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11/10 - prigioniero politico ridotto in fin di vita dallo stato colombiano

(11 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.nuovacolombia.net

11/10 - prigioniero politico ridotto in fin di vita dallo stato colombiano

foto: www.nuovacolombia.net

Ennesimo gravissimo caso di violazione dei diritti umani ai danni di un recluso del carcere Bellavista di Medellín, questa volta denunciato dall’associazione bolivariana “Patria es Solidaridad”, organizzazione non governativa che si occupa del rispetto dei diritti umani dei prigionieri politici.

Gustavo Hernán Giraldo, prigioniero politico colombiano incarcerato nel 2006, versa in gravissime condizioni a causa una malattia degenerativa manifestatasi sei mesi fa, che gli ha fatto perdere metà del suo peso e che lo sta uccidendo. Giraldo si è rivolto a tutti gli organismi competenti, chiedendo che venisse rispettato il suo diritto alla vita, alla salute ed alla dignità; i suoi appelli sono caduti nel vuoto, tanto che non si conosce ancora con precisione la natura della sua malattia.

Il 5 settembre scorso Giraldo ha ottenuto dal tribunale il permesso di essere trasferito in un carcere ospedaliero: le autorità penitenziarie si sono limitate ad accompagnarlo in ospedale e a riportarlo nel carcere di Medellín prima che potesse ricevere le cure pertinenti, e addirittura senza che i medici avessero disposto del tempo necessario a formulare una diagnosi, senza la quale nessuna terapia può essere adeguata.

Quello di Hernán non è un caso isolato, giacché molti altri prigionieri politici sono abbandonati a sé stessi in condizioni precarie e senza assistenza sanitaria; basti pensare ai recenti casi di Diomedes Carvajalino, che per negligenza dell'INPEC (Istituto Nazionale Penitenziario e Carcerario) ha subito l'amputazione di una gamba, e di José Alveiro Manjarrez Cupitre, morto nel carcere di Bucaramanga in stato di totale abbandono.

Il governo colombiano usa sistematicamente la violenza del terrorismo di Stato per annichilire ogni forma di opposizione; e gli oltre 7500 prigionieri politici detenuti in condizioni disumane e sottoposti ai più efferati abusi nelle carceri del regime, vengono torturati o lasciati morire lentamente negando loro anche le più semplici cure sanitarie.

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