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(20 Aprile 2004)
"Il lavoro minorile in Italia è in crescita ed è facile capire il perché: crescono la povertà e l'emarginazione, cresce il lavoro irregolare clandestino, cresce l'abbandono scolastico".
Sono questi, secondo Guglielmo Epifani della CGIL, i fattori determinanti di una delle piaghe più odiose dell'economia italiana, quella dello sfruttamento dei minori.
Il segretario della Cgil conferma la stima dei minori al lavoro: sono 400mila bambini tra i 7 e i 14 anni (l'Istat parla invece di 144mila bambini lavoratori), il 10 per cento dei quali lavora otto ore o più al giorno.
La metà aiuta la famiglia, il 32,5 per cento fa lavori stagionali, il 17,5 per cento lavora in maniera continuativa - prevalentemente nel commercio e nell'artigianato - dalle quattro alle otto ore al giorno.
La retribuzione di questi ultimi è compresa tra i 200 e i 500 euro al mese.
Il rapporto della Cgil focalizza tre realtà metropolitane: Roma, Milano, Napoli. In queste tre città, la Cgil ha censito circa 26mila bambini-lavoratori tra i 7 e i 14 anni.
A Roma, sottolinea la ricercatrice dell'Ires Anna Teselli, è emersa una forte concentrazione di bambini che lavorano in strada, Napoli è la città dove i bambini cominciano a lavorare prima, verso i 9-10 anni.
Milano, invece, conta un cospicuo numero di adolescenti "rinunciatari e nullafacenti".
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