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La pacifica Italia: esportiamo pace in tutto il mondo (e un pò di armi ...)

Armi: Italia, esportazioni raddoppiate negli ultimi dieci anni. Sono più di 200 le imprese produttrici di armamenti attive in Italia, il 40% a Brescia.

(16 Aprile 2004)

C'è un settore che in Italia sembra non conoscere battute di arresto: quello delle armi. Negli ultimi dieci anni, secondo i dati elaborati dalla Camera di commercio di Milano, le esportazioni sono cresciute del 94%. La capitale italiane delle armi è Brescia che esporta il 32,% del totale. Al secondo posto La Spezia, seguono Roma, Pesaro, Livorno, Genova, Lecco, Bologna, Milano e infine, tra le prime dieci, Verona. Si esportano più armi e munizioni negli Stati Uniti, in Francia, Germania, Emirati Arabi Uniti, Spagna, India, Turchia, Kuwait e Corea.

Ma a crescere non sono solo le armi che varcano i confini, in questi anni le importazioni sono aumentate del 263%, soprattutto da Stati Uniti, Germania, Francia, Israele, Spagna, Kuwait, Turchia. In lieve contrazione, invece, il numero delle imprese che producono armi, sistemi d'arma e munizioni: nel 2003 erano 328 (-3,5% in cinque anni, dal 1998).

Anche per la produzione il primato spetta a Brescia con 137 imprese attive, il 41,8% delle imprese del settore in Italia. Seguono Roma (9 imprese, -10% negli ultimi cinque anni), Milano (8 imprese), Bologna (7 imprese), Napoli (7 imprese), Ascoli Piceno (6 imprese, -14,3%), Forli' e Genova (6 imprese), Alessandria, Bergamo, Caserta, Torino, Trento e Parma (5 imprese). (15/04/2004)
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Armi: Aumenta l'export italiano

Ecco i primi dati della Relazione sul commercio delle armi 2003. Aumenta l'export: Germania primo fornitore, Grecia primo acquirente.

Aumenta l'export italiano di armamenti. Nel 2003 sono state infatti rilasciate dal ministero degli Esteri 609 autorizzazioni per esportazioni definitive, pari a un valore di circa un miliardo e 282 milioni di euro, con un incremento del 39,36 per cento rispetto ai circa 920 milioni di euro dell'anno precedente. Il dato emerge dall'ultima relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento e dei prodotti ad alta tecnologia trasmessa dalla presidenza del Consiglio al Parlamento.

Il valore del materiale effettivamente esportato ammonta invece a circa 630 milioni, a fronte dei 487 del 2002, con un aumento di circa il 29 per cento. Occorre infatti ricordare che le autorizzazioni concesse rappresentano il portafoglio ordini dell'industria italiana della difesa, ma l'esecuzione dei contratti puo' avvenire su base pluriennale. Quindi non c'e' coincidenza nello stesso periodo tra cio' che viene ordinato e cio' che viene concretamente spedito. In base a questo secondo dato, nel 2002, ultimo anno di riferimento a disposizione, l'Italia occupava il settimo posto al mondo tra i Paesi esportatori, con un volume di 490 milioni di dollari.

Gli acquirenti: Grecia al primo posto

Tra gli acquirenti di materiale italiano, al primo posto si piazza la Grecia, destinataria di commesse per circa 248 milioni di euro, pari al 19,35 per cento del totale. Seguono la Malaysia, con ordini per circa 166 milioni; la Cina, 127 milioni; l'Arabia Saudita, 109 milioni; la Francia, 88 milioni; il Pakistan 69 milioni e mezzo; la Polonia, 49 milioni; la Danimarca, 40 milioni e mezzo; gli Stati Uniti, poco piu' di 37 milioni; la Finlandia, 37 milioni.

Analizzando invece i destinatari delle esportazioni rispetto alle grandi aree, ammontano a 565 milioni di euro quelle verso i Paesi della Nato; a 507 milioni quelle verso l'Unione europea; a 412milioni e mezzo quelle verso le nazioni dell'Asia (con una rilevante fornitura di siluri 'Black Shark' per la Malesia per un ammontare di 87 milioni e mezzo); a 24 milioni e mezzo quelle per l'America centromeridionale.

Dall'area dell'Africa settentrionale e del Vicino e Medio Oriente sono arrivati ordini per circa 198 milioni e mezzo di euro, con un ridimensionamento della presenza dell'industria italiana nei Paesi del Maghreb, mentre vengono in particolare rilievo le esportazioni verso i Paesi del Golfo (la fornitura maggiore, pari a 55 milioni, riguarda pezzi di ricambio per l'Arabia Saudita relativi al programma di cooperazione internazionale 'Tornado' cui partecipano anche Germania e Regno Unito). A 11 milioni aumenta invece il valore delle licenze relative ai Paesi dell'Africa centrale e meridionale e a circa un milione e ottocentomila di quelle per le nazioni dell'Oceania.

Per quanto riguarda invece le ditte esportatrici, la hit parade delle prime dieci vede al primo posto la Galileo Avionica con ordini per quasi 286 milioni di euro, seguita dall'Alenia Aeronautica che ha concluso contratti per circa 259 milioni, dei quali poco piu' di 235 con la sola Grecia per la fornitura di aerei C27 in versione militare. Si segnalano poi Oto Melara (126 milioni), Whitehead Alenia Sistemi Subaquei (98 milioni), Microtecnica (87 milioni e mezzo), Alenia Marconi Systems (quasi 80 milioni), Agusta (circa 73 milioni), Oerlikon-Contraves (54 milioni), Simmel Difesa (quasi 47 milioni) e Marconi Selenia Communications (poco meno di 40 milioni).

La Germania il primo paese da cui importiamo

Per quanto riguarda invece le importazioni, nel 2003 sono state rilasciate autorizzazioni per un valore di quasi 34 milioni di euro, con un lieve incremento rispetto ai 32 dell'anno precedente. La Germania e' stato il principale fornitore per la Difesa italiana con ordini per 14 milioni e mezzo, seguita dalla Francia con quasi dieci milioni. Ridimensionato invece il volume delle importazioni dagli Stati Uniti.

Attività bancarie

Nell'ambito dell'attivita' degli istituti di credito, sono state concesse complessivamente 707 autorizzazioni per lo svolgimento di transazioni bancarie relative ad esportazioni e importazioni sia temporanee che definitive, pari ad un valore di poco piu' un miliardo e 155 milioni di euro, con un aumento del 50 per cento rispetto al 2002. Inoltre sono state autorizzate operazioni di intermediazione per un totale di circa 42 milioni e mezzo di euro. Tre quarti delle transazioni sono state negoziate da quattro istituti bancari.

Infine l'Italia in dieci casi ha negato l'autorizzazione per l'esportazione di materiali cosiddetti a duplice uso, che possono cioe' avere un utilizzo sia civile che militare e che possono essere impiegati per la fabbricazione di armi nucleari, chimiche, biologiche e missilistiche. Sei dinieghi hanno riguardato prodotti nucleari, due chimici e altrettanti missilistici.
(VITA nonprofit online, 5.4.04)

s.b.

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