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Argentina, la Kirchner stravince e si afferma il “cristinismo”

(26 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Argentina, la Kirchner stravince e si afferma il “cristinismo”

foto: www.radiocittaperta.it

26-10-2011 --- Più che una vittoria è stato un massacro. Cristina Fernandez de Kirchner è stata rieletta presidente dell’Argentina al primo turno con circa il 54% dei voti, lasciando il secondo candidato, il socialista Hermes Binner, dietro di più di 30 punti percentuali. Si tratta del terzo mandato consecutivo di quel peronismo diventato poi “kirchnerismo”, inaugurato da suo marito Nestor Kirchner. Cristina ha anche ottenuto la maggioranza assoluta in entrambe le Camere, che si sono parzialmente rinnovate, ed il controllo di 20 delle 24 province del paese. Nessuno aveva mai raggiunto tanto potere per via elettorale nella storia contemporanea in Argentina.
E pensare che appena un anno fa molti analisti politici scommettevano sulla futura sconfitta di Cristina Fernandez de Kirchner che, dopo la morte di Nestor un anno fa, considerato finora il suo mentore e burattinaio, non sarebbe stata capace di raccogliere i consensi necessari a mantenere il governo unito. E invece la crescita annuale pari a circa il 10%, che ha permesso al governo di attuare misure politiche popolari come l’aumento delle pensioni e del salario minimo, sommata alla debolezza delle forze di opposizione che si sono presentate totalmente frantumate, hanno contribuito al raggiungimento di questo risultato elettorale.
Non vi sono dubbi sul merito del kirchnerismo nell’allontanare l’Argentina dal baratro in cui si trovava 10 anni fa e nel aver migliorato la vita a milioni di persone, grazie ad una politica economica favorevole ai lavoratori, con il recupero di milioni di posti di lavoro e la diminuzione degli indici di
povertà.
Ma è bene ricordarsi che se il nome del miracolo argentino è Kirchner, il suo cognome è “commodities”. Infatti grazie agli alti prezzi di soia e carne, principali prodotti dell’export argentino e sempre più richiesti dai cinesi, è stato possibile attuare politiche sociali inclusive e ridistributive. Resta da sapere quanto può reggere un modello basato su un rinnovamento produttivo pari a zero e su una fortissima dipendenza dall’export di commodities. Anche perché l’inflazione reale a Buenos Aires gira intorno al 30%, nonostante le cifre ufficiali parlino del 10%. Per il momento, l’Argentina non ne vuol sapere di
crisi. Anche se la parola si fa sentire sempre più spesso, soprattutto tra quelli che la memoria corta non ce l’hanno.

Thais Palermo Buti - Radio Città Aperta

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