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Giappone. Studio indipendente rivela: contaminazione radioattiva allarmante

(31 Ottobre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.radiocittaperta.it

Giappone. Studio indipendente rivela: contaminazione radioattiva allarmante

foto: www.radiocittaperta.it

31-10-2011/14:01 --- Il Belgio potrebbe presto dire addio al nucleare. I negoziatori che trattano per formare il nuovo esecutivo di Bruxelles si sono infatti accordati sull'abbandono dell’energia atomica a partire dal 2015 senza fissare ancora date precise per la chiusura delle prime centrali.

Guidati dal socialista Elio Di Rupo, probabile futuro premier, i negoziatori hanno comunque annunciato la chiusura graduale dei 7 reattori belgi entro i prossimi tre anni. L'annuncio di Bruxelles arriva proprio nei giorni in cui alcuni studi indipendenti stanno rendendo pubblico il rischio che corre la popolazione giapponese a causa delle emissioni radioattive provocate dall'incidente della centrale investita alcuni mesi fa dal terremoto e poi dallo tsunami.

La quantità di radioattività liberata dall’impianto nucleare di Fukushima lo scorso mese di marzo è stata molto maggiore di quanto ammesso finora dalle autorità giapponesi.

È la conclusione di uno studio coordinato dal fisico norvegese Andreas Stohl, della Norwegian Institute for Air Research, e pubblicato sulla Rivista Nature. La ricerca, forse il più completo tentativo fatto finora per valutare la quantità di radiazione rilasciata, combina i dati sulla radioattività di tutto il mondo per stimare le dimensioni e l'evoluzione delle emissioni dell'impianto danneggiato.

Lo studio suggerisce che, contrariamente agli annunci del governo, le piscine utilizzate per stoccare il combustibile nucleare esausto hanno rivestito un ruolo importante nel rilascio del contaminante a lunga emivita cesio-137, che avrebbe potuto essere prevenuto con un pronto intervento.

Il nuovo modello mostra che a Fukushima è stato rilasciato circa il doppio di cesio-137 di quanto stimato dal governo, e metà circa di quanto rilasciato a Chernobyl nel 1986.

Stohl ritiene che la discrepanza tra i risultati del gruppo e quelli del governo giapponese possa essere dovuta al set di dati utilizzato. Le stime giapponesi si basano essenzialmente su dati dei siti di monitoraggio all'interno del Giappone, che non hanno mai registrato le enormi quantità di radioattività spinte dal vento sull'Oceano Pacifico e che infine hanno raggiunto il Nord America e l'Europa.

Per Tomoya Yamauchi, fisico ed esperto di radioprotezione che sta misurando la contaminazione da radioisotopi del suolo nei dintorni di Fukushima, tenere conto della radiazione dispersa sul Pacifico è essenziale per ottenere un quadro reale delle dimensioni e della natura dell'incidente.

Anche per questa ragione i giapponesi hanno deciso di fare da sé. A Tokyo, alcuni cittadini non più disposti ad aspettare le rassicurazioni di governo ed enti locali sui possibili effetti dell’incidente nucleare di Fukushima, hanno attivato via facebook un progetto per misurare autonomamente il livello di radioattività in alcune zone della città. I risultati ottenuti sono sconcertanti: in 22 aree della capitale (su 132 esaminate) la radioattività supera di molto il livello dei luoghi contaminati dal disastro di Chernobyl. Cifre allarmanti, che si uniscono a quelle ottenute da altri studi indipendenti condotti in questi mesi, secondo cui il cesio radioattivo potenzialmente pericoloso può essersi spinto e accumulato in luoghi ben più distanti da Fukushima. Ma soprattutto in aree che il governo nemmeno ha intenzione di controllare.

La tesi è confermata da Kiyoshi Toda, medico ed esperto in radioattività presso la facoltà di Studi ambientali dell’Università di Nagasaki. “Le sostanze radioattive entrano nel corpo delle persone dall’aria, dal cibo, e sono ovunque”, avverte il dottore: “Ma il governo non prova nemmeno a informare il pubblico sulla quantità di radiazioni a cui è esposto”. La preoccupazione sul livello di radioazioni resta alta anche perché il cesio 137, responsabile di alcune forme tumorali, impiega decenni per essere assorbito dall’ambiente. Steve Wing, epidemiologo statunitense, conferma che a lungo andare, anche i bassi livelli di radiazioni che permangono nell'ambiente potrebbero essere nocivi, poiché le persone esposte – prosegue lo scienziato - sono davvero tante.

Thais Palermo Buti - Radio Città Aperta

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