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(20 Ottobre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in ciptagarelli.jimdo.com
foto: ciptagarelli.jimdo.com
Dopo 13 anni di dura e ingiusta prigione, René Gonzalez – uno dei Cinque patrioti cubani in carcere negli Stati Uniti per aver monitorato l’attività dei terroristi anticastristi – condannato a restare per altri 3 anni a Miami in “libertà vigilata”, ha mandato un videomessaggio al suo popolo. Qui sotto la trascrizione del messaggio di René.
Queste parole sono per il mio popolo, al quale le devo nel giorno in cui sono uscito di prigione e che non ho potuto inviare prima a causa delle circostanze relative alla necessità di fare un viaggio sicuro prima di pronunciarle.
E’ davvero difficile rivolgersi ad un popolo che si ama tanto e del quale uno si sente parte attraverso una cinepresa, ma avevo bisogno di rivolgermi a voi e dirvi quanta gratitudine abbiano per quello che avete fatto, spiegarvi che ci siamo sentiti vicini a voi per le migliaia di messaggi, le lettere dei bambini, di tutti i collettivi di lavoro e di studio che da Cuba ci hanno inviato i loro messaggi, per l’appoggio che non ci è mai mancato e che ci ha sostenuto in questi anni di ingiustizia, che sono ormai troppi.
Per me questo momento di felicità che condividiamo è, semplicemente, una parentesi in una storia di abusi nella quale non è stata fatta ancora un briciolo di giustizia. Il fatto che io sia ora fuori dal carcere significa solo che è giunta alla fine una lunga strada di abusi a cui sono stato sottomesso; ma abbiamo ancora quattro fratelli che dobbiamo riscattare e che abbiamo bisogno che siano con noi, con i loro familiari; che stiano tra voi dando il meglio di se stessi e non in quei luoghi dove ora sono, dove si alzano, si svegliano ogni mattina, vanno in una mensa dove non dovrebbero andare, stanno tra gente dove non dovrebbero stare e davvero, dobbiamo continuare la lotta per liberarli.
Per me questa è solo una trincera, un luogo nuovo da cui continuare a lotta perché si faccia giustizia e noi Cinque possiamo tornare tra voi.
Voglio mandare un saluto particolare ai familiari degli altri quattro fratelli, che mi hanno davvero commosso con la loro gioia. Quando uno parla al telefono con una persona di cui sa che ha il figlio prigioniero, il marito prigioniero e che vive la sua libertà come se fosse la loro libertà, questo colpisce nel profondo. Questo mi ha commosso davvero, e dobbiamo continuare a lottare, perché loro non meritano di stare dove stanno.
A tutto il mio popolo, a tutti coloro che in questi anni ci hanno accompagnato in tutto il mondo, che sono stati migliaia, attraverso i quali abbiamo potuto poco a poco spezzare il blocco dell’informazione, abbiamo potuto rompere il silenzio che le grandi corporazioni della stampa hanno fatto sul nostro caso, rivolgo – da parte dei Cinque – il mio più profondo ringraziamento, il mio impegno di continuare a rappresentarvi come meritate, il che è, in fondo, quello che stiamo facendo noi Cinque, perché non siamo solo Cinque, siamo un popolo intero che ha resistito per 50 anni, ed è grazie a questo che noi resistiamo ancora, perché ci ispiriamo in voi, perché sappiamo di rappresentarvi e mai vi verremo meno, e saremo sempre all’altezza che vi meritate.
Un abbraccio a tutti.
Da qualsiasi luogo ci troviamo, noi Cinque vi amiamo.
(traduzione di Daniela Trollio)
Centro di Iniziativa Proletaria G. Tagarelli - Milano
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