa!
Già molti nidi nei piccoli comuni sono stati chiusi o dati in gestione a cooperative; riducendo la fascia di età dei bambini frequentanti il servizio asilo nido sarà più facilmente rimpiazzabile e tutta la cultura, la ricerca, i progressi e l’esperienza fatta in questi 25 anni di asilo nido pubblico sulla primissima infanzia andranno dispersi e vanificati.

La soluzione di tutta la questione sta in una diversa politica dei servizi cioè nell’istituzione di asili nido pubblici fino a coprire le esigenze dell’utenza e nel contenimento delle rette di frequenza; inoltre è necessario sostenere la proposta di legge presentata dalle lavoratrici del servizio e dalle associazione dei genitori ormai da anni per la trasformazione degli asili nido nel primo gradino della formazione, facendo così uscire questo servizio dal settore socio-assistenziale nel quale è relegato come servizio a domanda individuale.

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