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(29 Ottobre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.webalice.it/mario.gangarossa
L’ex ministro “comunista” Oliviero Diliberto, già noto alle cronache per aver minacciato, dalla comoda poltrona di un salotto televisivo, di scatenare gli elettori ulivisti armati di forconi contro i deputati che non si allineavano alle scelte guerraiole del governo Prodi, rilascia una aggressiva intervista (il Fatto Quotidiano del 27 ottobre) il cui succo è felicemente riassunto nell’occhiello dell’articolo: .
Il segretario del PdCI che - come ci informa l’intervistatore – “oggi vive facendo il professore di Diritto romano” e che deve organizzare un Congresso con un misero budget di “ventimila euro”, i conti li sa ben fare.
Sa che i sondaggi danno la Federazione della Sinistra (di cui è socio fondatore) al di sopra del 2%. Sa che non è poi così difficile raggiungere questo obiettivo e superarlo (le porcherie di Berlusconi hanno offuscato e fatto dimenticare le porcherie di Prodi e la complicità imbelle della “sinistra alternativa”).
Sa pure che, se il PD fosse “disponibile all’apparentamento”, questo regalerebbe, a lui e ai suoi sodali, una ventina di deputati, che in tempo di crisi sono un discreto “tesoretto” da cui partire per rimettere in piedi la macchina boccheggiante del suo partitino e di quello dei cugini rifondaroli.
Il professore i conti sa farseli, sente già la morbidezza rassicurante del velluto che riveste le poltrone di Montecitorio, immagina i banchi della “sinistra” affollati da una folta schiera di onorevoli “compagni” che, come ben si sa, se non hanno a disposizione una tribuna all’altezza della loro “storia politica”, soffrono (oltre che la disoccupazione) la crisi d’astinenza dai talk show televisivi.
Ma il “comunista” Diliberto “opera nella realtà” e sa altrettanto bene che difficilmente il PD sarebbe disponibile a mettersi in casa una pattuglia di “incontrollabili eversori della razza di Diliberto” (si fa per dire) senza opportune garanzie.
Qualcuno, perfino all’interno di una pattuglia ben selezionata di “forchettoni rossi”, potrebbe non stare più al gioco, qualcuno, di fronte a un rospo troppo indigesto da ingoiare, potrebbe persino … mettere in crisi il governo.
Un rischio che rende sospettosi i tanto corteggiati alleati e che rischia di far svanire sul nascere un così bel sogno.
Come convincere, allora, i riluttanti interlocutori?
Diliberto non ha dubbi: “se ci si allea con il centrosinistra, si vota la fiducia. Punto.” Dateci i seggi e voteremo sempre la fiducia!
Non siamo più nemmeno sul terreno dell’opportunismo, siamo alla sua degenerazione senile, al meretricio, al voto di scambio, alla riproposizione di un ruolo di meri raccattatori di “voti popolari” in cambio della medaglietta parlamentare e dei soldi del finanziamento pubblico.
Ma basterà “l’impegno morale” … “a sostenere il governo per cinque anni senza se e senza ma”? L’impegno morale a sostenere senza se e senza ma una coalizione e un governo che ha nel suo programma l’applicazione dei “consigli” della BCE!?
Tutto dipenderà dai sondaggi. Le sorti dei Diliberto (e dei Ferrero) sono legate a quel 2% e alla possibilità di essere determinanti per la vittoria del centrosinistra. E’ il mercato! Ma ci sono troppi indecisi e il rischio di veder sfumare il proprio tesoretto elettorale è dietro l’angolo.
Certo Diliberto potrebbe aumentare la sua “credibilità” presentando una fideiussione bancaria o un patto autenticato da un notaio e pubblicizzato nell’autorevole salotto di Vespa.
Non sarebbe una novità, ma renderebbe più malleabile la controparte. Una cosa comunque se la risparmi: la mobilitazione degli elettori di “sinistra” armati di forconi. L’ultima volta che li ha evocati, le forconate (elettoralmente parlando) le ha prese lui.
28 ottobre 2011
Mario Gangarossa
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