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Il nuovo bipolarismo e la nostra costituzione

(10 Aprile 2004)

Convincono masse di piccoli risparmiatori ad investire in rischiose e talvolta truffaldine operazioni di borsa il frutto di anni di lavoro e di sacrifici, inducono molti utenti di telefoni cellulari e di computer ad acquistare ogni quattro o cinque mesi l’ultimo modello sempre più costoso di tali prodotti in una infinita catena di suggestioni rivolta a suscitare bisogni privi di qualsiasi razionale fondamento, ci propinano quotidianamente spettacoli televisivi capaci di coniugare il “peggio” col “nulla” nel tentativo di spegnere ogni capacità critica, ci vogliono vestiti allo stesso modo ed appiattiti su un medesimo linguaggio infarcito di orrendi neologismi e di insulsi luoghi comuni, ci riempiono di spot e di messaggi ingannevoli per trasformarci in un immenso ed anonimo gregge di ascoltatori e di spettatori.

Ed ancora: hanno privato la politica di ideali e di progetti e l’hanno ridotta a penosi duelli televisivi all’ultima battuta, hanno sostituito al confronto lo scomposto sovrapporsi di incomprensibili voci e alle argute argomentazioni la volgare polemica, parlano senza dire e quando dicono affermano tutto ed il contrario di tutto, hanno elevato il successo perseguito con qualsiasi mezzo a misura della verità ed hanno stravolto il significato di parole come “riforme” e “progresso” che sono state la bandiera dei lavoratori per utilizzarle a sostegno di leggi inique e di oscuri interessi, praticano la religione del profitto che ha per dio il denaro e per sacerdoti i grandi padroni dell’economia e della finanza, hanno riscoperto la guerra come strumento per vincere le resistenze, abbattere le autonomie e soggiogare i popoli.

Sono queste le ricorrenti “lamentazioni” di qualche patetico Geremia dei nostri giorni? Crediamo proprio di no perché, a ben guardare, c’è per contro la speranza che si fa strada insieme al nuovo, quello vero, che avanza contro tutto ciò che è vecchio e fallimentare. Si estende infatti in Italia, in Europa e nel mondo la consapevolezza della drammaticità del momento che stiamo vivendo per le iniquità che sono sotto gli occhi di tutti mentre gli uomini, con diverso grado di consapevolezza, si stanno dividendo in due “aree” culturali e politiche che sono presenti in ogni continente ed in ogni paese: quella dominante che accetta “questo” sistema e quella che lo rifiuta e lo vuole superare col metodo della non violenza e la forza della democrazia. Ognuna di queste aree presenta, è vero, al suo interno una diversità di posizioni ma non vi è dubbio che andiamo oramai chiaramente verso un inedito “bipolarismo mondiale” di idee e di scelte che non ammette posizioni neutrali o terze vie e che non ha precedenti nella storia perché mai l’umanità si è divisa così nettamente fra due concezioni tanto diverse dell’economia, dell’organizzazione sociale, dei diritti e della politica.

E sì, due concezioni davvero inconciliabili. Da una parte, la capacità di arricchirsi ritenuta come virtù somma e perciò degna in ogni caso di ammirazione e di rispetto, la pretesa di trasformare le inclinazioni alla cupidigia in una energia produttiva che in realtà si rivela dissennata e devastante, la “distruzione creativa” di aziende e di qualifiche professionali che spesso abbatte senza costruire con disastrose ricadute sull’occupazione, la riduzione a merce di tutti i rapporti e di tutti i servizi, il tentativo di fiaccare la coscienza reattiva dei poveri illudendoli di poter diventare come i ricchi, la riduzione al minimo del “comando politico” nel campo delle tutele e dei diritti sociali ma il suo potenziamento per sovvenzionare le strutture portanti del sistema e per rafforzare il suo braccio armato sul versante interno e su quello internazionale.

E, dall’altra parte, la riproposizione dei grandi valori di libertà dai condizionamenti e dal bisogno, di uguaglianza nella dignità e nei diritti e di fraternità come consapevolezza della comune condizione e del comune destino e come dovere che ci deve unire in un patto universale per la promozione umana e la lotta contro ogni abuso ed ogni sfruttamento. E poi: la speranza che la costruzione di un “altro mondo” sia possibile, la lotta per la globalizzazione dei diritti e per il superamento dell’attuale sistema verso forme sempre più avanzate e partecipate di convivenza sociale, il ripudio di tutte le guerre e la richiesta di un rafforzamento anche qualitativo del diritto internazionale con l’attribuzione alle Nazioni Unite di un ruolo centrale, autorevole e veramente “super partes”. Un coagulo di sensibilità e di impegni che deve nel nostro Paese tradursi senza colpevoli ritardi in una “difesa di popolo” della Costituzione repubblicana contro gli assalti che la vogliono demolire per rilanciare il messaggio di una delle più alte formulazioni normative che raccoglievano lo spirito della Resistenza e profeticamente anticipavano le grandi istanze di trasformazione e di liberazione che si stanno oggi con i nuovi movimenti affermando sullo scenario mondiale.

Brindisi, 2 aprile 2004

Michele DI SCHIENA

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