">
il pane e le rose

Font:

Posizione: Home > Archivio notizie > Capitale e lavoro    (Visualizza la Mappa del sito )

Finanziaria

Finanziaria

(25 Ottobre 2011) Enzo Apicella

Tutte le vignette di Enzo Apicella

PRIMA PAGINA

costruiamo un arete redazionale per il pane e le rose Libera TV

SITI WEB
(Capitale e lavoro)

La loro crisi e la nostra

(17 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa

Da decenni non si vedeva uno sciopero generale proclamato ai primi di settembre, con meno di un mese di anticipo e per giunta infrasettimanale (a differenza dei soliti scioperi al venerdì di metà ottobre/novembre proclamati 2-3 mesi prima…)! Un cambio di passo notevole…

La Finanziaria lacrime & sangue da 45 miliardi varata dal Governo evidentemente costringe anche la recalcitrante Cgil – e buona parte del sindacalismo di base a rimorchio – a muoversi in modo inconsueto, nonostante appena il 28 giugno scorso essa avesse firmato un’intesa governo-Confidustria-Cisl/Uil/Ugl con cui, tra le altre cose, concedeva ai padroni di poter derogare dai contratti e dalle stessi leggi nazionali nella stipula di quelli aziendali (!). Il famigerato articolo 8 della manovra d’agosto – contro cui la CGIL ci chiama a scioperare – è infatti il logico sviluppo pratico di quel micidiale accordo.

Questa, la loro crisi: saggi dei profitti calanti da decenni nella produzione di merci e servizi “reali” hanno provocato lo spostamento di gigantesche masse di capitali verso la speculazione finanziaria, la quale si presenta come una diabolica catena di Sant’Antonio – una dozzina tra banche e grandi centri finanziari che gestiscono capitali pari a 10 volte l’intero pil mondiale fanno il bello ed il cattivo tempo… gli Stati nazionali ne sono i maggiordomi e le guardie del corpo allo stesso tempo. Tali Stati, già indebitati per loro conto, hanno riempito di soldi “pubblici” ( cioè estorti con le tasse e lo sfruttamento ai proletari!) le banche in difficoltà dall’inizio della bolla finanziaria ( 2008) ad oggi…

Tutto ciò per noi proletari si traduce in precarietà, caro-vita, salari indecorosi, attacco frontale al salario sotto forma della distruzione di contratto nazionale e tutela legale, ovviamente con la indispensabile complicità sindacale, tagli drastici ai già miserevoli servizi pubblici (cioè al salario indiretto dei proletari… quello frutto delle tasse della nostra busta paga) e al consueto attacco alle pensioni (cioè al nostro salario differito).

“Sono sempre i soliti i a pagare, i più deboli — ora basta!”, “la Crisi la paghi chi l’ha provocata!” tuonano – anzi – lamentano i moderni donchischiotte del radical-riformismo (Fiom, sindacalismo di base ecc.): ci viene da rispondere che la crisi la pagano come sempre i più deboli esattamente perché sono i più deboli! … e che il punto centrale sono i rapporti di forza tra quelle classi che hanno interessi opposti ed inconciliabili.

O noi o loro: questo va mostrando con sempre maggior evidenza la realtà. Opporre il nostro rifiuto collettivo, intransigente, di classe, ai sacrifici che ci vogliono imporre per rispettare le compatibilità economiche del loro sistema. Dunque, casomai bisognerebbe discutere di come fare questo, altro che di “ricette condivise ” come se fossimo tutti sulla stessa barca!

Noi comunisti internazionalisti pensiamo che la strada per una ripresa della lotta di classe, almeno per arginare le offensive padronali, passi inevitabilmente attraverso il protagonismo dei settori meno rassegnati e più avanzati della classe che, organizzati in assemblee/comitati di lotta sovrani ecc. , prendano l’iniziativa di unificare e dirigere sul posto di lavoro e sul territorio lotte intorno ai bisogni primari di tutti i proletari, nelle forme e nei modi che l’esperienza e la conoscenza delle situazioni specifiche indicano come i più efficaci. Per forza di cose, dunque, di fatto lotte contro le compatibilità dell’economia borghese e al di fuori – se non contro – la volontà dei sindacati, meri filtri “istituzionali” quando va bene: ad es. lotta alla precarietà per le stabilizzazioni, al caro-vita per aumenti di salario a partire dagli stipendi più bassi, contro chiusure e licenziamenti ecc.

Noi comunisti internazionalisti lavoriamo in questa dinamica per creare Gruppi Internazionalisti di Fabbrica e Territorio, dove poter aggregare compagni e proletari più avanzati intorno alla prospettiva di una società senza mercato, classi e sfruttamento, dove il fine sia il soddisfacimento dei bisogni umani e non il profitto… il comunismo cioè, ed il suo programma rappresentato dai comunisti organizzati nel loro partito di classe ed internazionale.

6 settembre 2011

Battaglia Comunista

Fonte

Condividi questo articolo su Facebook

Condividi

 

Ultime notizie del dossier «La manovra anti-crisi»

Ultime notizie dell'autore «Battaglia Comunista»

10211