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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Aspettando il peggio

(6 Settembre 2011)

“…se sia meglio per l’anima soffrire gli oltraggi del destino, sassi e dardi,
o prender l’armi contro questi guai e opporvisi e distruggerli..”
(W. Shakespeare – Amleto)


Il Debito Pubblico, causato principalmente dagli interessi sui Titoli di Stato, dall’evasione fiscale e dalla corruzione, strangola l’Italia. Fino ad ora è stato arginato, oltre che da manovre antipopolari, dalla vendita dei “gioielli di famiglia” (Partecipazioni Statali). Il valore stimato dell’argenteria rimasta è di circa 200 Miliardi di Euro (compresa la RAI), a cui possono essere aggiunti altri 500 MLD di immobili di proprietà statale. Dopo cosa venderanno, il Colosseo, le spiagge e gli Uffizi? Aboliranno le pensioni (Montezemolo ha proposto di abolire le pensioni di anzianità) e licenzieranno in blocco i dipendenti pubblici? Nella scheda Debito Pubblico, che invitiamo a leggere, cerchiamo di analizzare e spiegare come sia stato possibile tutto ciò e quali possono essere le soluzioni.

L’Italia ha un debito pubblico di circa 2000 MLD di Euro, la doppia manovra è prossima ai 100 MLD, ma tutti i media e forze politiche per motivare sacrifici, carovita e tagli si affannano a spiegare che “dopo” finalmente l’Italia avrà i conti a posto, facendo intravedere l’arrivo “poi” di tempi di “vacche grasse”. Peccato che scientemente dimentichino di spiegare la differenza tra DEBITO e DEFICIT.
In realtà, la questione è semplice: questa manovra non serve assolutamente a nulla per quanto riguarda il DEBITO PUBBLICO, serve solo a frenare il DEFICIT e, quindi, a non aumentare il DEBITO, ma impoverirà drammaticamente lavoratori e ceto medio in generale. Governo e opposizione, intimoriti dagli attacchi speculativi e pressati dalla Germania, (quante analogie con l’attacco di Soros alla Banca d’Italia del 1992!!) hanno approvato la manovra, sperando nella ripresa economica nel (quadri) triennio futuro. Vedi di seguito scheda sulla nuova manovra.

Per chiarire: la questione DEBITO/DEFICIT è questione relativa, la questione è il rapporto tra questi ultimi e il PIL, quindi, a prescindere dall’entità del DEBITO/DEFICIT la vera questione è se cresce o non cresce il Prodotto Interno Lordo.

Dunque la questione si sposta sul Deficit Commerciale dell’Italia con l’estero, che, detto in parole povere, vuol dire che importiamo più di quello che esportiamo. In questo senso è utile segnalare una curiosa anomalia: negli ultimi anni la politica italiana sulle energie rinnovabili ha promosso notevoli incentivi per l’istallazione di pannelli fotovoltaici (il cui costo è scaricato sulle bollette di tutti), ma, purtroppo, l’Italia non ha sviluppato una tecnologia propria in questo campo (ma non siamo il Paese del sole?!), pertanto, solo nel 2010, abbiamo importato per la misera cifra di 8,3 miliardi di euro “dispositivi fotosensibili a semiconduttore, incluse le cellule fotovoltaiche” da Cina, Germania, Spagna, Olanda e Taiwan. Per completezza d’informazione, occorre dire che l’Italia eccelle nel campo del solare termico e dei combustori a idrogeno. Stessa cosa dovrebbe realizzarsi a breve con gli incentivi per l’acquisto di auto elettriche che sul mercato sono solo tedesche, francesi e giapponesi. Insomma, l’Italia invece di stimolare e sostenere l’export favorisce l’import (sic).

In un contesto di crisi internazionale sistemica e di una manovra depressiva, la ripresa economica e la susseguente crescita del PIL è decisamente una chimera, per lo meno nel breve e medio periodo, quindi, aspettiamoci continue manovre da “lacrime e sangue”, il cui costo continuerà a essere scaricato sul ceto medio e Pubblico Impiego “in primis”.

