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L'8° congresso del PRC, occasione di una riflessione comune.

(30 Settembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.comunistiuniti.it

L'8° congresso del PRC, occasione di una riflessione comune.

foto: www.comunistiuniti.it

E’ cominciato ufficialmente il percorso d’avvio dell’ottavo congresso nazionale del PRC, come per quello del PdCI, siamo interessati al suo svolgimento e al dibattito che ne scaturisce. Infatti, malgrado la nostra serrata critica agli attuali gruppi dirigenti dei due partiti, che hanno una parte rilevante delle responsabilità sulle sconfitte elettorali del recente passato, continuiamo a credere alla necessità e urgenza dell’unita dei comunisti – OVUNQUE COLLOCATI – e quindi non possiamo rimanere indifferenti davanti a due importanti momenti di confronto che hanno per protagonisti migliaia di compagne e compagni, tutto ciò pur rispettando le reciproche autonomie e mantenendo intatte le nostre critiche alla natura (a)comunista della Federazione della Sinistra e delle sue conseguenti scelte frontiste e governiste sotto egemonia dal PD.

In questo quadro, che rispecchia le difficoltà ed i ritardi che caratterizzano il dibattito nelle varie realtà dell’arcipelago comunista, il confronto nel PRC, segna un primo dato positivo, la presentazione di 3 documenti contrapposti che hanno il pregio di non nascondersi, come avviene ancora nel PdCI, dietro ad un unanimismo di facciata, ovvero: uno di maggioranza in continuità con l’attuale linea della segreteria Ferrero, con tutte le contraddizioni già citate, per quanto non manchino spunti interessanti e condivisibili, purtroppo annacquati nella generale ambiguità che gira attorno al richiamo alla coesione democratica in nome del antiberlusconismo, il secondo documento, critica, invece, la FdS e la linea governista del partito, suggerendo una collocazione di classe dello stesso, ma al tempo stesso, ripropone un’autosufficienza di Rifondazione che pare non intenda fare i conti con la diaspora degli ultimi anni e infine, il terzo documento, il quale oltre a criticare la linea della maggioranza del PRC e diversamente dal secondo, evidenzia negativamente la cristallizzazione delle aree intere al partito, è l’unico che con chiarezza indica la necessità dell’unità dei comunisti, puntando l’accento sulla loro autonomia politica e culturale, quale condizione basilare per la ricostruzione del partito comunista. Entrambi i documenti di minoranza esprimono un'analisi, a nostro avviso, corretta nel rapporto tra partito e movimenti, anche se rimane sottotraccia la necessità di un sindacato di classe quale pilastro dell'azione dei comunisti.

Infine registriamo la presentazione di una serie d’emendamenti che vanno a criticare la scelta del Fronte democratico e della stessa FdS, fatto che dimostrano non essere del tutto scontata la discussione interna, malgrado lo schiacciante consenso delle e dei membri del Consiglio Politico Nazionale verso la prima mozione.

Memori del fallimento dell’esperienza del dopo congresso di Chianciano, che pure aveva destato qualche speranza nella possibilità di ripresa di un partito di classe, radicato nel conflitto e nella società, anche alla luce della rottura e separazione con l’ala riformista postcomunista, quando non revisionista, anticomunista, di Vendola/Bertinotti, rimaniamo scettici sulla possibilità di un ripensamento della maggioranza del partito in chiave autocritica, giacché si continua a insistere e percorrerne gli stessi errori che sono sfociati, appunto, nella costituzione della FdS, la quale rimane, di fatto, un’entità inconsistente e del tutto inadeguata allo scontro sociale in atto, essendo uno strumento inservibile per la ricomposizione della classe che non è stata nemmeno capace di esprimere una posizione unanime di dissenso rispetto la firma della CGIL all’accordo sul patto sociale del 28 giugno scorso, come sul punto del debito che viene derubricato a lotta generica alla speculazione finanziaria.

Tuttavia nella convinzione che ogni passaggio congressuale sia l’occasione per riflettere e confrontare le idee d’ognuno, seguiremo con attenzione all’evolversi della discussione, auspicando che la base del PRC ponga alla propria dirigenza la priorità della questione comunista e la necessità della ricostruzione/rifondazione di un partito comunista degno di questo nome.

Alessandro Perrone Cu-FVG

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