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6 SETTEMBRE 2011 SCIOPERO GENERALE

Scelta giusta ma è solo l’inizio. Occorre continuare la lotta contro il governo unico delle banche e far pagare la crisi a chi l’ha provocata

(5 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

6 SETTEMBRE 2011 SCIOPERO GENERALE Scelta giusta ma è solo l’inizio.

foto: www.comunistiuniti.it

La decisione della CGIL di proclamare 8 ore di sciopero generale per il 6 settembre è sicuramente dettata dalle difficoltà a contenere le spinte interne e mira a recuperare il disastroso Patto Sociale, inaugurato col nefasto accordo del 28 giugno, scavalcato dal governo con questa manovra finanziaria di vero massacro sociale. E tuttavia questo sciopero è un fatto sicuramente positivo che va sostenuto per riportare gli interessi delle classi subalterne al centro della scena politica oggi occupata da quelli delle imprese, dei banchieri e degli speculatori. Ma senza una strategia di largo respiro, volta a combattere la crisi economica e il sistema che l’ha generata, contribuendo all’isolamento delle politiche governative, questo sciopero rischia di essere un’occasione utile ma insufficiente.

Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti, i precari ed i pensionati a basso reddito, oltre alla giusta mobilitazione contro le manovre classiste del governo Berlusconi, non possono assistere passivamente alla continua erosione delle conquiste democratiche e sociali dei decenni passati; senza una risposta adeguata e permanente l’attacco allo Statuto dei Lavoratori, ai contratti nazionali, alle condizioni dei precari e dei disoccupati, allo stato sociale e all’istruzione pubblica, continueranno anche dopo Berlusconi stesso, in quanto determinate dalle logiche sostenute dal sistema capitalistico e dai suoi istituti politici, economici e finanziari. Non a caso il PD ed il polo centrista si sono già dichiarati affidabili alla Confindustria e alla BCE nel sostenere le politiche di austerity e i dettami del Trattato di Lisbona con un nuovo governo di unità nazionale. Per gli stessi motivi sono assurde e suicide le ipotesi di partecipazione alle primarie e a eventuali alleanze democratiche che coinvolgano in nuove avventure governiste chi sta a sinistra del PD.

Al contrario la giornata di sciopero del 6 è un’occasione importante per rilanciare un fronte di resistenza sociale che colleghi chi lotta per il lavoro da Mirafiori a Pomigliano, contro la precarietà, per i diritti dei migranti, per la tutela del territorio, contro la TAV, contro le spese militari e le privatizzazioni dei beni comuni.

In questa direzione reputiamo altrettanto positiva la scelta di quei sindacati base che hanno proclamato nella stessa data il proprio sciopero, mantenendo forte la critica al patto sociale che la CGIL continua a difendere in nome del collateralismo al PD e in ossequio alla politica della coesione sociale che dal Presidente Napolitano a Confindustria sostengono sulle spalle dei lavoratori. Un primo importante segnale di ricomposizione nella lotta che sarebbe stato meglio far confluire nelle stesse piazze per far crescere la consapevolezza e la portata dello scontro in atto. Ma è un primo segnale di unità delle lotte.

La doverosa mobilitazione contro le manovre del governo non può fermarsi alla contingenza politica, tanto meno può spingersi al massimo a criticarne le distorsioni: c’è la necessità di esprimere un movimento di lunga durata contro le politiche filo capitaliste e liberiste della BCE e della Commissione Europea, che sono i soggetti tramite i quali i governi nazionali giustificano l’applicazione di norme antipopolari al fine di salvaguardare il sistema speculativo finanziario che usa il debito come arma per cancellare diritti e salario.

Proprio per questi motivi pensiamo che a partire dal 6 settembre occorra continuare con una mobilitazione permanente per fermare le politiche antisociali del governo unico delle banche, sostenuto dalle controriforme imposte dai governi locali e dal padronato in ogni paese, con una piattaforma di lotta che poggia sul rifiuto del pagamento del debito pubblico e metta in discussione le politiche dell’UE e dei governi nazionali sia sul fronte sociale che su quello della sicurezza e dei servizi.

Il 1 ottobre a Roma è stata indetta un’assemblea nazionale sostenuta già da più di 1200 adesioni dal titolo: ”Dobbiamo Fermarli - 5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche” (https://sites.google.com/site/appellodobbiamofermarli/) in modo da costituire un fronte comune, organizzato e stabile, tra le forze politiche e sociali che si contrappongono alla crisi.

Come laboratorio politico “Comunisti Insieme” sosteniamo questa iniziativa e crediamo che la costruzione di un blocco sociale antagonista agli interessi del capitalismo sia una delle priorità dei comunisti oggi. Fuori dalle compatibilità sindacali e dal governismo.

Tutto ciò rimanda alla necessità di una maggiore difesa degli interessi dei lavoratori che solo un sindacato di classe e la ricostruzione e rifondazione di un partito comunista degno di questo nome possono garantire, svolgendo una funzione storica di liberazione dal ricatto del lavoro, nell’intento di costruire un’alternativa di sistema e non di mero governo anche in Italia.

* “Comunisti Insieme” è un laboratorio politico unitario composto da compagne, compagni e circoli critici e autoconvocati del PRC, di alcune sezioni del PdCI, dei Comunisti Uniti e di alcune associazioni della diaspora comunista.
Per info: comunistinsieme@inventati.org

Comunisti Insieme per l’opposizione di classe e l’alternativa di sistema

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