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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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La loro crisi e la nostra

Volantino per il 15 ottobre a Roma

(14 Ottobre 2011)

Questa giornata mondiale di mobilitazione contro la crisi e per il cambiamento globale ci mostra come l'aggressività del capitalismo sia arrivata ad un punto tale da spingere, ad ogni latitudine, milioni di persone sull'orlo dell'esasperazione a riempire le piazze.

Questa è la loro crisi: saggi dei profitti calanti da decenni nella produzione di merci e servizi “reali” hanno provocato lo spostamento di gigantesche masse di capitali verso la speculazione finanziaria, la quale si presenta come una diabolica catena di Sant’Antonio — una dozzina tra banche e grandi centri finanziari che gestiscono capitali pari a 10 volte l’intero pil mondiale fanno il bello ed il cattivo tempo… gli Stati nazionali ne sono i maggiordomi e le guardie del corpo allo stesso tempo.

Tali Stati, già indebitati per loro conto, hanno riempito di soldi “pubblici” (cioè estorti con le tasse e lo sfruttamento ai proletari!) le banche in difficoltà dall’inizio della bolla finanziaria (2008) ad oggi…

Tutto ciò per noi proletari di tutti i paesi si traduce in precarietà, caro-vita, salari indecorosi, attacco frontale al salario sotto forma della distruzione di contratto nazionale e tutela legale, ovviamente con la indispensabile complicità sindacale, tagli drastici ai già miserevoli servizi pubblici (cioè al salario indiretto dei proletari… quello frutto delle tasse della nostra busta paga) e al consueto attacco alle pensioni (cioè al nostro salario differito).

“Sono sempre i soliti i a pagare, i più deboli — ora basta!”, “la Crisi la paghi chi l’ha provocata!”, “non paghiamo il debito!” lamentano i moderni donchischiotte del radical-riformismo (Fiom, sindacalismo di base, antagonisti ecc.): ci viene da rispondere che nel capitalismo non ci sono alternative che tengano, il tentativo di non pagare il debito nasconde — come in Islanda — l'impossibile tentazione di un capitalismo “buono”, ma l'unico capitalismo possibile è questo e nel capitalismo, qui ed ora, la crisi la pagano — come sempre — i più deboli esattamente perché sono i più deboli! … il punto centrale sono proprio i rapporti di forza tra quelle classi che hanno interessi opposti ed inconciliabili.

O noi o loro: questo va mostrando con sempre maggior evidenza la realtà.
Opporre il nostro rifiuto collettivo, intransigente, di classe, ai sacrifici che ci vogliono imporre per rispettare le compatibilità economiche del loro sistema. Dunque, casomai bisognerebbe discutere di come fare questo, altro che di “ricette condivise”, come se fossimo tutti sulla stessa barca!
L'ideologia riformista ci relega solamente all'impotenza.

Noi comunisti internazionalisti pensiamo che la strada per una ripresa della lotta di classe, almeno per arginare le offensive padronali, passi inevitabilmente attraverso il protagonismo dei settori meno rassegnati e più avanzati della classe che, organizzati in assemblee/comitati di lotta sovrani ecc., prendano l’iniziativa di unificare e dirigere sul posto di lavoro e sul territorio lotte intorno ai bisogni primari di tutti i proletari, nelle forme e nei modi che l’esperienza e la conoscenza delle situazioni specifiche indicano come i più efficaci. Per forza di cose, dunque, di fatto lotte contro le compatibilità dell’economia borghese e al di fuori — se non contro — la volontà dei sindacati , meri filtri “istituzionali” quando va bene: ad es. lotta alla precarietà per le stabilizzazioni, al caro-vita per aumenti di salario a partire dagli stipendi più bassi, contro chiusure e licenziamenti ecc.

Noi comunisti internazionalisti lavoriamo in questa dinamica per creare Gruppi Internazionalisti di Fabbrica e Territorio, dove poter aggregare compagni e proletari più avanzati intorno alla prospettiva di una società senza mercato, classi e sfruttamento, dove il fine sia il soddisfacimento dei bisogni umani e non il profitto… il comunismo cioè, ed il suo programma rappresentato dai comunisti organizzati nel loro partito di classe ed internazionale.

Contro i padroni, senza il sindacato, il potere al proletariato!

Battaglia Comunista

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