MERCATI

Cerchiamo, ora, di capire meglio l’interazione tra Mercati e Debito Pubblico, di cui tanto parlano, senza mai, però, spiegare nulla, i pennivendoli di ogni colore. In maniera diretta, titoli bancari e mercato azionario poco hanno a che vedere con i Titoli di Stato, in maniera indiretta possono influire in quanto singoli privati, fondi e Banche possono investire o meno in titoli sovrani. Pertanto, non è il crollo delle Borse a determinare il fallimento dei Titoli di Stato, ma, eventualmente, in un contesto critico per la Finanza, la garanzia della solvibilità di un Paese diventa determinante. Per completezza, occorre dire che il 35% dei titoli di Stato europei e nelle mani degli Istituti Bancari, pertanto, il default di uno Stato o il fallimento di Banche, ingenererebbe uno “tzunami” finanziario con conseguenze inimmaginabili.

Gli Stati, tra le principali fonti di finanziamento hanno la fiscalità e l’emissione di Titoli di Stato (i cosiddetti Titoli Sovrani).
La pressione fiscale in Italia è tra le più alte d’Europa (oltre il 40%), ma l’Italia è anche il paese che ha la più alta evasione ed elusione fiscale.
I Titoli di Stato (BOT, BTP ecc.) funzionano un po’ come la catena di Sant’Antonio, cioè con il ricavato della vendita di questi “pagherò” dell’oggi, si pagano quelli di ieri che vanno in scadenza. Quando uno Stato entra nel mirino delle famigerate Agenzie di rating, che ne giudicano negativamente la solvibilità, cominciano i guai. Se le Agenzie, analizzando il rapporto tra PIL e Deficit/Debito Pubblico, ritengono che quel Paese sia a rischio di rimborso dei Titoli emessi, gli investitori dirigono i loro interessi su altri obiettivi considerati più sicuri. A questo punto, lo Stato messo sotto accusa, per recuperare terreno, è costretto a offrire tassi di rendimento più appetibili, entrando, così, in una spirale di indebitamento esponenziale.Nella scheda allegata sul Debito, viene analizzato la funzione del Fondo di Ammortamento dei Titoli di Stato che ha prosciugato tutto il ricavato della (s)vendita delle Partecipazioni Statali.

EUROLANDIA - In alternativa, vista la sfiducia dei Mercati, si cercano altri “ombrelli” protettivi, come quello della richiesta alla BCE di acquistare i Bond che nessuno vuole (in questo momento Titoli greci, portoghesi, irlandesi, spagnoli e italiani) e di aumentare le risorse dell’EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria), ossia il fondo Salva-Stati, che ora dispone di soli 440 miliardi di euro. La Germania al momento, ha dato il via libera alla BCE per l’acquisto di titoli italiani e spagnoli, in cambio di manovre “lacrime e sangue”, ma rifiuta di incrementare l’EFSF e, tanto per dare una mano, ha messo in vendita tutti i Titoli italiani, affrettandosi a stipulare contratti assicurativi (derivati) per gli invenduti in caso di insolvenza italiana (sic!).

