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(2 Novembre 2011)
anteprima dell'articolo originale pubblicato in www.dirittidistorti.it
foto: www.dirittidistorti.it
Le tragedie delle morti sul lavoro sono una miniera inesauribile di dati per capire l'evoluzione di una società e di un paese. Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro dal 1 gennaio 2011 sono 57, su un totale di 549 (togliendo le 34 vittime di cui non siamo a conoscenza della nazionalità) la percentuale di stranieri morti è dell'11% sul totale.
E oltre il 40% sono romeni. Se ai 549 morti togliamo le vittime dell'agricoltura, che sono oltre il 33%, e per quasi la totalità pensionati italiani, si arriva alla spaventosa percentuale del 15% degli stranieri morti sul totale. Praticamente più di un lavoratore su sette morto sui luoghi di lavoro è straniero. Gli stranieri eseguono i lavori più pericolosi e sono quasi tutti precari. E' la condizioni a cui aspira questo governo per tutto il mondo del lavoro, con l'articolo 8 dell'ultima manovra e la libertà di licenziamento con l'ultima "promessa" all'Europa. Gli industriali sono finalmente contenti: ma hanno una visione poco lungimirante. Nelle fabbriche sindacalizzate i morti sul lavoro si contano sulle dita di una mano. In un luogo dove non c'è più contrattazione e controllo sulla Sicurezza inesorabilmente ci sarà un aumento dei morti sul lavoro e una caduta anche della qualità del prodotto. Le aziende che hanno una percentuale alta di precari sono quelle che hanno più difficoltà a reggere la concorrenza. Invece di spingere per far dotare il paese di tecnologie avanzate pensano di risollevarsi dalla crisi umiliando il mondo del lavoro e comprimendo i salari e i diritti acquisiti. Ma sono solo illusioni, i problemi nei prossimi anni si moltiplicheranno e, nelle fabbriche dove non c'è crisi e negli enti pubblici, si scatenerà un conflitto insanabile che riporterà l'Italia indietro di 50 anni.
fonte: http://cadutisullavoro.blogspot.com
Carlo Soricelli dell'Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro
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