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(9 Settembre 2011)
RIFIUTI. Ancora discariche e inceneritori, in un incubo senza fine. Neanche una parola sulla differenziata, sul riuso e sul riciclo. L’avvocato più potente di Roma presenta il suo progetto.
Rischio emergenza rifiuti nel Lazio? Nessun problema, assicura il monopolista delle discariche Manlio Cerroni, ci sono qui io, pronto a salvare Roma. E’ un intervento decisamente inusuale quello pubblicato dal giornale di Confidustria Il Sole 24 ore lo scorso mercoledì, firmato in prima persona dal padrone di Malagrotta, l’enorme discarica della capitale destinata a chiudere i portoni ai compattatori entro la fine di quest’anno, dopo una serie infinita di proroghe. Cerroni si mostra sicuro, pronto ad essere di nuovo chiamato come il salvatore di Roma, ruolo che ha sempre rivendicato con un certo orgoglio.
Il perno centrale del ciclo dei rifiuti della regione Lazio sono da sempre le discariche. La differenziata è a livelli ben al di sotto delle percentuali previste dalla legge e richieste dall’Unione europea. Non solo a Roma, ma nell’intero territorio regionale, salvo qualche piccolo centro, la raccolta porta a porta e la differenziazione spinta non è mai decollata. L’intero ciclo, dunque, si basa sul binomio invasi-inceneritori, con il Cdr – il combustibile da rifiuti – spacciato come la chiave di volta che dovrebbe mettere in sicurezza la gestione dei rifiuti. I centri di trattamento triturano la monnezza, separano la parte bruciabile che va a comporre le ecoballe da spedire verso gli inceneritori, e solo il resto del trattamento dovrebbe finire in discarica. Questa è la teoria.
La realtà è ben diversa. Prendiamo, ad esempio, l’impianto di Albano, di proprietà della Pontinia Ambiente, una delle tante società del gruppo Cerroni. Serve una decina di comuni a sud di Roma e possiede l’enorme discarica di Roncigliano, una vera e propria collina artificiale che appare sulla via Ardeatina, segnalata da un odore acre, particolarmente penetrante in questi giorni. Sono sette invasi – in realtà otto, considerando l’antico sito “zero” ormai chiuso – che si sono riempiti anche grazie alla produzione del Combustibile da rifiuti mai entrato negli inceneritori. Le ecoballe prodotte ad Albano dovevano essere bruciate a Colleferro, dove funzionano i due impianti del consorzio Gaia, ma per motivi mai del tutto chiariti buona parte di quei rifiuti trattati sono stati deviati verso la discarica gestita da Manlio Cerroni.
Cambiando città e scenario il sistema di funzionamento prevede sempre e comunque la centralità delle enormi buche gestite dall’avvocato Cerroni. Ed ora che Malagrotta è arrivata alla fine, il potente imprenditore arrivato nella capitale dal piccolo paesino di Pisoniano qualche decennio fa ha già pronta la soluzione. «I rifiuti che per loro natura richiedono lo smaltimento in discarica – scrive Cerroni su Il sole 24 ore – hanno a disposizione ben due siti per i quali sono stati attivati da tempo (dal 12 ottobre 2009) tutte le procedure richieste dalla vigente normativa comunitaria, nazionale e regionale: Monti dell’Ortaccio e Pian Dell’Olmo». Inutile dire chi è il proprietario dei due siti.
Ecco, dunque, il piano dei rifiuti dell’avvocato delle discariche, mai discusso in consiglio regionale: «La Regione Lazio è quindi nelle condizioni e nella piena facoltà di rilasciare le connesse autorizzazioni», conclude il padrone di Malagrotta. Un futuro segnato? Forse si, salvo incidenti di percorso
8/09/2011
Andrea Palladino - Terra
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