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Se ero tibetano...

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(14 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Fincantieri, una vertenza che deve rimanere nazionale

Di seguito il testo del volantino distribuito davanti ai cancelli dello stabilimento di Monfalcone (GO) in concomitanza con l'assemblea del 27 settembre 2011

(28 Settembre 2011)

DIFENDIAMO TUTTI I POSTI DI LAVORO!
RESPINGIAMO L’ACCORDO SEPARATO DI STABILIMENTO
E I LICENZIAMENTI DI MASSA!


L’accordo di stabilimento, firmato a livello territoriale la scorsa settimana, viene presentato come un’intesa d’avanguardia nel panorama nazionale; questo accordo prevede 300 esuberi iniziali, e una cogestione, fra sindacati e azienda, della ristrutturazione interna: tutto nel nome dell’efficenza e della competitività.

In questo modo si rompe la dimensione nazionale della vertenza Fincantieri, e quindi quel principio di coesione del gruppo e di solidarieta di classe di tutti i lavoratori. E’ necessario, invece, innanzitutto aprire un tavolo nazionale, che coinvolga tutti gli stabilimenti del gruppo: nella crisi complessiva che sta attraversando l’economia, i lavoratori possono difendersi solo tutti assieme; divisi, saremo colpiti uno dopo l’altro.

Questa ristrutturazione apre all’ulteriore, e forse definitiva, esternalizzazione selvaggia di intere fasi del ciclo produttivo nello stabilimento. Questo accordo accetta nei fatti i licenziamenti di massa e, cosa ancor più grave, tuttto ciò avviene con l’avvallo e la collaborazione dei sindacati. Esso apre all’aziendalizzazione dei contratti di lavoro, come previsto dall’accordo interconfederale del 28 giugno scorso, e come voluto da Marchionne e Confindustria. Ovviamente senza far votare ai lavoratori gli accordi.

I licenziamenti di massa imposti da Bono vengono mascherati, dicendo che saranno fuoriuscite volontarie incentivate e concordate. Secondo noi il sindacato dovrebbe difendere a tutti i costi l’occupazione, anche di fronte alla crisi, e quindi non deve accettare di far pagare ai lavoratori e alle loro famiglie gli errori dell’azienda. Questo rischia di essere solo l’inizio della distruzione della cantieristica in Italia.

Invece di licenziare, l’azienda deve redistribuire il lavoro su tutti gli stabilimenti Fincantieri e rilanciare l’attività cantieristica sulla base di idee e progetti nuovi, e non sulla base di forme nuove di sfruttamento. Ricordiamo che solo la straordinaria lotta di tutti i lavoratori del gruppo Fincantieri, da Palermo a Monfalcone, passando per Ancona, Marghera, Sestri e Castellamare di Stabia, ha costretto il gruppo dirigente a fare marcia indietro, e a ritirare il primo piano di ristrutturazione che prevedeva circa 1500 esuberi solo tra i lavoratori diretti.

INVITIAMO I LAVORATORI A CHIEDERE AI PROPRI RAPPRESENTANTI SINDACALI DI FAR VOTARE QUESTO ACCORDO CAPESTRO

MOBILITIAMOCI PER RESPINGERE LA RISTRUTTURAZIONE E I LICENZIAMENTI! LICENZIAMO L’AMMINISTRATORE DELEGATO BONO E LA SUA CRICCA!

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