SPECULAZIONE

In cosa consistono e a cosa mirano gli attacchi speculativi che fanno tremare i polsi a tutti gli Stati? Qui la questione si fa più complessa e una domanda è di rigore: la speculazione agisce in proprio o è guidata da una raffinata quanto perversa
“INTELLIGENZA” che ha fini strategici ben precisi, che vanno oltre l’immediato arricchimento?
Premesso che esistono soggetti privati che hanno risorse economico-finanziarie enormemente più cospicue di singoli Stati, il che è inquietante se si traduce questa potenza in POTERE e, se poi, si immagina che questi soggetti possano unirsi in un sodalizio per raggiungere determinati obiettivi, tutto ciò fa rabbrividire.
Nel 2010 il PIL mondiale è stato pari a 74.000 Miliardi di dollari, il Mercato Finanziario – Borsa, Obbligazioni, Derivati – ha mosso la bellezza di 611.000 Miliardi di dollari (A. Fumagalli – Il diritto alla bancarotta).
Inquietante è il mercato dei Derivati (466.000 Miliardi di dollari). I Titoli Derivati sono quelli che dipendono da un altro titolo (Sottostante) e in questo mercato vanno alla grande i CDS (Credit Default Swap). In sostanza si possono acquistare Titoli CDS, cioè assicurazioni su un prodotto (anche senza possedere quel prodotto). Per esemplificare, pur non avendo Titoli di Stato greci, io posso comprare (contrarre un’assicurazione) CDS sul fallimento (Default) della Grecia, oppure avendoli, ho una doppia opzione: finchè la Grecia non fallisce, io continuo a pagare una quota assicurativa (ma se possiedo Titoli greci incasserò anche gli alti interessi che quello Stato è costretto ad elargire per attirare gli investitori), ma se fallisce il mio “assicuratore” dovrà pagarmi in un’unica soluzione una cospicua cifra. E’ evidente che tale situazione configura uno scenario, in cui l’assicuratore farà di tutto perché la Grecia non fallisca, mentre l’assicurato spera e farà di tutto perché la Grecia fallisca o che continui ad alzare gli interessi. Ora, se la questione fosse circoscritta a piccoli e medi investitori, tutto si limiterebbe a fare il tifo per un epilogo o per un altro, ma quando gli attori sono Banche o enormi concentrazioni finanziarie private, il dubbio che gran parte delle manovre speculative tendano a questi fini è grande. Insomma, uno Stato sotto attacco speculativo e bersagliato dalle agenzie di rating, è costretto a offrire tassi di rendimento molto alti e entra in una spirale di indebitamento da cui rischia di essere strangolato. Gli speculatori, operando con i CDS non ci rimettono mai, o incassano l’assicurazione se lo Stato fallisce oppure continuano a incassare interessi sempre più alti.

Lasciamo in sospeso, per ora, questo sospetto, però sugli effetti immediati una certezza c’è. All’esplosione di ogni bolla finanziaria e dopo gli attacchi speculativi, la soluzione che viene prospettata è sempre la stessa. Abbattimento del Debito Pubblico, tramite il taglio della spesa pubblica (attacco al Welfare, cioè meno sanità, meno scuola pubblica, meno dipendenti pubblici, pensioni a 70 anni ecc.), attacco ai diritti e alle tutele del lavoro, privatizzazioni e liberalizzazioni, cioè dare in pasto al mercato tutti i beni e servizi gestiti direttamente o indirettamente dal Pubblico: in una parola LIBERISMO selvaggio, in cui i popoli non contano più nulla, ma comandano solo i mercati.
La Storia ha condannato senza appello i modelli del Socialismo reale, ma dalla caduta del blocco dell’Est, il capitalismo, che fino ad allora in Europa, aveva assunto il volto della SOCIALDEMOCRAZIA (mercato+welfare), ha sempre più mostrato il volto del LIBERISMO, inanellando un ciclo di crisi (e guerre) più o meno ininterrotte (Mexico ’94, Asia e Russia ’97, Argentina 2000, Mondo 2001 e 2008..), insomma, una continua crisi che ha condizionato la vita di milioni di persone che vedono erodere il proprio reddito e le proprie tutele sociali e che sta modellando società in cui il 5% della popolazione diviene sempre più ricca e tutti gli altri si impoveriscono.
Non sarà che il sistema del liberismo mondializzato non funziona? O meglio che funzioni alla grande, ma solo per il 5% del Mondo?
Forse è venuto il momento per ripensare il tutto e mettere in discussione questo sistema invece di chinare la testa e sopportare i continui sacrifici che ci vengono imposti. E’ sacrilego pensare a società che mettano al centro il benessere dei popoli e salvaguardino l’ambiente in cui vivono, dando un calcio alla speculazione, al profitto per pochi e all’economia finanziarizzata? Qualcuno ancora ci spera e lotta per questo, facciamo che sia la lotta del 95% e il mondo cambierà.

ROMPERE IL MURO D’OMERTA’

“Metti al male una corazza d’oro ed ecco che la formidabile lancia delle Giustizia va in frantumi “ (W. Shakespeare – Aforisma)

Nell’italico coro dell’abbattimento del debito pubblico sistematicamente si omettono o minimizzano alcune voci che, però, pesano notevolmente sulla spesa pubblica, e agendo sulle quali si recupererebbero notevolissime risorse, senza toccare pensioni e Welfare; proviamo a elencarne alcune.

