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(5 Settembre 2011)
ROMA - Questa notte ci è arrivata una mail in redazione che abbiamo letto con grande attenzione, nonostante i toni accesi. La missiva, giunta da un padre di famiglia, ci ha fatto riflettere molto sui veri problemi che il governo italiano sta completamente ignorando, fuggendo di fatto alle proprie responsabilità nei confronti dei cittadini, a prescindere dal loro credo politico.
E così, mentre si parla della vergognosa manovra - che guarda caso colpisce sempre le fasce più deboli di questo Paese - , mentre la Confindustria bacchetta il governo, mentre l'opposizione tergiversa di fronte al recente attacco all'Articolo 18, mentre i sindacati, ma non tutti, sono sul piede di guerra - i poveri disgraziati, che ormai rappresentano la più alta percentuale della popolazione, devono fare i conti con un solo problema: la sopravvivenza. Problemi quotidiani che contengono verità tanto scomode quanto reali.
Altro che Borse virtuali di speculatori finanziari che hanno messo migliaia di famiglie sul lastrico con la promessa di fortune miliardarie o con l'inganno di mettere al sicuro i risparmi di una vita. Imbonitori del XXI secolo, che non hanno nulla da invidiare agli sfacciati televenditori che si sgolano per vendere illusioni.
Si chiama sfruttamento della credulità popolare ed è molto facile praticarla, specie qui in Italia, dove ognuno punta l'occhio nel suo orticello e s'indigna solo quando viene toccato personalmente da qualche avversità inattesa.
Ci ricorda il solito padre di famiglia. Fare i conti al centesimo confrontando i cartellini dei prezzi posti sopra la frutta e la verdura dei mercati rionali, osservare meticolosamente le mercanzie dei grandi supermercati alla ricerca del risparmio, dove, per dirla tutta, anche la carne come il pesce sono diventati alimenti pregiati, proprio come accadeva durante i periodi bui della guerra.
Insomma siamo un paese moribondo con un piede già dentro la fossa. E se il mangiare è la spesa maggiore per le famiglie, in questo periodo che anticipa l'inizio dell'anno scolastico si fanno i conti con i libri, le tasse, gli abbonamenti per spostarsi sui mezzi pubblici, risparmiando quello che si può, o meglio quello che offre questo mercato dove liberalizzazione e privatizzazione hanno dato il colpo finale ai servizi minimi essenziali, un tempo garantiti dallo Stato.
Del resto l'obiettivo è stato drammaticamente raggiunto: chi hai soldi studierà e andrà avanti, gli altri si attaccano. E siamo solo all'inizio. Per una famiglia monoreddito, muoversi in questo marasma di impossibilità è diventato una vera e propria odissea, soprattutto se ti trovi a dover sopravvivere con poco più di mille e cinquecento euro al mese. Questa è la media nazionale per i più fortunati, per i nuovi è un altro vivere in cui regna l'assillo delle incertezze.
Intanto si annuncia lo sciopero contro la manovra di questo governo, che poche ore fa ha fatto l'affondo finale colpendo inesorabilmente anche l'articolo 18 dei lavoratori. Altro che lotta all'evasione dell'ultimo minuto.
Domani è un altro giorno e non ha più importanza quale sigla sia la promotrice della mobilitazione. C'è da chiedersi se riusciremo una volta per tutte a uscire da questa becera mentalità individualista che ci accompagna da troppo tempo. Si radicherà l'idea che non abbiamo più bisogno di leader carismatici, come ha voluto farci credere la televisione dagli anni '80, ma è la coscienza di massa che dobbiamo sostenere con forza attraverso il buon senso e l'impegno civile.
Uomini e donne, vecchi e giovani che - nonostante lo nascondano per vergogna - affrontano in silenzio gli stessi problemi ogni giorno e sono intimoriti perchè uscire allo scoperto, magari dimostrando di non essere più dentro quella scala sociale a cui hanno creduto di appartenere, provoca un imbarazzo devastante che lede la dignità.
Mettetevi il cuore in pace, perchè domani - a prescindere dal credo politico - saremmo tutti sulla stessa barca proprio come lo siamo ogni giorno assillati dai nostri identici problemi.
"Adesso basta. Contro l'arroganza e la prepotenza scendo in piazza anch'io" ci ha scritto il nostro lettore. Impossibile dargli torto.
Alessandro Ambrosin
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