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Lo sciopero generale del 19-20 ottobre in grecia: immagini dal futuro dell’unione europea

Traduzione dell'articolo di Savas Matsas sullo sciopero greco

(26 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.pclavoratori.it

Mentre i leader europei, in particolare quelli di Germania e Francia, divisi dai loro irreconciliabili antagonismi nazionali e paralizzati dal terrore di fronte alla bancarotta non solo della Grecia ma del loro sistema bancario e dell’intero progetto dell’Unione Europea insieme al suo euro, hanno dovuto rinviare il proprio Summit, gli stessi giorni, nell’epicentro della crisi, in Grecia, l’intero paese veniva scosso da un’enorme mobilitazione della classe operaia e degli strati popolari rapidamente pauperizzatisi – la più grande dal 1974, anno del collasso della dittatura militare imposta dalla CIA.

Lo sciopero generale indetto dalla GSEE (Confederazione Generale del Lavoro), sindacato burocratizzato, inizialmente per il 19 ottobre si è trasformato, su pressione dell’ADEDY (la Federazione Nazionale dei Dipendenti Pubblici) e dei sindacalisti di base, in uno sciopero generale di 48 ore per i giorni 19 e 20 ottobre, contro il pacchetto di misure di cannibalismo sociale imposte dalla troika dell’FMI, UE e Banca Centrale Europea e suggellato da un’esile maggioranza parlamentare di 153 deputati che sostiene nella sua agonia mortale il governo del PASOK.

La partecipazione allo sciopero è stata senza precedenti: vi ha preso parte tra l’80 e il 100% degli operai e degli impiegati sia del settore pubblico che di quello privato, delle fabbriche e dei servizi. I negozianti hanno chiuso le proprie botteghe in solidarietà e per protesta contro l’austerità ed i fardelli fiscali che li condannano al fallimento. I proprietari ed i conducenti di taxi, si sono uniti allo sciopero dei lavoratori dei trasporti pubblici e dei marinai che ha bloccato tutte le navi nei porti. Anche nella Prigione Centrale di Korydalos, ad Atene, le pattuglie di guardia esterne hanno trasformato, la mattina del 19 ottobre, la propria ronda in una dimostrazione contro il governo e la Troika…
I ministeri, i municipi e gli altri edifici pubblici erano quasi tutti occupati – un fatto totalmente nuovo nella vita sociale in Grecia.

Tutti i raduni ed i cortei nel corso dei due giorni di Sciopero generale sono stati imponenti ed impressionanti. Il 19 ottobre, ad Atene hanno dimostrato più di mezzo milione di lavoratori e masse popolari. In decine di migliaia hanno manifestato in ogni città e paese di tutta la nazione, anche in quei posti dove mai prima si era avuta una manifestazione.

Il 20 ottobre, uno numero analogo di persone si è radunato in Piazza Syntagma, di fronte al Parlamento dove è stato votato il nuovo infame decreto che contiene nuovi tagli a salari e pensioni dei lavoratori, nuove tasse per gli strati inferiori delle classi medie, e che condanna centinaia di migliaia di dipendenti pubblici alla disoccupazione.
Era evidentemente chiaro a tutti – compresi quelli che siedono in Parlamento e al potere – che le masse infuriate si stanno muovendo ben oltre i limiti imposti e sorvegliati dalla maggioranza del PASOK delle burocrazie sindacali della GSEE e dell’ADEDY. Così, con un tacito, informale ma evidente accordo il KKE, il partito stalinista della Grecia e la sua frazione sindacale, il PAME, si sono fatti carico della protezione del Parlamento borghese dalla ribellione delle masse li radunate. Il servizio d’ordine del PAME/KKE ha formato una catena intorno al Parlamento, armati di bastoni e bandiere con grosse aste da usare come bastoni impedendo a chiunque – non solo a quelli non controllati dai sindacati del KKE o alle altre organizzazioni politiche o comitati di cittadini ma anche a semplici cittadini non organizzati, vecchi o giovani – di avvicinarsi al Parlamento.

Ad un certo punto un gruppo di giovani anarchici si è scontrato con il servizio d’ordine del PAME/KKE che dopo un contrattacco fallito, respinto con un confronto corpo a corpo con gli anarchici, si è dovuto ritirare sotto una pioggia di pietre e molotov. La polizia antisommossa non è intervenuta fino a che lo scontro non fu generalizzato, trasformando Piazza Syntagma, dopo un uso massiccio di lacrimogeni, in un’ enorme camera a gas.

Vittima di questa brutalità della polizia è stato un militante di 53 anni del PAME che è morto per un attacco di cuore provocato dai lacrimogeni della polizia.

