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Emergenza rifiuti: mobilitati i cittadini di Riano e Corcolle

(11 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Emergenza rifiuti: mobilitati i cittadini di Riano e Corcolle

foto: www.radiocittaperta.it

11-10-2011 --- Presidi permanenti a Quadro Alto nel comune di Riano e a Corcolle-San Vittorino (VIII municipio), contro le discariche che dovrebbero sostituire Malagrotta secondo i piani annunciati da Giuseppe Pecoraro, nominato commissario all'emergenza rifiuti lo scorso 6 settembre in vista della chiusura della discarica più grande d’Europa prevista per il 31 dicembre che, dichiarata fuori legge dieci anni fa, da allora vive di proroghe.

Questi due siti dovrebbero ospitare soluzioni temporanee di 36 mesi, tempo necessario per costruire a Pizzo del Prete, nel comune di Fiumicino, la discarica definitiva per i rifiuti di Roma.

Il sindaco di Riano Marinella Ricceri annuncia una raccolta di firme da recapitare a Napolitano, per denunciare la mancanza di una consultazione democratica tra il Presidente della Regione Polverini e le autorità locali, e per evidenziare caratteristiche del territorio che non sono state prese in seria considerazione: la vicinanza al Tevere, che porrebbe la discarica a rischio inondamento, la prsenza di case e negozi nei pressi dell’area designata, e il fatto che la Tiberina sia già al collasso per il traffico attuale. La cava in cui dovrebbe sorgere la discarica sarebbe poi un sito niente affatto in disuso: "Qui si taglia ancora il tufo e bisognerebbe scavare finché c'è richiesta", dichiara l’attuale gestore "perché questo materiale è raro. Qui non è mai venuto nessuno della Regione a fare un sondaggio, una foto, a prendere una misura. In questo sito andrebbero fatte le stesse cose previste per quello di Fiumicino, cioè creare un invaso, mettere l'argilla e i teli. Ma allora, perché inquinare un altro posto quando Fiumicino è stato già scelto come sito definitivo?"

Dall’era Marrazzo alla giunta Polverini, nulla è cambiato nella gestione rifiuti: piani regionali messi in piedi in pochi giorni e immediatamente diffidati dalla Comunità Europea, procedure di infrazione contro la regione. Mentre il resto dell’occidente punta sulla "Società del Riciclo", (prevenzione, riduzione, riutilizzo e riciclo), le parole d'ordine in Lazio rimangono le stesse: discariche e inceneritori. Soluzioni fittizie che convergono verso Malagrotta e permettono al magnate dei rifiuti di Roma di mantenere il monopolio e gli ingenti guadagni a lui assicurati da 30 anni, frutto di un tipico paradosso all’italiana. Lo stesso Alemanno ha dichiarato che l'AMA – la maggiore azienda pubblica del settore- si è "accollata storicamente soltanto l'aspetto più oneroso del ciclo dei rifiuti, cioè lo spazzamento e la raccolta, mentre non è mai entrata nell'aspetto più remunerativo, o comunque meno oneroso, che è quello dello smaltimento". Questo è "concentrato unicamente all'interno di un rapporto diretto con un'impresa privata, in un regime sostanzialmente monopolistico" (1).

Manlio Cerroni riceve dallo Stato circa 70 euro per ogni tonnellata conferita in discarica, sussidi per la costruzione di inceneritori (2) e pagamento maggiorato dell’energia ricavata da questi, perchè risulta “verde”.

La raccolta differenziata tramite cassonetto produce materiale “sporco”, in cui la percentuale di sostanze estranee a quelle riciclabili supera i limiti imposti dai consorzi che dovrebbero ritirare carta, plastica e vetro, i quali rispediscono gran parte dei rifiuti ricevuti in discarica.

In questo modo il comune di Roma si accolla il costo della raccolta differenziata, del trasporto e delle prime fasi del riciclo, per poi far tornare tutto a Malagrotta e pagare Cerroni come se fossero rifiuti indifferenziati qualsiasi.

Ciononostante, la differenziata partita ieri nel III municipio con le celebrazioni di Alemanno e dei vertici dell’Ama è di tipo duale: solo l’umido verrà portato dai cittadino nelle apposite isole ecologiche di raccolta, mentre per carta e multimateriale rimarranno i cassonetti.

L’ennesima soluzione-beffa.

Il fronte dei numerosi comitati nel frattempo si stringe attorno a richieste comuni e precise. Promette una vertenza verso il comune di Roma, il sindaco e l’AMA affinché si possa intervenire con una seria raccolta differenziata porta a porta, e l'adozione del piano "rifiuti zero”, che ha portato in pochi mesi la città di San Francisco al 75% di raccolta differenziata.

(1) Dall'audizione di Gianni Alemanno per la Commissione sul Ciclo dei Rifiuti nel Lazio, Bicamerale presieduta da Gaetano Pecorella e coordinata dai senatori Candido De Angelis (Fli) e Antonio Rugghia (Pd)

(2) Tra contributi diretti e indiretti, un inceneritore in tre anni riceve oltre un miliardo e mezzo di euro di sussidi statali. Il controverso provvedimento Cip 6/92 per le fonti rinnovabili e “assimilate" concede il bonus, tra gli altri impianti, anche ai termovalorizzatori.

Il costo di un inceneritore da 1000 ton/giorno di rifiuti viene ammortizzato in circa 40-50 anni. I ricavi della vendita di energia-termoelettrica generata non bastano nemmeno a coprire i costi di materie prime, manutenzioni ordinarie e straordinarie.

La perdita secca finanziaria, tramite il CIP6, non è più del gestore ma viene scaricata sul cittadino e pagata direttamente in bolletta.

Senza l’intrallazzo del CIP6 che eroga fondi gratuiti a chiunque adeguatamente raccomandato, nessuno investirebbe un centesimo in un inceneritore, giacché è una impresa da falliti di stato o da mafiosi produrre energia in questo modo folle e doloso, con i soldi degli altri. (Dal quotidiano "Terra")

Claudia Cucco per Radio Città Aperta

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