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Israel - Palestine peace

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(24 Agosto 2013) Enzo Apicella

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L'eccezionalismo di Israele: normalizzare l'anormale

(2 Novembre 2011)

anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.caunapoli.org

L'eccezionalismo di Israele: normalizzare l'anormale

foto: www.caunapoli.org

traduzione a cura del CAU fonte: pacbi.org

Il PACBI (Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel) definisce la normalizzazione “come la partecipazione in qualsiasi progetto, iniziativa o attività, in Palestina o a livello internazionale, che ha per scopo (implicitamente o esplicitamente) mettere insieme palestinesi (e/o arabi) ed israeliani (persone o istituzioni) senza porsi come obiettivo la resistenza a e la denuncia dell'occupazione israeliana e di tutte le forme di discriminazione ed oppressione contro il popolo palestinese”.

È utile pensare alla normalizzazione come alla “colonizzazione della mente”, per cui il soggetto oppresso arriva a credere che la realtà dell'oppressore è l'unica realtà “normale” che deve essere accettata. Nel tentativo di lavare le sue violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani, Israele cerca di rinnovare il proprio “marchio”, o presentandosi come normale – addirittura illuminato – attraverso un'intricata serie di relazioni ed attività che comprendono il regno dell'hi-tech, quello culturale, quello giudiziario, quello LGBT ed altri.

Un principio chiave che evidenzia il termine "normalizzazione" è che è interamente basato su considerazioni politiche, piuttosto che razziali, e perciò è in perfetta armonia con il rifiuto del movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni) di tutte le forme di razzismo e di discriminazione razziale. Contrastare la normalizzazione è uno strumento per resistere all'oppressione, ai suoi meccanismi ed alle sue strutture. Per questo motivo è completamente slegato o condizionato dall'identità dell'oppressore.

Palestinian Campaign for the Academic & Cultural Boycott of Israel

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