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La BCE ordina, la Politica obbedisce. L'Italia non è più sovrana

(29 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in confederazione.usb.it

La BCE ordina, la Politica obbedisce. L'Italia non è più sovrana

foto: confederazione.usb.it

La lettera con la quale l'Europa delle banche e della finanza ha dettato la manovra al governo italiano (in allegato)

Nazionale – giovedì, 29 settembre 2011 La pubblicazione della lettera sottoscritta da Mario Draghi e Jean-Claude Trichet che la BCE (Banca Centrale Europea) ha inviato il 5 agosto scorso al Governo italiano, mette fortemente in discussione la sovranità nazionale, l'indipendenza del Governo e del Parlamento, l'inviolabilità della Costituzione e la credibilità di quei partiti e quei sindacati che hanno condiviso o non si sono concretamente opposti alle manovre del governo.

E' chiaro perché la lettera, che riportiamo in allegato, fosse stata stata “secretata” da Berlusconi: con essa si dimostra infatti senza ombra di dubbio che le misure dettate dalle Banche e dal Capitalismo finanziario europeo sono state applicate dal governo italiano quasi integralmente nei contenuti, come sono state seguite le indicazioni di metodo (decreto legge) e dei tempi (entro settembre).

C'è anche da dire che alcune misure, anche se discusse, non sono state ancora del tutto applicate, ma, come ben vediamo in questi ultimi giorni, rappresenteranno sicuramente il prossimo capitolo di una “manovra” che si presenta ormai senza una fine precisa e che, se non interrotta, ci porterà dritti dentro il tunnel in cui già si trova la Grecia.

Da sottolineare i contenuti della lettera che riguardano il lavoro e che tra l'altro prevedono “.... di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.”
Esattamente ciò che è avvenuto con gli accordi sindacali e con la manovra del Governo Berlusconi-Tremonti!

In altre parti della lettera sul tema del lavoro si parla esplicitamente di libertà di licenziamento, di taglio di occupazione e di salari dei pubblici dipendenti e di pensioni, ma il breve passo che abbiamo riportato mostra in tutta la sua sconvolgente semplicità quello che stiamo ripetendo con forza da settimane rispetto alla gravità dell'accordo del 28 giugno e dell'art. 8 della manovra.

E le “richieste” della BCE contrastano ferocemente anche con quello che sostiene invece la Camusso e cioè che l'accordo del 28 giugno limita l'art. 8 della manovra del governo lasciando spazio alla determinazione dei sindacati (Cisl, Uil e Cgil) e della Confindustria.

E' invece vero l'esatto contrario: l'art. 8 recepisce e utilizza l'accordo del 28 giugno, rendendolo se possibile ancor più pesante ed oppressivo e la ratifica che hanno firmato il 21 settembre Cgil, Cisl, Uil e Confindustria sancisce la formale accettazione dell'art. 8 della manovra da parte di sindacati e industriali, compresa quella Cgil che aveva chiamato i lavoratori allo sciopero del 6 settembre e che in questi giorni vede un riavvicinamento tra la Camusso e la maggioranza Fiom di Landini, escludendo la sinistra interna.

Ciò dimostra ancor di più che le alchimie interne alla Cgil ed alle altre sigle sindacali che Sacconi definì “collaborative”, poco spostano e soprattutto poco hanno a che vedere con le lotte e le mobilitazioni che i lavoratori dovranno continuare a mettere in atto sin dai prossimi giorni, che alla lotta di classe che le banche, gli industriali, la finanza e la destra europea stanno attuando contro i popoli d'Europa, non si può rispondere con soluzioni tutte interne alle logiche liberiste fatte proprie anche da una certa sinistra.

Per superare la crisi serve invece un radicale, imponente e progressivo cambiamento del sistema economico e sociale. Serve lanciare con ancora più forza la necessità di non pagare il debito, di nazionalizzare le banche e le aziende strategiche per il paese, di modificare strutturalmente i meccanismi capitalistici che sono alla base della crisi che sta investendo l'Europa e gran parte del mondo.

Gli appuntamenti e le iniziative che vanno in questa direzione e non invece verso una semplice alternanza/alternativa di poteri che prevedono le stesse ricette economiche di fondo, sono tutti da percorrere ed attraversare, per giungere alla manifestazione nazionale del 15 ottobre che si svolgerà a Roma e di cui siamo promotori insieme ad altre forse sindacali e sociali ed alla quale invitiamo a partecipare e preparare attivamente tutte le lavoratrici ed i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, i precari ed i migranti.

USB Unione Sindacale di Base

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