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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Dibattito sul VIII Congresso del PRC

“Vogliamo davvero essere travolti dagli avvenimenti?”

(23 Ottobre 2011)

Le dinamiche politiche che si sono aperte in Italia in questa fase, fanno pensare sempre di più, all’inevitabile cambiamento che si produrrà alla guida del Governo nazionale. Sul tavolo rimangono varie ipotesi sulla forma che dovrà assumere il futuro governo. Quindi si va dalla sempre meno probabile soluzione di un governo di unità nazionale, alla creazione di un nuovo centro-sinistra che potrebbe comprendere anche partiti collocati oggi in altri schieramenti.

L’unica certezza che abbiamo, risiede nell’orientamento che intraprenderà qualsivoglia governo dell’alternanza borghese. I capisaldi saranno comunque imposti dalla troika BCE-UE-FMI, e quindi dalla famosa lettera segreta Draghi-Trichet, che ricordiamolo, chiedeva a Berlusconi di eliminare i contratti nazionali di lavoro, ridurre i salari dei dipendenti pubblici e privati, imporre il vincolo di stabilità nella Costituzione, privatizzare i servizi, e licenziamenti facili. In sintesi, far pagare ai lavoratori il conto della crisi, e il debito creato dai padroni e banchieri.

Il governo non ha certamente mancato di applicare quanto richiesto, vedi a tal proposito l’art.8 della manovra, e tutti i tagli che si avvia a fare.

Abbiamo notato come il principale partito di opposizione parlamentare, il PD, abbia fatto proprio il contenuto delle richieste della troika, e rimproveri Berlusconi solo per non aver equamente distribuito i sacrifici, e per aver tagliato troppo poco… la stessa maggioranza della CGIL, che proclamò uno sciopero generale contro la manovra il 6 settembre scorso, si è limitata a dire che Berlusconi va sì cacciato, ma comunque i sacrifici li dovranno fare anche i lavoratori.

Parallelamente a questo, un’altra dinamica si è aperta nella società, e lo abbiamo potuto vedere nonostante tutto il 15 ottobre per le vie di Roma.

Un movimento sta iniziando a individuare chi è realmente il “mandante” dei sacrifici che ci vengono imposti, ed inizia a vedere Berlusconi come un semplice “esecutore” di questi ordini superiori, come lo sono del resto i vari governi di centrosinistra che portano avanti le medesime politiche di austerity in Grecia, Spagna, e prossimamente in Italia?

Questi mandanti sono appunto individuabili nelle organizzazioni internazionali della borghesia, che scrivono le agende politiche dei vari governi nazionali nei vari paesi europei e del mondo in questo momento.

Capirete, quindi, che il nostro Partito, non può permettersi minimamente di appoggiare una qualsivoglia “alleanza democratica”, “nuovo ulivo”, “fronte democratico”, in quanto queste coalizioni saranno inevitabilmente dall’altra parte della barricata nella prossima fase, e non si distingueranno di molto dalle politiche berlusconiane.

Inoltre la proposta dell’attuale maggioranza del PRC, verificabile nel documento congressuale, di democratizzare i vari organismi internazionali del capitale, nonchè di mettere dei controlli al libero mercato, e di fara una vera patrimoniale per pagare il debito, non sono altro che dei dardi sparati addosso a un T-Rex assetato di sangue.

Finchè il Partito non farà propria la rivendicazione sempre più diffusa nel movimento di “non pagare il debito”, non usciremo mai dalle logiche imposte dai padroni e dai banchieri, e quindi finiremo sempre col ricadere nelle politiche di risanemanto e lacrime sangue per i lavoratori. E come se non bastasse, il nostro programma sarà più arretrato di quello che invece i lavoratori e i giovani stanno iniziando a far proprio, e di cui hanno bisogno.

Và detto che alcuni settori della borghesia sono disposti ad autotassarsi con una patrimoniale anche più pesante di quella che potrebbe aver individuato la maggioranza attuale di questo Partito, al fine di salvaguardare comunque la loro posizione dominante nella società, come ad asempio sta proponendo Montezemolo.

Per i sostenitori della seconda mozione urge un sostanziale cambiamento di rotta da parte del PRC, se non vogliamo essere veramente travolti dagli avvenimenti.

Individuiamo nella parola d’ordine del “Partito di classe” la nostra proposta politica ai militanti e agli iscritti e simpatizzanti del PRC. Un Partito che si faccia carico di costruire un “polo autonomo di classe” in netta alternativa ai due poli esistenti in Italia, e che abbia come scopo un reale cambiamento della società, soppiantando l’idea del bipolarismo attuale.

Evidentemente non si tratta di un Partito che vive per entrare a tutti i costi nelle istituzioni pur di sopravvivere, anche economicamente, ma che sudi per radicarsi all’interno delle fabbriche, nei luoghi di lavoro in generale, nelle lotte popolari che si sviluppano nei territori, e che si ponga il compito di essere un soggetto politico anti-sistema, e quindi non compatibile con esso.

Crediamo che il percorso di aggregazione avviata a Roma il 1 ottobre, all’assemblea dei sostenitori dell’appello “Dobbiamo fermarli, noi il debito non lo paghiamo”, sia il terreno in cui dovrebbe stare anche il nostro Partito, nella prospettiva del polo autonomo di classe.

Fabrizio Ferri

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