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Prigionieri palestinesi: a rischio la salute di ahmad sa'dat

Nel quindicesimo giorno di protesta, 420 nuovi prigionieri si sono uniti allo sciopero della fame. Tra strategie da adottare e solidarietà, è allarme per lo stato di salute di Ahmad Sa'dat, segretario del Fronte popolare per la liberazione della Palestina in isolamento dal 2009.

(13 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

Prigionieri palestinesi: a rischio la salute di ahmad sa'dat

foto: nena-news.globalist.it

Di GIORGIA GRIFONI, Betlemme (Cisgiordania), 11 ottobre 2011, Nena News /La protesta non si fermerà fino a quando i carcerati non avranno raggiunto tutti gli obiettivi che si sono prefissi due settimane fa. E’ quanto ha riportato oggi il quotidiano al-Ayyam, citando anche una dichiarazione del ministro palestinese per gli affari dei prigionieri, Issa Qaraqei secondo cui 420 detenuti della prigione di Gilbou si sarebbero uniti allo sciopero della fame iniziato il 27 settembre scorso. Sempre secondo il quotidiano di Ramallah, anche i detenuti appartenenti ad Hamas potrebbero unirsi alla protesta per far pressione in favore dei loro compagni che sono in isolamento. Perché i membri di Hamas non abbiano ancora formalmente aderito allo sciopero della fame, è fonte di sconcerto tra gli altri detenuti. In un’intervista rilasciata a Radio Voce della Palestina, Feras Qadura , leader del club degli ex-prigionieri politici palestinesi si è detto allibito per il comportamento di Hamas. “Stanno esitando. E io credo –ha affermato Qadura- che non ci sia posto per l’esitazione ora. L’impatto dello sciopero sarebbe molto più forte se Hamas e la Jihad Islamica partecipassero”.

Secondo Qaraqei, la protesta si starebbe intensificando e i prigionieri starebbero minacciando di eliminare persino l’acqua, l’unica fonte di sostentamento disponibile dopo che l’amministrazione carceraria israeliana li ha privati di succhi, latte e sale per proteggere lo stomaco dagli effetti del digiuno. Già qualche giorno fa alcune associazioni per i diritti umani avevano lanciato un allarme per le condizioni di salute in cui potrebbero versare gli scioperanti: allarme a cui la portavoce dell’amministrazione carceraria israeliana Sivan Weizmann ha risposto ieri con una rassicurazione sul buono stato di salute dei prigionieri.

Prigionieri palestinesi: a rischio la salute di ahmad sa'dat

foto: nena-news.globalist.it

Si teme soprattutto per Ahmad Sa’dat, segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, uno dei 50 detenuti ad aver dato inizio allo sciopero il 27 settembre. L’organizzazione palestinese per il supporto e i diritti dei prigionieri “Addameer” ha lanciato ieri un appello in favore di Sa’dat perché venga ricoverato subito in ospedale e la Croce rossa internazionale possa visitarlo in prigione. Alcuni avvocati che sono riusciti a fargli visita il 6 e il 9 ottobre segnalano la sua forte perdita di peso, la mancanza di concentrazione e i frequenti svenimenti, accompagnati da vomito. Secondo un medico indipendente, si tratterebbe di sintomi legati alla confisca del sale che, se non trattati, potrebbero portarlo rapidamente alla perdite del 23% della sua massa corporea e a mettere seriamente in pericolo la sua vita. Oltre alle pressioni fisiche, anche quelle psicologiche contribuiscono ad indebolirlo: Ahmad Sa’dat, arrestato dall’Autorità palestinese nel 2002 –sotto pressione israeliana- per essere il presunto mandante dell’omicidio dell’allora ministro del turismo Ravaham Zeevi, è stato condannato nel 2008 dal tribunale militare israeliano a 30 anni di carcere per essere il capo di un’organizzazione terroristica illegale e quindi responsabile di ogni sua azione. Dal 2009 è detenuto in completo isolamento nel carcere di Nahfa: oltre a leggere, gli è proibito ricevere visite di familiari, amici, compagni di prigione e consulenti legali.

Cresce intanto la solidarietà popolare per la lotta dei prigionieri palestinesi. Per domani è previsto uno sciopero generale in Cisgiordania e, secondo quanto riporta l’attivista italiana a Gaza Silvia Todeschini, anche in Italia qualcuno si starebbe mobilitando: un sit in è stato organizzato a Roma il 14 ottobre davanti all’ambasciata israeliana in via Michele Mercati, mentre a Milano ne è previsto uno per il pomeriggio del 22, dalle 17 alle 18.30 in piazza dei Mercanti. E tre cittadini italiani, tutti di Udine, starebbero portando avanti il loro sciopero della fame in sostegno dei prigionieri politici, che va a unirsi a quello di decine di persone in Israele e nei Territori palestinesi. Nena News

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