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Salvate la Sanità

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(28 Novembre 2012) Enzo Apicella
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    Lettere di licenziamento al San Raffaele di Velletri

    (27 Settembre 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it

    Sono arrivate questa mattina le lettere di licenziamento per 257 dipendenti del San Raffaele di Velletri, struttura di cui è stata decisa la chiusura con il decreto regionale 62 del 27 luglio 2011. I licenziamenti avranno decorrenza dal 27 ottobre, e a niente sono serviti le continue richieste dei lavoratori di avere un chiarimento con le autorità responsabili di questa situazione, in primo luogo la governatrice del Lazio, Renata Polverini. Già da giorni gli operatori del San Raffaele satvano protestando, con striscioni e slogan ed incatenandosi ai cancelli della clinica. Proprio ieri un lavoratore che aveva intrapreso, come ultima disperata protesta, lo sciopero della fame ha avuto un malore ed è stato portato in ambulanza all’ospedale di Velletri. Poi questa mattina l’arrivo delle lettere di licenziamento ha gettato nello sconforto i lavoratori che si sono recati ad Albano per essere ricevuti dal direttore dell’Asl RomaH, Cipolla.

    La situazione è gravissima non solo per i lavoratori ma anche per gli abitanti di Velletri e del territorio circostante, il San Raffaele,infatti, ospita ancora 250 malati ed eroga tra l' altro prestazioni di riabilitazione respiratoria e cardiologica a pazienti con Sla, infartuati e soggetti sottoposti a interventi di cardiochirurgia.

    Contro la chiusura del San Raffaele si scaglia il circolo Sel di Velletri che esprime solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie: “Gli effetti della cura lacrime e sangue imposta nel Piano di rientro sanitario iniziano a mordere la carne viva. Con l’accordo sottoscritto tra proprietà (gruppo Tosinvest del Sen. PdL Angelucci) e Regione Lazio la struttura di Velletri è destinata alla chiusura. Solo apparentemente una soluzione come tante quando c’è uno stato di crisi, in realtà un processo che contrariamente ad altre situazioni si delinea senza garanzie minime per i lavoratori con esiti incerti. In questa partita oltre alle istituzioni sembra non entrare la proprietà che al contrario su questa vicenda ha avuto e può avere un ruolo. Se è vero che l’obiettivo è erogare un servizio completo ed adeguato a soddisfare le necessità del paziente nel pieno rispetto ed uso delle risorse tecnologiche, umane ed economiche, come si dichiara, è arrivato il momento di dimostrare concretamente il rispetto per le risorse umane, cioè lavoratrici e lavoratori che negli anni hanno garantito i profitti e la piena funzionalità di questa struttura.

    Una dimostrazione che può e deve andare oltre anche i termini di un accordo che comunque vada, ed è bene ricordarlo a tutti, favorirà sempre la proprietà che per esempio potrà fruire dei benefici previsti dal cosiddetto Piano Casa nella trasformazione della destinazione d’uso delle strutture sanitarie sottoposte a processi di riorganizzazione”.

    27-09-2011

    Valentina Valentini
    DirittiDistorti

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