La Polizia, lo stato borghese, il governo PASOK sono i soli responsabili e colpevoli di questo crimine. Ma la morte di questo lavoratore è stata ancora una volta usata tanto dal KKE quanto dal governo per additare gli anarchici, ma anche tutte le altre organizzazioni della sinistra come “provocatori”. La stampa di destra (ad esempio P. Mandravelis, un giornalista di destra del quotidiano Kathimerini e noto propagandista per conto della troika), così come i deputati dell’estrema destra fascista del LAOS hanno elogiato il KKE ed il suo segretario generale Aleka Papagira per la loro “responsabilità” e lo “spirito civile”! Non è questa la prima volta: durante la rivolta dei giovani del dicembre 2008, il governo di destra Karamanlis ed il leader del partito di estrema destra LAOS Karatzaferis lodarono il KKE e Papagira per il loro “atteggiamento responsabile”, quando si opposero alla rivolta e calunniarono i giovani rivoltosi come provocatori. Dall’altra parte, il maoista KOE, la coalizione centrista ANTARSYA con la sua principale componente il NAR (un gruppo scissosi dal KKE nel 1989) e la SEK (organizzazione sorella del britannico SWP) si sono uniti alla campagna contro gli anarchici definiti “agenti provocatori”, adulando gli stalinisti senza alcuna critica della loro disgustosa protezione politica del parlamento borghese e della legalità borghese.

Il trotskista EEK, nel suo comunicato stampa, ha attaccato prima di tutto la polizia ed il governo del PASOK per la repressione di stato che ha pure portato alla morte del militante del PAME, esprimendo il nostro cordoglio alla sua famiglia ed ai suoi compagni. Abbiamo criticato gli anarchici, sottolineando che le differenze politiche all’interno del movimento dei lavoratori devono essere risolte tramite i mezzi della lotta politica e non dalla violenza fisica. Ma abbiamo anche criticato aspramente il ruolo politico di Guardia del Parlamento e polizia politica svolto dal KKE per frenare la legittima rabbia del popolo contro quelli che hanno trasformate le vite di uomini e donne in un inferno a causa del diktat FMI/UE/BCE.

Se nel 2010, esistevano ancora illusioni sulla possibilità di una rapida via d’uscita dalla crisi e la burocrazia sindacale era solita disinnescare il malcontento delle masse attraverso inefficaci scioperi generali di 24 ore, il 2011 è stato l’anno della grande disillusione. L’emergere del movimento dei “cittadini indignati” nel maggio 2011, malgrado i suoi forti limiti piccolo-borghesi, ha dato un nuovo impulso. Ben presto, in particolar modo durante gli scioperi generali di giugno, ci fu una convergenza tra il movimento degli “indignati” e il movimento dei lavoratori; la barbarica brutalità poliziesca scatenata dal governo durante lo sciopero generale del 28-29 giugno contribuì molto a questa convergenza. Ma soprattutto il drammatico deterioramento della situazione economica e sociale in Grecia ed internazionalmente negli ultimi tre mesi, l’impasse totale dell’UE, la crisi bancaria internazionale, e l’accelerazione della caduta in una recessione mondiale peggiore di quella degli anni ’30, hanno favorito tutte le condizioni di un conflitto sociale incontrollabile. Dopo il fallimento della burocrazia sindacale nella sua azione di freno del movimento di massa, la borghesia si è dovuta rivolgere a quella forza politica burocratica, soprattutto lo stalinismo, che salvò il suo dominio nel 1944-45 con gli accordi del Libano, di Caserta e Varkiza che disarmarono i partigiani comunisti e tradirono la Rivoluzione nata dalla Resistenza anti-Nazista.

Non è un caso che uno dei principali slogan della rivolta del dicembre 2008 fosse: mai più Varkiza!

Le condizioni storiche oggi sono totalmente cambiate. Non solo lo stalinismo è collassato portando alla scomparsa dell’Unione Sovietica e aprendo la strada alla restaurazione capitalistica, ma anche il capitalismo mondiale è precipitato in un abisso. Le generazioni più giovani, dalle forti tendenze antiburocratiche, conducono una lotta contro il sistema che li condanna ad una vita di miseria, senza alcun futuro. C’è ancora molta immaturità ed una persistente assenza di una necessaria organizzazione rivoluzionaria di massa dell’avanguardia operaia a livello sia nazionale che internazionale. Ma siamo fiduciosi che supereremo rapidamente questi seri limiti.

L’irruzione delle masse nelle strade di Atene e di tutta la Grecia è il ritratto del futuro dei Paesi europei. Lasciate che ci prepariamo politicamente, programmaticamente, organizzativamente ad una battaglia per la vita o la morte, ad una rivoluzione permanente per conquistare un futuro di libertà per tutti gli oppressi e di giustizia per tutti gli sfruttati e i poveri del mondo: per una società comunista mondiale.

22 ottobre 2011

traduzione a cura di Gianmarco Satta, sezione PCL Sassari

Savas Michael-Matsas

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