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Piano Sarkozy

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(25 Agosto 2011) Enzo Apicella
Sarkozy esterna il suo piano per il dopo-Gheddafi, rivendicando per la Francia un ruolo più importante nella rapina delle materie prime libiche

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    Islamisti in crescita tra i ribelli libici

    Tra i ribelli, i movimenti islamisti in Libia sarebbero una forza crescente. Il 90% dei nuovi organi di stampa pubblicati dall’inizio delle rivolte è di stampo islamista. Il quotidiano londinese Al-Sharq al- Awsat stila un profilo differente da quello proposto dalla maggioranza degli altri media internazionali.

    (27 Ottobre 2011)

    anteprima dell'articolo originale pubblicato in nena-news.globalist.it

    Islamisti in crescita tra i ribelli libici

    foto: nena-news.globalist.it

    DI IKA DANO

    Beit Sahour (Cisgiordania), 27 ottobre 2011, Nena News – Non sono solo forze liberali e progressiste, quelle contrapposte al regime autoritario di Gheddafi. Tra le file dei ribelli, anche i movimenti islamici. Che esistono nel Paese sin dall’Indipendenza nel 1951, ma che dall’inizio delle rivolte del 17 febbraio scorso hanno iniziato a riorganizzarsi per guadagnare maggiore influenza sulla popolazione. “Contro il regime – scriveva già nel febbraio scorso Germano Dottori sulla Rivista di Geopolitica Limes – non sono scesi in campo degli studenti di Oxford, ma un vasto assortimento di persone, del quale sono state parte anche le individualità più controverse sensibili al richiamo islamista”. Un’eterogeneità del movimento dei ribelli sfuggita a gran parte dei media internazionali, impegnati nello stilare un profilo piuttosto manicheo di insorti liberali e regime autoritario.

    Correnti di matrice islamica in Libia sono sempre esistite, presentando al loro interno sia un orientamento più che altro Sufi (tradizione mistica dell’Islam) che gruppi radicali armati in rotta con il regime soprattutto dopo la svolta laica stilata nel famoso Libro Verde. Il quotidiano Al Sharq al Awsat prosegue intervistando l‘analista politico libico Hamad al-Ma’badi, che nello spettro islamista individua due maggiori movimenti politici: il Movimento Jihadista e i Fratelli Musulmani – operanti per ora sotto le spoglie dell’Unione dei Rivoluzionari libici. Entrambe le fazioni non avrebbero partecipato alle rivolte contro Gheddafi sin dall’inizio, e anzi disponevano di canali di accesso al regime. “Questa rivoluzione non è la rivoluzione di alcun schieramento politico o istituzione militare - gli fa eco il professore di Scienze Politiche all’Università Qar Yunus di Bengasi, Abir Amninah, sulle pagine del quotidiano londinese - Né i Fratelli Musulmani né nessun altro ha il diritto ad ergersi a capo della scena rivoluzionaria”. Come gli altri, anche i movimenti di matrice islamista si sarebbero accodati. Se è vero che la partecipazione alle rivolte è avvenuta in modo spontaneo e più su base individuale che non di gruppo, con la caduta del regime il grado di organizzazione dei gruppi islamisti cambierà per acquisire influenza sulla scena politica. Già con l’avanzare delle rivolte e l’indebolimento di Gheddafi, membri di questi due principali gruppi - non estranei alle repressioni da parte del regime - hanno iniziato a creare una base del movimento tra la popoplazione. Il quotidiano da Londra continua riportando fonti del Consiglio Nazionale di Transizione che avrebbero individuato come il 90% dei 180 nuovi organi di stampa pubblicati dall’inizio degli scontri siano di stampo islamista. Un’altra voce riportata da al Sharq al Awsat, quella del regista libico Al-Hasan Bu-Khurays, afferma l’esistenza di canali di finanziamento dal quartiere generale dei Fratelli Musulmani libici in Svizzera, che assicurerebbe una crescente influenza del movimento sui media locali, consumati quotidianamente dalla popolazione.

    “In questo momento, tutti i movimenti sono assetati di supporto – continua Abir Amninah - primo fra tutti il movimento dei Fratelli Musulmani, che in assenza di legislazioni fa il possibile per usare i propri canali privati per ricevere finanziamenti dall’estero”. La loro capacità di influenza sulla futura legislazione dipenderà dal controllo che sapranno esercitare sulle istituzioni create dopo lo smantellamento del vecchio regime. Per il movimento jihadista - movimento constistente sopratutto di milizie armate - gli aiuti arriverebbero in particolare dal Qatar.

    Come sottolinea il professore Abri Amninah, i movimenti islamici avrebbero iniziato ad articolare le loro richieste attraverso la Rete dei Liberi Ulema di Libia, che già all’inizio di ottobre hanno sottoposto la loro visione della nuova Costituzione Libica provvisoria al Consiglio Nazionale di Transizione. Una costituzione che porrebbe un comitato di Ulema come supervisori del processo legislativo, affinché questo sia conforme ai principi della legge islamica della Shari’ia.

    “Polpetta avvelenata dei Gheddafi”. Così definisce Lorenzo Declich in un’analisi sulle pagine di Limes il rafforzamento dei movimenti jihadisti in Libia, da ricondurre alla “strategia di riconciliazione” del primogenito di Gheddafi Seif al-Islam. Negli ultimi cinque anni i Gheddafi avrebbero rilasciato 850 jihadisti del Gruppo islamico di combattimentolibico (Lifg), affiliato ad Al-Qaida, facendone una forza di cui tutti - anche i Paesi occidentali - dovranno tener conto. Lontani dalla demonizzazione dei movimenti islamici, e allo stesso modo dall’unzione dei ribelli, sembra che rappresentare le rivolte come rivoluzione liberale non regga. Nena News.

    Nena News

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