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(6 Settembre 2011)
Al Senato,la maggioranza di Centro Destra ha fatto approvare in Commissione un emendamento all'art.8 del decreto , che di fatto abolisce alcuni articoli dello Statuto dei lavoratori in materia di orario,mansioni e licenziamenti. Viene cioè data pratica attuazione al protocollo del 28 giugno fra sindacati e Confindustria. Oggi la CGIL si mostra indignata, ma non possiamo non ricordare che gli accordi di giugno sono stati firmati dalla stessa CGIL.
Ciò nonostante questo sciopero a cui partecipa anche la CGIL, oltre ai sindacati di base, può servire a riportare gli interessi dei lavoratori al centro della scena politica oggi occupata da quelli delle imprese, dei banchieri e degli speculatori.
Ai provvedimenti sfacciatamente classisti del governo dei giorni scorsi, si è aggiunto con l’emendamento all’articolo 8 del decreto, un provvedimento golpista contro i lavoratori che di fatto cancella l'art.18 dello Statuto dei lavoratori.
I lavoratori non hanno all’orizzonte un governo amico nemmeno se il ricco Berlusconi che fa gli interessi dei ricchi suoi amici se ne dovesse andare. Nel mare di soldi che alimentano i conflitti tra capitalisti, PD e centristi hanno già dato il loro benestare alla Confindustria e alla BCE nel sostenere le politiche di austerity e i dettami del Trattato di Lisbona con un nuovo governo di unità nazionale
Se sciopero doveva essere per una manovra che colpiva i ceti popolari sul piano economico e della sopravvivenza sociale, sciopero sarà, per questo e per impedire che l’Italia faccia un passo indietro di 60 anni per quello che riguarda i diritti dei ceti subalterni.
Per questo però non ci si può fermare al solo sciopero del 6 settembre, è in gioco il nostro futuro e se non si vuole rimanere incatenati agli interessi dei banchieri, degli speculatori, degli evasori, dei faccendieri, dei corruttori e dei corrotti, è ora di invertire la rotta e non battere più in ritirata di fronte ai potenti del mondo finanziario.
O continuiamo a pagare noi lavoratori o cominciano a pagare loro, ma per questo bisogna che lo sciopero del 6 settembre sia solo l’inizio di una fase di lotte, che arriveranno, perché non ce la facciamo più.
Associazione Culturale CASA ROSSA
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