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(22 Febbraio 2009) Enzo Apicella

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Il nuovo volto dell’agenzia delle entrate

Qualche considerazione sul piano di riorganizzazione

(29 Marzo 2004)

L’Agenzia delle Entrate ha illustrato, proprio in questi giorni, il piano di riorganizzazione delle strutture periferiche dei propri uffici.
Ad una attenta analisi del documento appare subito evidente che tale piano non consisterà semplicemente nel chiudere qualche Ufficio subprovinciale, ma delinea, invece, il nuovo volto dell’Agenzia, consolidando e accelerando, una netta separazione tra l’attività di assistenza al contribuente e l’attività di controllo.

Le linee portanti di tale piano possono così essere riassunte:
1) decentramento a livello comunale della attività di assistenza al contribuente;
2) accentramento (leggi svilimento) della attività di controllo.


Per un corretto inquadramento della questione è doveroso fare una precisazione: la sostituzione dei preesistenti uffici con gli uffici delle Entrate, e quindi l’attuale modello organizzativo basato sull’Ufficio locale, non è stato un modello liberamente scelto dai lavoratori, i quali, anzi, hanno dovuto sopportare traslochi assai difficoltosi, spesso mobilità, nonché inventarsi una nuova professionalità derivante dall’accorpamento dei tributi e quindi delle competenze.
Né tanto meno tali sacrifici sono stati ricompensati con i tanti sbandierati aumenti salariali di cui era condita la propaganda da parte dei sostenitori del “modello” Agenzia (Amministrazione e confederali): al contrario la preintesa relativa al primo contratto delle Agenzie è assolutamente misera dal punto di vista economico, come abbiamo tante volte sottolineato nei precedenti comunicati.

Il nuovo piano presentato dalla Agenzia prevede da un lato la creazione di altri sportelli di assistenza all’utenza presso i Comuni, anche in sostituzione delle sezioni staccate, dall’altro la creazione di Centri satellite al Sud che dovrebbero svolgere accertamenti sostanziali su PVC di competenza di uffici del Nord (?): tali Centri satellite sarebbero abilitati al colloquio a distanza con il contribuente mediante apparecchiature tipo quelle in uso per le videoconferenze!

A questo si aggiunga l’ipotesi di ridimensionamento degli uffici minori le cui competenze sarebbero limitate all’attività di servizio e di controllo formale, con il controllo sostanziale, invece, accentrato negli uffici avente rilevanza provinciale.
Uffici locali, la cui dismissione dovrebbe avvenire non perché non siano stati raggiunti gli obbiettivi imposti, (sempre raggiunti anche in condizioni di estrema difficoltà!), ma al fine di tagliare i costi e accelerare lo smantellamento del Fisco.

Tentativi in questa direzione, vi erano già stati l’anno scorso: alcune Direzioni Regionali (Emilia Romagna e Liguria) avevano provato a “forzare la mano” con un piano di chiusura di certi Uffici periferici, ma avevano incontrato la compatta opposizione dei lavoratori.
Adesso il progetto dell’Agenzia, assume un respiro nazionale, e mostra il suo vero fine: da un lato l’inesorabile depauperamento della attività di contrasto all’evasione, già messa a dura prova dai condoni infiniti, dall’altro la separazione dell’ attività di assistenza da quella di controllo, con la conseguente separazione del personale.

Si vuole, quindi, parcellizzare sul territorio l’attività di assistenza al contribuente mediante gli sportelli comunali (già peraltro in via di sperimentazione), mentre l’attività di controllo verrebbe accentrata al Nord negli Uffici capoluoghi di provincia, e decentrata al Sud tramite la creazione dei Centri satellite.
In tal maniera ambedue le aree verranno svuotate di contenuti poiché si romperà quella sinergia che lega inevitabilmente l’attività di controllo e l’attività di assistenza.

Il personale decentrato presso i Comuni (con quali garanzie in termini di mobilità e tutela delle professionalità acquisite?), pian piano perderà ogni aggancio con l’Ufficio di appartenenza e nulla vieta che, in futuro, esigenze di cassa possano portare alla cessione ai privati, uscendo definitivamente dalla contrattazione pubblica.
Il personale adibito al controllo, invece, svolgerà una attività sempre più settoriale, non curando più tutto l’iter che porta all’emanazione degli atti di accertamento.

E pensare che per anni abbiamo ascoltato la litania sulla polifunzionalità strumentale soltanto a sopperire le carenze di organico e ad aumentare i carichi di lavoro!
La separazione delle attività avrà, quindi, ripercussioni terribili sul personale: basta, d’altronde, pensare che tali progetti nelle Agenzie del Territorio e del Demanio stanno conducendo speditamente alla dismissione di funzioni e personale (ben 32 uffici in odore di chiusura e 432 lavoratori in esubero nel Demanio!)
Se poi a questo aggiungiamo la riduzione dell’1% dell’organico del pubblico impiego previsto dalla finanziaria, allora appare evidente che il personale finanziario non è una risorsa per combattere l’evasione, ma un costo di gestione puro e semplice secondo i peggiori dettami dell’azienda.

Noi come Cobas, consideriamo scellerato lo smantellamento del Fisco e della sua funzione pubblica, ma riteniamo anche che ogni ipotesi di riorganizzazione non dovrà avvenire sulla pelle dei lavoratori, e dovrà, comunque, garantire e tutelare le professionalità acquisite.

COBAS Pubblico Impiego
Finanze e Agenzie Fiscali

Fonte

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