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(13 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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La menzogna al potere, ovvero il potere della menzogna -

(3 Ottobre 2011)

Se la democrazia fosse una cosa seria, regole severissime dovrebbero proteggere i cittadini dalle falsità veicolate dai mezzi di informazione, perché il “popolo sovrano” forma le proprie convinzioni quasi esclusivamente guardando la TV, e in parte minore leggendo giornali, libri, riviste, in una campagna elettorale che dura 365 giorni l’anno, dove la “par condicio” che si instaura nella breve campagna elettorale, non scalfisce convinzioni abilmente costruite nel tempo.

Questo impero di menzogne e omissioni, gestito direttamente da chi oggi è al governo, è preoccupato dal fatto che nella “rete” circolano, soprattutto tra i giovani, idee non manipolate né omologate, e presenta con urgenza una proposta di legge bavaglio con rettifiche obbligatorie e possibilità di querele, che limiterebbero di molto l’attività di blog e di giornali on-line.

Nessuna sanzione invece è prevista per chi va in Tv e spara balle a raffica, come il ministro Ignazio La Russa che, nella trasmissione Ballarò, sostiene che la Borsa tedesca negli ultimi 10 anni ha perso il 30%, quella francese il 50%, quella italiana il 60%, a sostegno della invenzione berlusconiana che le cose vanno male per tutti.
Si dà il caso che i dati ufficiali certificano che la Borsa tedesca è salita del 30%, quella francese è negativa del 25% e quella italiana è negativa del 50%.
Sostenere cose false nelle comunicazioni sociali è gravissimo, perché ingenera false convinzioni che determinano scelte elettorali sbagliate e deve essere sanzionato con la esclusione dalle comunicazioni sociali.

Berlusconi, in diretta TV, invitò a investire nelle sue aziende che, parola sua, andavano benissimo in Borsa, mentre Mediaset e Mondadori perdevano nel corso di un anno rispettivamente il 60% e il 40% del loro valore.
Diffamare i magistrati bollandoli come “toghe rosse” senza aver mai dimostrato che un solo magistrato abbia truccato un processo o che abbia fabbricato prove false per odio politico (B. non ha mai denunciato un singolo magistrato accusandolo di fare uso politico della giustizia), senza che vi siano sanzioni, significa legalizzare la calunnia e distruggere ogni dialogo civile.

Invece del bavaglio legislativo alla “rete” ci vuole una legge che protegga il “popolo sovrano” dalle manipolazioni e dalle bugie, con una magistratura vigile che tolga la parola a chi diffonde notizie false e calunniose, tese ad ingannare per avere vantaggi politici ed elettorali.
Senza questo presidio di legalità, vincerà le elezioni solo chi le spara più grosse (menzogne si intende) e chi possiede più mezzi mediatici per veicolarle. Praticamente è la dittatura populista.

30 settembre 2011

Paolo De Gregorio

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