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(7 Ottobre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org
foto: www.caunapoli.org
istantenee del corteo
Un’estate lunghissima, fatta di manovre economiche, annunci di default, declassamenti, richieste accorate da parte dei leader politici di sacrifici, cinghie da stringere e unità nazionale.
A Napoli l’estate è definitivamente finita oggi, il 7 Ottobre: con le prime gocce di pioggia ha iniziato a riscaldasi l’autunno.
Siamo scesi in piazza a migliaia, studenti medi ed universitari, ma anche disoccupati e movimenti sociali, uniti dalla convinzione che oggi siamo più svegli e più scaltri, alle menzogne non crediamo più, solidali con tutti quelli che, con mezzo busto nel pantano in cui ci hanno costretti, provano a muoversi, a sollevarsi, in Grecia, in Italia, in Spagna, sull’altra sponda del Mediterraneo.
Abbiamo sfilato dietro uno striscione che recitava “non ci lasceremo manovrare” e un altro "O li servi o li sovverti. People rise up!", puntando alla Regione, deviando dal percorso autorizzato per arrivare dove la Questura ci aveva negato di poter concludere il corteo.
A muoverci non l’indignazione, ma la convinzione che l’autunno quest’anno deve protrarsi molto a lungo, perché questa volta ad essere in gioco c’è tutto: un conto che non dobbiamo pagare noi, il nostro presente ed il nostro futuro.
Un conto che sappiamo a chi presentare, una lotta che non abbiamo intenzione di delegare a nessuno.
Per questo, come oggi, torneremo in piazza, nelle scuole, all’università, nei luoghi di lavoro ancora molte volte. Il 15 saliremo a Roma, per ribadire che per noi l’unica alternativa per uscire dalla crisi, non è stringersi a Corte, non è cambiare i referenti politici in Parlamento o nel Governo.
Da Napoli una prima risposta seria a chi ci vorrebbe sempre disponibili a pagare ciò che altri hanno causato. Una prima volta per gridare in piazza che non vogliamo pagare nulla, ma che adesso sappiamo chi deve pagare: di sicuro non noi, studenti, lavoratori, disoccupati, di sicuro i padroni e da domani cominceremo a rendere progetto uno slogan che non ha più motivo di rimanere tale. Nessun "diritto all'insolvenza", noi siamo di parte! La crisi e il debito devono pagarla i padroni, i ricchi, coloro che sfruttano il nostro lavoro.
Ci vediamo a Roma, per ricominciare! EAT THE RICH!
altre foto da repubblica.it // corriere.it
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