ASPETTANDO LA PATRIMONIALE

EVASIONE FISCALE – Da stime concordi in Italia c’è un’evasione vicina ai 300 MLD di euro. Basterebbe recuperarne 100, colpendo i grandi evasori e l’economia criminale per fare la manovra. Sottolineiamo solo l’incredibile dato per cui solo il 3% dei contribuenti denuncia redditi dai 100.000 euro in su. In Italia abbiamo la classe di liberi professionisti, imprenditori, gioiellieri e lavoratori autonomi più poveri del mondo!!!!

CORRUZIONE – Gli effetti del sistema tangentizio e di ruberie sono stimati attorno ai 200 MLD annui. Ogni commento è superfluo.

SPESE MILITARI – 30 MLD annui per il mantenimento di una struttura militare che, vista la Costituzione italiana (“L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”) è spesa del tutto sproporzionata. A questa cifra vanno aggiunte le spese per le missioni; solo l’Afganistan ci costa 800 milioni all’anno e la guerra in Libia svariate centinaia di milioni di euro in pochi mesi. Il governo italiano ha già deliberato di spendere per i prossimi 3 anni poco meno di 17 MLD per l’acquisto di 131 cacciabombardieri F-35; 116 elicotteri NH-90; 2 sommergibili U-212; 16 elicotteri CH-47. Come disse qualcuno, svuotiamo le caserme e riempiamo i granai.

PENSIONI D’ORO – Si rinvia al bel documento elaborato dal COBAS INPDAP, scaricabile dal sito www.cobasinpdap.it. Ricordiamo solo che il 50% delle pensione erogate è al di sotto dei 600 euro e solo il 30% è tra i 1000 e i 1200 euro. Facile fare i conti di chi siano i soggetti che prosciugano le casse pensionistiche.

VATICANO – L’Italia paga un tributo ad uno Stato estero di almeno 5 MLD annui tramite l’8xmille e le mancate entrate dell’ICI e della fiscalità sulle fiorenti attività dello Stato del Vaticano, a cui vanno aggiunti i fiumi di denaro che transitano oltretevere tramite le fondazioni bancarie, i contributi di regioni, comuni e province e lo Stato per le scuole cattoliche e insegnanti di religione. Dal rapporto pubblico fatto poche settimane fa dalle stesse autorità vaticane, questo Stato risulta essere l’unico al mondo con il bilancio in attivo.

COSTI DELLA POLITICA – A parte la questione pensioni e vitalizi che documentiamo con il citato documento del COBAS INPDAP, non ci soffermiamo su questo capitolo, in quanto già molto è stato scritto e certificato.

TRANSAZIONI FINANZIARIE – Visto che l’economia finanziarizzata globale fa transitare sui Mercati enormi ricchezze, introducendo finalmente la tobin-tax, anche qualche briciola di questo enorme banchetto sarebbe utile a rivitalizzare le esangui casse degli Stati.

Per concludere, un discorso a parte meriterebbero le cosiddette Grandi Opere: invece di indirizzare le cospicue risorse economiche su TAV, Ponte sullo Stretto ecc. non sarebbe più opportuno investire nel risanamento idro-geologico, energie rinnovabili, sull’antisismico, edilizia popolare e nella ricerca? Investire su questi settori servirebbe da un lato a evitare tragedie che troppo spesso ormai si verificano (esondazioni, smottamenti, frane..), dall’altra a muovere economie locali, dare occupazione, risposte sociali e calmierare il mercato immobiliare, oltre che a frenare l’esodo di ricercatori e quindi a rendere competitiva, sul piano della qualità l’economia italiana, senza puntare esclusivamente sul costo del lavoro e del massacro dei diritti.

Per chi volesse approfondire, si allegano 2 schede: 1) EURO e Cenni storici sul Debito Pubblico Italiano; 2) la crisi di Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo.

Agosto 2011

COBAS PROVINCIA di ROMA – COBAS INPDAP

Fonte

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