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L’accordo intercofederale sull’artigianato

siglato a Roma il 3 marzo 2004 tra Confartigianato, CNA, Casartigiani, CLAII e Cgil, Cisl, Uil

(28 Marzo 2004)

Il contratto degli artigiani cade in una fase politico e storica cruciale per il mondo del lavoro.
Sottovalutare gli aspetti negativi che stravolgono completamente il modello contrattuale fin qui conosciuto e impongono una accelerazione verso forme nuove di relazioni sindacali o industriali, che dir si voglia, improntati sulla coodeterminazione con la nascita di nuovi enti bilaterali sarebbe devastante per tutti i lavoratori.
Diventerebbe primario l’interesse industriale e quello economico dei padroni a scapito di quello basato su diritti e necessità dei lavoratori.

Basta leggere le dichiarazioni euforiche associate agli auspici che questo modello sia presto esportato anche ai contratti nazionali dell’industria, effettuate dai vari responsabili locali delle associazioni degli artigiani, per comprendere la portata e la svolta epocale contenuta in questo rinnovo contrattuale.

Cosa dice il contratto degli artigiani

La classica trattativa nazionale per i rinnovi contrattuali nel comparto dell’artigianato lascia il posto ad un ente triangolare che politicamente adegua le retribuzioni all’inflazione stabilita dall’ente stesso.
Viene istituita la differenziazione salariale tra le Regioni ( una gabbia salariale diversa regione per regione ) cambiando radicalmente il concetto di contrattazione di secondo livello, trasformandolo in “Contrattazione Decentrata Regionale” che avrebbe l’arduo compito di redistribuire la produttività concertata in quella regione e di integrare la tutela del salario in caso di scostamento tra inflazione prevista (che non è altro che quella stabilita politicamente a livello nazionale dall’ente triangolare) e quella reale, fermo restando che, entro la vigenza del contratto, le parti nazionali garantiranno la tutela del potere d’acquisto dei salari per quelle regioni che non abbiano realizzato gli accordi regionali (un presunto sussidio integrativo ).

Inoltre si dichiara che a livello regionale si può contrattare anche aspetti normativi esclusi questi: 1) Regole (luoghi – tempi – modalità delle trattative) 2) Diritti individuali e sindacali (permessi sindacali, assemblea, diritto allo studio, congedi parentali) 3) Inquadramento 4) Salario nazionale 5) Disciplina generale orario di lavoro.

Vengono istituiti nuovi enti bilaterali e le parti concordano pertanto che venga avviato un tavolo di confronto con il compito di determinare, entro il 31 dicembre 2004, i cardini del nuovo sistema bilaterale:
- Sistemi di rappresentanza
- Tutela in materia di salute e sicurezza
- Sostegno al reddito dei lavoratori e delle imprese
- Formazione
- Previdenza
- Welfare integrativo
- Attività di indagine e ricerca
- Sviluppo delle pari opportunità
- Mercato del lavoro

Sugli ammortizzatori sociali vengono concordate modifiche sostanziali alle proposte governative in materia di garanzia del sostegno al reddito, attraverso la corresponsione dell’indennità di disoccupazione, in caso di sospensione o riduzione dell’attività lavorativa, anche con il concorso della mutualità bilaterale.

Viene sbloccata la previdenza complementare con l’avvio operativo di Artifond,con la facoltà entro tre mesi di costituire eventuali fondi regionali, con l’introduzione del meccanismo del silenzio-assenso che, garantendo la volontarietà del lavoratore, renda più agevoli le adesioni alla previdenza complementare.

Questo contratto determina nei fatti uno spostamento a destra della CGIL, seppellisce il periodo delle lotte e delle grandi manifestazioni, abbandona la Fiom al suo destino, ricuce l’unità con CISL e Uil accettando di fatto in tutto e per tutto la loro impostazione politica, contestata fino a qualche giorno fa, che va dal Patto per L’Italia, alla tanta ripudiata differenziazione salariale, ai fondi integrativi regionali tanto osteggiati in passato e alla cosiddetta Legge Biagi .

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