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(10 Settembre 2012) Enzo Apicell

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    CHE LA CRISI DIVENGA L’INIZIO DELLA FINE PER IL SISTEMA CAPITALISTICO

    (17 Ottobre 2011)

    Volantino distribuito il 15 ottobre

    La crisi economica, rivelatasi fino dalla fine del 2008 con il crollo negli USA dei “mutui sub-prime” per l’acquisto della casa in proprietà (uno dei miti di questa società…), e la reazione a catena, che ne è seguita, stanno portando alla attuale fase di “crisi del debito sovrano”, degli “Stati sovrani”. Vari economisti borghesi ritengono che si tratti solo della crisi della finanza, e molti di loro pensano che la “buona finanza”, senza “quella cattiva”, da penalizzare, possa aiutare l’agognata ripresa di profitti e rendite. Si sprecano, così, le ricette per individuare una strada internazionale, che permetta a “lorsignori” una nuova crescita del saggio di profitto (cioè il rapporto fra il profitto ed il totale del capitale anticipato dall’imprenditore), insieme alla perpetuazione di questi ruoli sociali. E’ la strada che chi detiene il potere, qui e altrove, sta cercando di percorrere!
    In realtà, le merci prodotte in tutto il mondo sono più di quanto i mercati possano assorbire! Questo sistema, finalizzato ad aumentare i profitti, non tiene conto più di tanto degli altri problemi, ma anzi cerca di piegarli all’interesse economico. La finanza è perfettamente complementare a questo sistema, e perciò non esiste una vera lotta contro di essa, che sia separabile da quella contro il capitale! In altre parole, la finanza non è certo un “corpo estraneo” per il sistema, ma al giorno d’oggi ne rappresenta, invece, la sostanza stessa, quella che determina le principali decisioni! E’ sintomatico, ad esempio, che vi sia chi, come la Camusso, ritenga gli “eurobond” (obbligazioni europee), cioè titoli di credito dell’intera UE più “credibili” sui mercati finanziari, come finalizzati “alla crescita”, più degli investimenti concreti nell’economia reale!
    In altri Paesi della U.E. colpiti dalla crisi, in particolare, nei cosiddetti PIGS (Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna), già da tempo i lavoratori e gli altri ceti meno abbienti hanno avviato lotte sociali contro governi e capitalisti, sia sul piano sindacale, che su quello direttamente politico. Esempio in questo senso è proprio la Grecia, dove la consapevolezza di dove si trova il nemico si è sempre più fatta strada fra gli oppressi, cui si vuole, come è sempre stato per il capitalismo, far pagare il prezzo del superamento della crisi.
    Qui in Italia, invece, uno strano “fatalismo” ha contagiato tutti e, finora, non vi è stata una vera opposizione con caratteristiche “di massa”. In questo senso, l’appuntamento odierno è un fatto importante, che, rivolgendosi giustamente contro le politiche volute dalla B.C.E. (e dal F.M.I.) ed in contemporanea in diverse metropoli, rompe con le stomachevoli invettive contro il solo Berlusconi, ormai quasi ridicole quanto lui.
    Dove, però, c’è molta confusione è nelle parole d’ordine, negli obiettivi. Per i proletari è certamente giusto “rifiutarsi di pagare il prezzo della crisi”, come è importante il “rifiuto di pagare il debito” (specialmente se ciò non significa solo chiedere una moratoria…), ma sono slogan che vanno instrumentati! In altre parole, non si può ritenere di battere il capitale finanziario (fusione tra quello industriale e quello bancario, non dimentichiamolo!) con …le raccolte di firme! Viene il (malizioso…) sospetto che dietro alcune roboanti dichiarazioni sui “massimi sistemi”, si celino quegli obiettivi riformisti e “costituzionali”, che la crisi stessa si è occupata di togliere di mezzo! Ad esempio, deve fare riflettere che “uscire dall’Euro”, come dice qualche forza presuntamente “alternativa”, è la stessa richiesta che hanno sostenuto circa la metà dei manager e degli imprenditori convenuti di recente a Cernobbio per il loro Forum nazionale annuale!…
    Per cambiare davvero, scegliamo obiettivi e strumenti NOSTRI COME CLASSE, senza farci illusioni su “rinnovamenti” istituzionali! IL NEMICO E’ QUI, IN CASA NOSTRA, ed è contro quello che si deve lottare, senza allearsi con alcun settore borghese! Vanno individuate parole d’ordine che uniscano la classe ovunque, dal livello territoriale a quello internazionale, superando ogni sua divisione interna, che il capitale ha imposto! Impedire i licenziamenti, ridurre l’orario di lavoro a parità di salario e di ritmi produttivi, istituire un reddito minimo sociale per chi non viene fatto lavorare ed un salario minimo intercategoriale, adeguati automaticamente al costo della vita, lasciando fallire banchieri ed imprenditori “in crisi”, sono i primi obiettivi su cui costruire l’unità di classe e così, contemporaneamente, FARE PAGARE CHI NON HA MAI PAGATO !!!

    ALTERNATIVA DI CLASSE

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